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Bologna. Un tortellino ci seppellirà? Assestamenti nel blocco di potere

Vogliamo trarre spunto da alcuni “avvenimenti” a Bologna per un quadro, purtroppo non complessivo, sul blocco di potere che da anni comanda la città.
Gli assestamenti che stanno riguardando alcuni soggetti di questo blocco di potere possono essere ricondotti ad una questione principale: la formazione e il collocamento all’interno della borghesia europea. Lo si potrà desumere dai dati di fatto che proveremo a sottolineare.
Il 22 aprile, il sindaco e qualche assessore sono alla presentazione di una ONLUS:  Agenzia locale di sviluppo per il Pilastro. Il Pilastro è un quartiere sviluppatosi grazie ai piani di edilizia pubblica, si trova tra la fine di via San Donato e l’area del Centro Agro Alimentare di Bologna, che è la zona destinata a diventare la sede di F.I.C.O., la Disneyland del cibo made in Italy, il grando progetto a marchio Eataly di Oscar Farinetti, di cui abbiamo già scritto e ci occuperemo ancora. L’amministrazione cittadina ha già dimostrato di non avere remore a fare qualsiasi tipo di concessione all’ “imprenditore senza portafoglio”, e non a caso sta pensando ad un ulteriore passo avanti nell’opera di cementificazione della città che può dare un respiro a tanti “amici” dell’amministrazione e dare ridondanza al progetto.
Nell’articolo del Resto del Carlino si può leggere : Nella ONLUS, unica nel suo genere…Vi siederanno gli abitanti, le associazioni di volontariato, le realta’ imprenditoriali”. Lo scopo è creare possibilità di lavoro connesse a Fico, al Caab e alla facoltà di Agraria.
Rimandiamo ad una articolo di Contropiano di poco tempo fa, in merito alla precarietà del lavoro nella Eataly di Farinetti. Inoltre la fine dell’articolo del Resto del Carlino suona minaccioso: dopo il 2016 l’Agenzia dovrà essere protagonista dello sviluppo dell’area. E in più alcuni lavori di urbanizzazione saranno già avviati tra pochi mesi.

Altra scena. Manutencoop, che da 18 anni vince l’appalto del verde pubblico del Comune di Bologna (33mln di euro), quest’anno si è presentata separata dai soliti “alleati”, L’Operosa e Agri2000, che hanno costituito un altra cordata risultando vincitrici.
Levorato, presidente di Manutencoop e grande amico del Pd, minaccia come un piccolo Marchionne: siamo una cooperativa grossa con appalti in tutta italia, non vorrei lasciare Bologna quindi non costringetemi.
Purtroppo, questa operazione si è giocata sulle spalle degli 80 lavoratori che si occupavano del verde pubblico: per i 40 assunti nessuna clausola di salvaguardia, quindi nessuna certezza di riassunzione con una delle cooperative vincitrici. Per i 40 avventizi (14 secondo Levorato)… beh l’avventizio lo usi quando hai bisogno. Quindi ora il problema è del comune e delle nuove cooperative.
I lavoratori qualche giorno prima erano andati a protestare sotto casa sua. Si vede che non erano proprio convinti che lui non avesse nessuna responsabilità.
Risultato: 80 lavoratori lasciati a casa. Per una dimenticanza? No. Perchè bisogna assolutamente eliminare qualsiasi vincolo contrattuale e salariale che, mantenendo alto il costo della forza lavoro o tutelando agibilità sindacali, blocchi gli investimenti.

Ultima scena. La cartina tornasole. Il congresso Bolognese della CGIL
Dopo 40 giorni di interregno, Maurizio Lunghi è il nuovo segretario della Camera del Lavoro. A proporlo e a creare coesione attorno a lui, Susanna Camusso. Votazione schiacciante del Comitato Direttivo.
Quaranta giorni fa, il neo eletto comitato direttivo, aveva bocciato il segretario uscente Danilo Gruppi, unico candidato. La Fiom non lo ha sostenuto. Niente plebiscito, niente disponibilità di Gruppi a fare il segretario, cercatevi qualcun altro.
Antefatto: il 25 e il 26 febbraio la Fiom di Bologna andava a Congresso: attacco alla CGIL, sfiducia nel suo esecutivo, indicazione di non condividere gli accordi con FIM e UILM, critica al Testo unico sulla rappresentanza. La FIOM, con un sorriso di soddisfazione, rende l’onore delle armi al candidato unico che si ritira.
Ma probabilmente attriti più seri sono arrivati da altre parti: Danilo Gruppi è un sindacalista esperto, svolge da maestro l’attività confederale così come conosce le questioni delle categorie. È intelligente, sottile e preparato. Ha sposato appieno la concertazione e ne è stato un abile maestro. Il fiore all’occhiello del sindacato concertativo, talmente bravo che…
Parla troppo. Proprio al congresso provinciale della CGIL, davanti a una prima fila che, come vedrete più avanti, non fa sconti. Qui di seguito uno stralcio di cronaca da La repubblica di Bologna:
“Siamo ad una sorta di capolinea del cosiddetto modello bolognese”. Per il segretario provinciale Cgil, candidato (unico) a succedere a se stesso, Bologna è una città che “declina”. Dall’ultimo congresso Cgil si contano altri 30.000 posti di lavoro persi (il 70% nel manifatturiero), mentre nell’ultimo anno si è registrato il 44% di aumento degli sfratti per morosità. Bologna, poi, è diventata “più vecchia”, con una forte polarizzazione anagrafica (molti giovani oltre che molti anziani), con “molto meno welfare di quello che sarebbe necessario” e “con più lavoro povero”. Inoltre, è l’appunto di Gruppi, la “forbice” tra annuncio e realizzazione “non regge più, è troppo ampia”. Il segretario sottolinea come ci siano “importantissimi” segnali in controtendenza e cita l’arrivo di Philip Morris e la nascita di Fico, ma “hanno caratteri di parzialità che non sono in grado di invertire la tendenza”.

Attriti con la segreteria nazionale, scontro con la Fiom. Ora Danilo Gruppi forse ha esposto troppo chiaramente che le condizioni del proletariato stavano peggiorando. Ma quando la “concertazione” diventa “complicità” le cose cambiano, come accade per i sindacati in un polo imperialista. Devi lavare in privato i panni sporchi, e far accettare ai lavoratori le condizioni imposte dal modo di produzione.
Ad ascoltarlo seduti in prima fila, invitati al congresso Cgil (alcuni di loro furono invitati addirittura sul palco alla piazza del Primo Maggio indetta dai sindacati Confederali) il presidente di Unipol Pier Luigi Stefanini, quello di Legacoop Gian Piero Calzolari, il presidente della Fiera Duccio Campagnoli e il rettore dell’Università Ivano Dionigi. Alcuni di questi nomi sono ben noti. Sono tra i più grandi sostenitori del PD, della necessità di stare in Unione Europea ed essere competitivi. Chi fa sindacato, chi lavora sotto di loro, sa bene cosa vuol dire averli come controparte. Inoltre questi soggetti si stanno alleando. Calzolari, di Legacoop, insieme a Postacchini dell’Associazione dei Commercianti, “sindacato” della categoria, il 25 aprile indicono una conferenza stampa: un nuovo modello, in cui le realtà storiche (cooperative e borghesia) presenti sul territorio si alleano, come successo con Fico e col mercato di Mezzo, per ideare una nuovo modo di creare ricchezza con l’agroalimentare e come spartirsi la distribuzione, motivo di scontro storico in città, che ha lasciato vittime sia tra i commercianti, che tra il sistema “pubblico”, che tra le cooperative.
Quindi il catastrofismo di Gruppi, o la sua mancata capacità di “sintesi” dentro l’organizzazione non va bene. Gruppi si ritira, arriva la Camusso, viene votato il nuovo segretario. Dalle prime dichiarazioni, Maurizio Lunghi appare estremamente diverso da Gruppi. Le dichiarazioni sono sconvolgenti. Dal Resto del Carlino:
“Bisogna che alcuni dei grandi progetti di cui si parla da anni comincino a diventare cantieri”, avverte il neo-segetario citando Crealis, Sfm, tecnopolo e Fiera. Avanti anche col People mover (“se ci dovessero essere le condizioni per portarlo avanti non siamo contrari”) e naturalmente Fico, la scommessa che fa sognare un boom del turismo. Quanto al referendum contro i finanziamenti alle scuole private, oggetto al congresso di una schermaglia che aveva fatto intravedere uno smottamento nella maggioranza di Gruppi, per Lunghi e’ ormai in archivio. E per il futuro “non c’e’ bisogno di scardinare l’equilibrio tra la scuola pubblica e privata, visto che come risposta a Bologna non siamo proprio da terzo mondo”.

Lo stile del “fare” appare come canovaccio su cui Renzi costruisce i discorsi. Il messaggio politico è chiaro: siamo complici, avanti coi progetti di valorizzazione, di sfruttamento della forza lavoro, di devastazione ambientale, di grandi opere e eventi,di svendita del patrimonio pubblico. Magari lasciateci qualche privilegio.
Il “nuovo modello” sollecitato da Lega Coop è in realizzazione. Di fronte al quale bisogna dotarsi degli strumenti necessari. Se rimane importantissimo il contributo che tantissimi lavoratori danno nella costruzione di organizzazioni sindacali indipendenti come l’USB, come strumento indipendente per creare forza tra i settori sociali subalterni, diventa sempre più impellente progettare una rappresentanza politica che dia protagonismo a questi settori e che indichi l’obbiettivo della rottura del polo imperialista europeo e il superamento del modo di produzione capitalista.

 

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