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Tsipras detta le sue condizioni

Alexis Tsipras, il leader della coalizione della sinistra greca Syriza, ha inviato una lettera ai soggetti e alle forze che in Italia stanno discutendo di sostenere la sua candidatura alle prossime elezioni europee. Come è noto, in Italia in diversi convergono su questo ma divergono sul come farlo.

La candidatura di Tsipras nasce nell’ambito del Partito della Sinistra Europea, in Italia rappresentato dal Prc, che quindi potremo affermare essere “l’azionista di riferimento”. Ma un gruppo di intellettuali – in larga parte quelli che diedero vita ad Alba, in parte a Cambiare Si Può e in parte ancora a Rivoluzione Civile, si è messo di traverso avanzando un’Opa sulla candidatura di Tsipras. Abbiamo così assistito al paradosso che una delegazione di esponenti della sinistra greca recentemente in visita in Italia per discutere proprio di questo, ha dovuto incontrare separatamente il Prc e gli “intellettuali”.

Tsipras ha così deciso di intervenire sul blob in corso nella sinistra e nella “società civile” italiane, per chiarire la sua proposta. Una sua lettera è stata pubblicata oggi su Il Manifesto.

La premessa come al solito è propedeutica per preparare e giungere alle conclusioni e alle proposte. Vediamo quali sono, che cosa è convincente e che cosa non lo è:

Tsipras afferma che:

“La prima con­di­zione è che que­sta lista si costi­tui­sca dal basso, con l’iniziativa dei movi­menti, degli intel­let­tuali, della società civile”. Occorre ammettere che buona parte dei movimenti che stanno dando anima e corpo al conflitto sociale nel nostro paese, al momento non sembrano affatto interessati a questa vicenda. Gli intellettuali vivono ancora di luce propria e di qualche intervento su Il Manifesto. Sulla “società civile”, dopo l’esperienza con Ingroia e Rivoluzione Civile…. è meglio soprassedere per decenza. Insomma la cosa non appare proprio così scontata.

“La seconda con­di­zione è di non esclu­dere nes­suno. Si deve chia­mare a par­te­ci­parvi e a soste­nerla prima di tutto i sem­plici cit­ta­dini, ma anche tutte le asso­cia­zioni e le forze orga­niz­zate che lo vogliono”.  E’ lo stesso schema che è stato applicato a Rivoluzione Civile: prima i cittadini, poi le forze organizzate. I primi dovrebbero essere la rappresentazione dell’idea, le seconde solo i portatori d’acqua (ossia devono raccogliere le firme necessarie per presentare la lista, portare i voti etc.). Chi ci è già cascato una volta può scegliere di caderci ancora oppure di rovesciare la logica e segnalare che senza le forze organizzate con c’è alcuna possibilità di riuscita. Infine non si capisce perché proprio le forze organizzate dovrebbero scomparire o avere una funzione subalterna.

“La terza con­di­zione è di avere come spe­ciale e unico scopo quello di raf­for­zare i nostri sforzi in que­ste ele­zioni euro­pee per cam­biare gli equi­li­bri in Europa a favore delle forze del lavoro con­tro le forze del capi­tale e dei mer­cati. Di difen­dere l’Europa dei popoli, di met­tere freno all’austerità che distrugge la coe­sione sociale. Di riven­di­care di nuovo la democrazia”. Questa terza condizione è la più preoccupante delle tre poste nella lettera. Infatti Tsipras non va oltre il già sentito sull’Europa dei Popoli e ripropone una visione arretrata e inattuale della situazione nell’ Europa del 2014. Cambiare gli equilibri ormai è possibile solo attraverso una rottura, una dichiarazione e una ambizione tesa a far saltare l’architettura dell’Unione Europea e non limitandosi a fare opposizione all’austerità. Questa mancanza di segno “rivoluzionario” è il vero e grande buco politico della proposta di e su Tsipras.

Infine, scrive Tsipras “L’esperienza di Syriza in Gre­cia ci ha inse­gnato che in tempi di crisi e di cata­strofe sociale, come oggi, è di sini­stra, radi­cale, pro­gres­si­sta, ogni cosa che uni­sce e non divide”. Vero, l’unità, il coordinamento la ricomposizione delle forze antagoniste sarebbe il punto di forza mentre la loro assenza ne è il punto di debolezza. Il problema è che non si capisce perché questa unità dovrebbe darsi solo sulle elezioni e latitare sistematicamente durante tutto il resto del tempo. E’ un modo di procedere che ha reso prioritario l’elettoralismo rispetto alla ricomposizione politica e sociale e alla ricostruzione di rappresentanza politica di classe nel paese. Ma è anche un modo di procedere che ha portato sistematicamente alla sconfitta. E’ un modo di procedere che nella ricerca ossessiva di ripristinare una situazione precedente (con la sinistra in Parlamento) ha accentuato e non alleviato la crisi, il logoramento e la sconfitta della sinistra stessa.

A nostro avviso ci sono un’altra strada e ipotesi alternative a questo scenario. La prima è la ricomposizione di una coalizione politico-sociale antagonista che pianifichi sistematicamente la propria azione politica nel conflitto sociale nel paese. La seconda è praticare ed evocare a livello di massa, popolare, sociale la rottura dell’Unione Europea e la messa in crisi dell’apparato di comando della classe dominante sui popoli europei. La fuoriuscita dei paesi Pigs da questo apparato – che sempre più si va delineando come il “polo imperialista europeo” – non è più un’opinione tra le altre, è un passaggio obbligato per resistere, far sopravvivere e ridare una prospettiva di cambiamento le classi subalterne, in Italia, in Europa e nell’area euromediterranea.

 

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