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Roma. Arriva Obama, proteste in vista

Tra il 27 e il 28 marzo – il calendario ufficiale non è ancora definito – il presidente degli Stati Uniti sarà in visita a Bruxelles e a Roma, dove prevede di incontrare sia il nuovo premier Renzi che il Papa. L’arrivo di un presidente statunitense è difficile che passi inosservato. In Questura già sono in agitazione e già si misurano le reazioni con la richiesta avanzata di un sit in  di protesta all’ambasciata Usa in via Veneto.

Oggi pomeriggio allo spazio occupato Scup si è tenuta una prima riunione cittadina delle realtà politiche e di movimento per discutere le iniziative da mettere in campo per “accogliere” un ospite mai gradito come può essere un presidente Usa.

L’elenco di motivazioni per manifestare è ovviamente ampio. Dal Muos di Niscemi che sta militarizzando ulteriormente la Sicilia per rafforzare il dispositivo militare statunitense nel Mediterraneo alle pulsioni interventiste in Medio Oriente e in Ucraina; dalla richiesta di liberazione dei Cinque cubani prigionieri negli Usa al progetto di Trattato Transatlantico sul libero scambio; dall’ingerenza contro il Venezuela allo spionaggio. Certo, storicamente verso i presidenti “democratici” anche in Italia c’è sempre stata maggiore indulgenza che verso quelli repubblicani, ma i tempi e i fatti ci dicono che oggi mentre i conservatori sembrano più pragmatici – ad esempio nel braccio di ferro con la Russia sulla Crimea e l’Ucraina – proprio i “progressisti” sembrano animati da un demone interventista – sia negli Usa che nell’Unione Europea – che rischia di far schizzare verso l’alto tensioni e conflitti. E proprio in diversi paesi europei in questi anni è diventato più diffuso il “Merkel raus” che “l’Obama go home”. Ma un presidente statunitense non è mai stato un opinionista di cui si possono condividere o meno le posizioni. Resta il presidente di uno stato imperialista, al momento il più forte e minaccioso sul piano militare anche se indebolito sul piano economico ed ideologico rispetto a un decennio fa.

Roma si prepara dunque ad accogliere come merita il presidente degli Stati Uniti, “il nemico dell’umanità” anche se non è più il solo.

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