Menu

La Corte Costituzionale azzoppa la Fini-Giovanardi sulle droghe

Oggi la Corte costituzionale ha bocciato la legge Fini-Giovanardi, un duro colpo per le destre ma anche una grana non da poco per un governo come quello Letta già in fibrillazione. La bocciatura di una legge in vigore ormai da molti anni e che tanti lutti e tragedie ha prodotto si concentra sul fatto che – dice la Consulta – nel dispositivo legislativo furono inseriti emendamenti estranei all’oggetto e alla finalità del decreto poi modificato e approvato dal parlamento.

Con la decisione di oggi rivive di fatto la legge Iervolino-Vassalli nella forma assunta dopo il referendum del ’93, vinto da coloro che quell’anno chiamarono gli elettori a esprimersi su un alleggerimento delle eccessive pene previste per i consumatori di droghe leggere.

Reazione scomposta da parte dell’ex ministro Carlo Giovanardi che prima dice laconicamente: “Nessun commento finché non vedo i nostri consulenti giuridici” ma che poi attacca: “I giudici scavalcano il Parlamento”. Anche Maurizio Gasparri sembra aver preso male la decisione della Consulta: “La Corte costituzionale non è un organo di garanzia ma di demolizione”.

Le norme bocciate dai giudici erano state inserite con un emendamento, in fase di conversione, nel decreto legge sulle Olimpiadi invernali di Torino del 2006. E per questo oggi i magistrati, in Camera di consiglio, hanno dichiarato l’illegittimità costituzionale degli articoli 4-bis e 4-vicies ter del Dl 272/2005, convertito dalla 49/2006, rimuovendo le modifiche apportate con le norme – ora dichiarate illegittime – agli articoli 73, 13 e 14 del Testo unico in materia di stupefacenti (Dpr 309/1990 ). A sollevare la questione di legittimità era stata la terza sezione penale della Cassazione.
In particolare la Consulta ha cancellato la norma con cui si erano parificate «ai fini sanzionatori» droghe pesanti e leggere: rispetto alla precedente Iervolino-Vassalli (proibizionista ma più soft) la Fini-Giovanardi aveva elevato le pene, prima compresa tra due e sei anni, per chi spaccia hashish, prevedendo la reclusione da sei a venti anni con una multa compresa tra i 26mila e i 260mila euro. La Fini-Giovanardi equiparava le droghe pesanti con quelle leggere introducendo come spartiacque fra detenzione e spaccio la dose massima consentita, una quota massima oltre la quale per  legge si diventava automaticamente degli spacciatori – e in quanto tali puniti – anche se semplici consumatori.

Le motivazione della Corte saranno rese note nelle prossime settimane: la bocciatura della Fini-Giovanardi dovrebbe far rivivere automaticamente la precedente normativa Iervolino-Vassalli, varata nel ’90. Ma la decisione dei giudici dovrebbe avere un enorme impatto su migliaia di persone detenute per motivi di droga nelle sovraffollate carceri italiane e anche su migliaia di processi in corso negli intasatissimi tribunali del nostro paese.
Ha commentato così la notizia Patrizio Gonnella dell’associazione Antigone: “24mila persone, il 40 per cento del totale, sono recluse per imputazioni che riguardano una normativa dichiarata illegittima. A chi è in custodia cautelare si applicheranno le norme previste dalla Jervolino-Vassalli, mentre i condannati definitivi potranno richiedere il ricalcolo della pena per incidente di esecuzione”. 

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *