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Processo No Tav. La testimonianza di Revelli

«Il 27 giugno e il 3 luglio 2011 non ho visto nè lanci di pietre nè azioni violente da parte del movimento No Tav». Lo ha detto stamattina lo storico e professore universitario Marco Revelli nel corso del processo a 52 attivisti per gli scontri in occasione dell’installazione del cantiere di Chiomonte. «In entrambe le occasioni invece – ha aggiunto – sono stati lanciati molti lacrimogeni da parte delle forze dell’ordine». Secondo Revelli, quella dei No Tav fu «solo resistenza passiva».

Revelli ha raccontato di aver raggiunto la ‘Libera Repubblica della Maddalena’ di Chiomonte la notte tra il 26 e il 27 giugno, quando arrivarono le forze dell’ordine a sgomberare l’area e installare il cantiere del tunnel geognostico della Torino-Lione. «Quella notte – ha raccontato – ci si preparò a una resistenza passiva secondo le tecniche nonviolente. Quello dei No Tav non era un esercito che si preparava per la battaglia». Quando arrivarono le forze dell’ordine, ha aggiunto, «vidi tutto quello che avveniva. Dietro al cancello dove operava la ruspa c’erano solo persone in atteggiamento passivo. Ho assistito all’attacco della ruspa nei confronti dello sbarramento».

Il 3 luglio 2011, ha continuato Revelli, «partecipai alla manifestazione dei No Tav sull’onda dell’indignazione per quanto accaduto il 27 giugno, che ho ritenuto un atto di ottusità politica da parte dei decisori pubblici. In quell’occasione alla centrale elettrica ci fu un fittissimo lancio di lacrimogeni, anche ad alzo zero».

Secondo lo storico, «la composizione dei manifestanti era molto articolata, con nonni, padri, madri, figlie. In corrispondenza dello sbarramento era maggiore la concentrazione di ragazzi. Qualcuno di loro tirava la fune posta ad ancoraggio dello sbarramento, ma nulla di più. Essendo sproporzionato il rapporto di forze e fitto il lancio di lacrimogeni, mi è parsa molto improbabile un’invasione del cantiere da parte dei No Tav».

Revelli ha sostenuto che «i lacrimogeni raggiunsero tutte le persone che erano nell’area. Ho visto parecchia gente che stava male, con vomito e difficoltà respiratorie. Io stesso non stavo di certo bene. Nè noi nè altri hanno lanciato pietre, anche perchè le truppe di contrasto non sarebbero state raggiungibili».

 

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