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Bon ton parlamentare antifascista

Un successo imbarazzante. Lo diciamo francamente. Abbiamo pubblicato, due giorni fa, in forma di corsivo (https://www.contropiano.org/corsivo/item/21986-presidente-lei-e-una-carogna-un-porco), alcuni insulti attribuiti a Sandro Pertini nel confronti di un presidente del Senato d’allora (“carogna”, “porco”). Senza riferimenti precisi sul piano temporale.

Una valanga di letture e di commenti ha rischiato di travolgere le nostre “difese informatiche”. Lettori schierati in due fronti senza troppe mediazioni, così riassumbiili:

a) “è una bufala, Petrtini non si esprimeva in quel modo; è stato un grande presidente della repubblica”, e quindi tanto basta.

b) è tutto vero, ed era anche normale.

Col primo schieramento “pertinista” si sono identificati tutti i “perbenisti di sinistra”, quelli che “come siamo bravi cittadini noi, signora mia”, “noi lottiamo per i diritti, mica ci battiamo con le mani”…. Genia triste e votata a ogni sconfitta, ma che non vuole neppure sapere come queste sconfitte si susseguano inarrestabili, una dietro l’altra. Quelli che rimpiangono Berlinguer per la sua indubbia integrità morale, senza farsi domande sulla sua fallimentare strategia politica (il “compromesso storico”) da cui è iniziata la frana inarrestabile della presenza comunista in questo paese. Non stiamo naturalmente parlando dei risultati elettorali (imparagonabili con gli anni del nuovo millennio, fondati su decenni di conflitto sociale radicale e diffuso), ma della china valoriale vergognosa praticata a partire dall’accettazione “dell’ombrello Nato”, a metà degli anni ’70.

Col secondo schieramento si son visti compagni almeno consapevoli della storia di questo paese, nonché mezzi tifosi “grillini”, eccitati dal poter ribattere per le rime alle accuse subite dopo la gazzarra in aula, in occasione dell’applicazione della “ghigliottina” da parte della presidente della Camera, Boldrini.

Alcuni libri riportavano  quell’episodio, con parole appena diverse. Ma non è bastato ai “perbenisti forever”.

Una ricerca sui resoconti parlamentari dell’epoca – il 1953, quando l’opposizione comunista e socialista aveva ostacolato con ogni mezzo la democristiana “legge truffa”, quasi un paradiso di democrazia rispetto alla proposta di legge elettorale concordata tra Renzi e Berlusconi – non dava risultato univoci. E anche noi avevamo pensato a una “edulcorazione”, se non una censura, operata dagli stenografi. In fondo, a quei tempi, non si sarebbe mai sentita una parolaccia alla radio o sui giornali, nemmeno per sbaglio. Altri tempi – ci siamo detti – mica come quella sarabanda di battute da caserma abituale oggi.

Poi, grazie a un commento apparso sul blog di Stefano Azzarà, docente all’Università di Urbino, abbiamo avuto una “compilation” di insulti pronunciati in quella giornata in Senato. Riuscendo così a risalire al 28 marzo del 1953, un sabato, e all’Unità del 30, lunedì, con l’infuocata cronaca dello scontro in parlamento. Insulti sanguinosi, cori da stadio (“por-co, por-co”), pugni, ferite al volto, sangue che scorre.

Normale cronca di quei tempi, tra parlamentari che in molti casi erano stati partigiani combattenti, contrapposti ad avanzi di sagrestia o addirittura a fucilatori fascisti (Giorgio Almirante, per esempio, segretario del Msi).

Vi proponiamo dunque la “compilation” e a seguire le immagini de l’Unità, con tanto di link per verificare quanto riportato. Consigliamo vivamente la lettura del “box” che rende noto come quella seduta del Senato non fosse stata riportata a verbale. Buono studio, soprattutto ai perbenisti più ignoranti.

“[…] Tutti i senatori dell’Opposizione sono in piedi e gridano, all’indirizzo di RUINI: Vergogna! Venduto! Servo! Fazioso! Questo non è più il Senato!
[…] il compagno Scocimarro, vicepresidente del’Assemblea, si fa largo fra la confusione e sale sul banco della Presidenza. Lo si vede parlare concitatamente con Ruini, sbattere il pugno sul tavolo della Presidenza e tornare nel settore di sinistra tra gli applausi dei nostri compagni
[…] Numerosi compagni vengono alle mani con i clericali, al centro dell’emiciclo, mentre i commessi stendono un cordone per evitare gli urti.
[…] È il compagno socialista LUSSU che per primo da sfogo alla sua profonda indignazione lanciando in faccia a Ruini il libretto del Regolamento […] Nell’emiciclo la mischia è ormai furibonda. Sanna Randuccio viene schiaffeggiato e preso a pugni; Canaletti Gaudenti, Tartufoli, De Luca e Gerini ricevono colpi sul viso e sul corpo dai senatori di opposizione.
[…] Nell’emiciclo si agita un groviglio di corpi avvinghiati in una colluttazione violenta. Pacciardi, in piedi davanti al banco del governo, riceve un colpo sulla fronte che gli lascia un graffio insanguinato.
[…] l’Opposizione reagisce con una nuova salve di epiteti contro Ruini: «Canaglia! Venduto! Sudicione! ». Un pugo di monete metalliche viene lanciato contro il giuda Ruini. Si ode nettamente il compagno LI CAUSI scandire con voce tonante: «Por-co! Por-co!». Il compagno Terracini a sua volta grida: «Ella non è più il presidente del Senato! È un brigante!»
[…] NEGARVILLE tenta di salire sul banco della Presidenza aggrappandosi alle sottili colonnine di legno che lo decorano. Ci vogliono una dozzina di commessi per strapparlo a forza dopo una resistenza accanita.
[…] SECCHIA, MOSCATELLI, MINIO, PELLEGRINI, Rita MONTAGNANA, Adele BEI, PALERMO, SCOCIMARRO, LUSSU, LEONE, SPANO, PERTINI, MASSINI, LANZETTA, BOLOGNESI , FEDELI, PASTORE, ALLEGATO, picchiano con tutte le loro forze, insieme con gli altri senatori di opposizione di cui non riusciamo a segnare i nomi, sui banchi. C’è chi riesce a staccare le tavolette e a sbatterle con violenza ancora maggiore.
[…] Il compagno socialista LUSSU, vecchio amico di lotta di La Malfa, quando questi era ancora un antifascista, scende nell’emiciclo, si avvicina al ministri repubblicano e lo schiaffeggia.”

Le immagini, col testo abbastanza leggibile:

Schermata del 2014-02-07 185706

Schermata del 2014-02-07 185638

Schermata del 2014-02-07 185848

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