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I soliti vecchi democristiani… La Chiesa esentata da Imu e Tasi

Il “nuovo” di Renzi è l’ammuffita prassi democristiana di sempre, condita da una sfrontatezza impossibile ai vecchi gerarchi di piazza del Gesù.

Le “scuole paritarie” e le cliniche convenzionate con il sistema sanitario nazionale – non solo quelle della Chiesa cattolica, ma tutte le private “in convenzione” – sono di fatto esentate dal pagamento di Imu e Tasi. Ma l’agevolazione riguarda anche le università non statali e le altre scuole paritarie in possesso di particolari requisiti.

Una lettura attenta ai codicilli contenuti nel decreto del 26 giugno chiarisce infatti che compilando di dichiarazione per l’IMU e la TASI per gli enti non commerciali, quelli che possiedono immobili con determinate caratteristiche di utilizzo, saranno esentati dal pagamento delle due tasse.

Per le scuole private, il marchingegno che le esenta è regolato dall’entità della retta richiesta alle famiglie degli studenti. Se non supera il costo medio annuo per ogni alunno di scuola statale calcolato dall’Ocse (6.882,78 euro), possono non pagare.

Un trucco che allarga, invece di restringere, le esenzioni già previste nel contestato decreto del governo Monti, che introdusse l'”uso misto degli edifici di proprietà degli enti non commerciali” (calcolando ai fini del pagamento delle tasse soltanto la porzione di superficie degli immobili dedicata ad attività “redditizie”, ossia a pagamento).Non perché Monti fosse un ateo inferocito con la Chiesa (anzi…), ma perché “ce lo chiedeva l’Europa”. Il Ministero, col Regolamento allora emanato, tentava di “ricondurre a coerenza con i principi comunitari” la normativa italiana, dimenticandosi però del fatto che in quasi tutti i paesi europei le scuole non statali godono a diverso titolo di finanziamenti pubblici e possono dunque permettersi di praticare una retta semplicemente simbolica ad integrazione del contributo statale. In Italia, insomma, praticano rette “da privati”, prendono comunque soldi pubblici e vengono addirittura esenmtate dalle normali tasse che ogni cittadino deve pagare per la sua casetta (anche gli inquilini, ora!).

Naturalmente, Renzi ha evitato accuratamente di scatenare un discussione pubblica sul tema. Sarebbe stata inevitabilmente attraversata da “irrigidimenti ideologici” che lo mandano su tutte le furie. Ha preferito dunque far elaborare un mecanismo criptico scavando all’interno del quale scatta comunque l’esenzione.

Se, dunque, nell’Unione Europea l’insegnamento privato deve essere per l’essenziale “a titolo gratuito” (visto che a pagare la differenza provvede l’odiato “settore pubblico”), ecco che il governo Renzi definisce un “requisito” che alla lettera sembra rispondere alla regola continentale. Alla lett. c), comma 3, dell’art. 4 del Regolamento si legge infatti: “lo svolgimento dell’attività deve essere effettuato ‘a titolo gratuito, ovvero dietro versamento di corrispettivi di importo simbolico e tali da coprire solamente una frazione del costo effettivo del servizio, tenuto anche conto dell’assenza di relazione con lo stesso’.

L’importo “simbolico”, però, è stato quantificato prendendo a riferimento il “costo medio pro alunno dell’istruzione pubblica di ogni ordine e grado” (università comprese, dunque), ovvero quei quasi 7.000 euro che ora fanno da soglia per l’esenzione. In questo modo, un’attività venduta al prezzo di 700 euro al mese diventa… “non commerciale”.

Un vero lampo di genio, che chiarisce come funzioni questo governo: truffe, chiacchiere e facce di tolla.

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