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A Renzi pagavano l’affitto. A sua insaputa?

Sembra che sia stato il suo consigliere particolare, Marco Carrai, a pagare l’affitto di Renzi per quasi tre anni per un appartamento vicino a Palazzo Vecchio, in via degli Alfani 8.

La procura di Firenze, secondo quanto riferiscono oggi alcuni quotidiani, ha aperto un fascicolo esplorativo, a seguito di un esposto, per fare luce sui rapporti tra l’ex sindaco e l’imprenditore e verificare se tra i due ci sia stato uno scambio di favori. Al momento non ci sembrano esserci ipotesi di reato né indagati e il procuratore aggiunto Giuliano Giambartolomei affiderà le indagini a un pm per verificare che l’interesse pubblico non sia stato danneggiato.
Il neo-presidente del Consiglio ha vissuto nella casa di via Alfani per 34 mesi, dal 14 marzo 2011 al 22 gennaio di quest’anno e lì aveva trasferito la sua residenza da Pontassieve (dove vive la moglie coi tre figli) per potere votare a Firenze la città che governava in qualità di Sindaco.
Renzi aveva optato per l’appartamento in via degli Alfani 8 dopo avere lasciato una mansarda dietro Palazzo Vecchio perché l’affitto – da mille euro al mese – era troppo costoso.
Il proprietario della casa, scrive oggi il Corriere della Sera, risulta essere Alessandro Dini, consigliere di amministrazione della Rototype, azienda il cui sito web è curato da un’agenzia di comunicazione – Dotmedia – che vede tra i soci anche il cognato di Renzi.
A pagare l’affitto era però Marco Carrai, consigliere del premier, legato a Comunione e Liberazione, ex amministratore di Firenze Parcheggi e oggi presidente di Aeroporti Firenze e della Fondazione Open (ex fondazione Big Bang che ha gestito le campagne elettorali di Renzi). Luigi Bisignani, l’uomo che sussurra ai potenti così lo descrive: “Marco Carrai è l’uomo di fiducia del sindaco di Firenze”.

L’Espresso del 4 novembre 2013 ricostruisce così la figura di Marco Carrai: “Da qualche anno colleziona partecipazioni azionarie e presidenze di municipalizzate, società e consigli di amministrazione: da quando nel 2009 l’amico Matteo è diventato sindaco non si è più fermato. Nel Ppi e poi nella Margherita Renzi è il segretario, Carrai è il braccio organizzativo. Insieme definiscono le liste, le candidature, i convegni: uno congiunto tra i giovani della Margherita e quelli di Forza Italia, nell’abbazia di Vallombrosa, per parlare di «tradizione cristiana nell’impegno politico in Italia e in Europa», Carrai introduce, Renzi conclude. Quando Matteo, nel 2004, viene eletto presidente della Provincia di Firenze, Marco è il suo capo segreteria. Nel frattempo è entrato a Palazzo Vecchio come consigliere comunale della Margherita, eletto con le preferenze assicurate da Comunione e liberazione e dalla Compagnia delle Opere che in Toscana è presieduta da Paolo Carrai e da Leonardo Carrai, alla guida del Banco alimentare, altra opera ciellina: i cugini di Marco”.
La ricostruzione de L’Espresso (che pure ha tra gli azionisti di riferimento De Benedetti) sul consigliere di Renzi, Marco Carrai così continua: “Nel capoluogo della Toscana rossa si costruisce un profilo cattolico e teo-con che promette bene. Ma nel giugno 2009, quando l’amico Renzi schianta l’apparato Ds alle primarie di Firenze e poi viene eletto sindaco, Carrai si ritira dalle polemiche, dalla politica, dai riflettori. E comincia, a soli 34 anni, la sua second life di uomo d’affari. Pubblico e privato. Consigliere del sindaco (a titolo gratuito), poi amministratore delegato di Firenze Parcheggi, partecipata del Comune, in quota Monte Paschi di Siena, membro dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze che è azionista di Banca Intesa, regista della nomina alla presidenza di Jacopo Mazzei. Siede nel cda del Gabinetto Vieusseux, tra le più importanti istituzioni culturali cittadine, infine è presidente di Aeroporti Firenze, come racconta Duccio Tronci in “Chi comanda Firenze” (Castelvecchi). Intanto coltiva i suoi interessi: il fratello Stefano Carrai è in società con l’ex presidente della Fiat Paolo Fresco nella società Chiantishire che tenta di mettere su un gigantesco piano di appartamenti, resort, beauty farm nella valle di Cintoia, a Greve, bloccato dal Comune.
Fresco è tra i finanziatori della campagna per le primarie del 2012 di Renzi, con 25 mila euro, insieme al finanziere di Algebris Davide Serra, acclamato anche quest’anno alla stazione Leopolda. A raccogliere i fondi a nome della fondazione Big Bang c’è sempre Carrai. Amico degli amici del sindaco: nel cda della scuola Holden di Alessandro Baricco, immancabile oratore alla Leopolda, e vicino a Oscar Farinetti di Eataly, di cui sta curando lo sbarco a Firenze. L’uomo del governo israeliano, per alcuni («Ho da fare a Tel Aviv», ripete spesso), di certo vicino agli americani di ogni colore. Frequenta con assiduità Michael Ledeen, l’animatore dei circoli ultra-conservatori del partito repubblicano, antica presenza nei misteri italiani, dal caso Moro alla P2. È in ottimi rapporti con il nuovo ambasciatore Usa in Italia John Phillips, amante del Belpaese e della Toscana, proprietario di Borgo Finocchietto sulle colline senesi.
C’è anche Carrai quando Renzi banchetta con Tony Blair o quando va ad accreditarsi con lo staff di Obama alla convention democratica di Charlotte del 2012. E quando tre mesi fa il sindaco vola a sorpresa a Berlino per incontrare la cancelliera Angela Merkel, accanto a lui, ancora una volta, c’è il ragazzo di Greve, Carrai. Che nel silenzio accumula influenza e mette fuorigioco altri fedelissimi renziani. C’è chi ha visto la sua manina dietro la nomina di Antonella Mansi alla presidenza di Mps, osteggiata da altri seguaci del sindaco. Ma non c’è niente da fare: Carrai, per Renzi, è l’unico insostituibile. Per questo bisogna seguirlo, il Carrai, nella strada che porta alla conquista di Roma, nella posizione da cui da sempre si governa e si comanda davvero. All’ombra della luce”.

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