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Napoli. ABC, Acqua Bene Comune, ma anche un pò S.P.A.

ABC – siamo proprio all’abc.

Chissà cosa passa per la mente del Sindaco di Napoli e della sua Giunta rivoluzionaria,

che però sopravvive grazie al sostegno di quella che fu l’U.d.C. di Pierferdinado Casini, quando legge sui quotidiani che gli unici e ultimi neo sostenitori delle sorti degli arancioni sono De Luca (sindaco di Salerno e aspirante candidato alla presidenza della regione Campania) e Fiorioni ex democristiano ed esponente del P.D. nazionale.

 E chissà se questi neo sostenitori hanno a che fare con i nuovi orientamenti dell’amministrazione napoletana o piuttosto siano fonte di grande distrazione. 

Già, chissà a cosa pensano, perchè deve essere qualcosa di veramente importante ed impegnativo, tanto da non accorgersi che con la delibera n. 423 del giugno 2014 (avente ad oggetto: “proposta al Consiglio di approvare il nuovo statuto di ABC Acqua Bene Comune), stanno di fatto compiendo una inversione ad ‘U’ rispetto a quello che era stato lo spirito di costituzione dell’azienda speciale ABC.

Si, perchè a ben leggere tra le pieghe della delibera, si legge all’art. 40:

punto f) costituzione di società di capitali;

punto g) l’assunzione di partecipazioni.

Ora è evidente che vi sono almeno due temi: uno di merito l’altro di metodo.

Circa il primo è del tutto ovvio osservare quanto pericoloso sia l’introduzione nello statuto di ABC della possibilità dell’azienda di costituire in solitario o insieme ad altri privati, società di capitali; aggirando così di fatto la gestione pubblica del bene comune acqua, gestione che è bene ricordare frutto della mobilitazione di migliaia di comitati capaci di riportare uno straordinario risultato con il referendum.

E’ evidente che per tale strada si sceglie di accontentare quei poteri forti, che  verbalmente tanto si dichiara di osteggiare e che invece nella pratica stanno sempre  più assumendo il ruolo di guida oscura degli atti amministrativi più importanti della giunta arancione.

Ma, in secondo luogo e senza assolutamente sottovalutarne la portata, occorre dire che il metodo prescelto si distanzia definitivamente da quel poco di “partecipzione” che almeno su questo tema, questa amministrzione pure era stata capace di produrre.

Proprio la delibera con la quale si mutava la natura del gestore del bene comune  acqua, era stato il frutto di un ampio momento di consultazione e coinvolgimento dal  basso di tutti quei segmenti di società napoletana che avevano realizzato la battaglia referendaria.

Ma, con il veloce abbandono delle ipotesi di costruzione di percorsi reali di democrazia partecipata, è chiaro che soccombe anche l’acqua bene comune e l’argomento diviene oggetto di dibattito per pochi e di quella gestione autarchica da parte del cerchio  magico che governa la città, tante volte denunciato.

E’ bene organizzare da subito la difesa di questa conquista per il movimento per  l’acqua bene comune, ed è bene che da subito in consiglio comunale si confrontino e si organizzino quelle forze che hanno partecipato convintamente alla vittoria referendaria, cercando così di coordinare la forza della mobilitazione cittadina, con chi avrà il coraggio e la coerenza di continuare a sostenere l’importanza e la funzione del gestione pubblica del bene comune.

E bene stanno facendo quelle realtà di base a denunciare da subito il tentativo di riportare indietro l’orologio della storia da parte di chi vuole rimettere nelle mani dei  privati la gestione dell’acqua.

Pietro Rinaldi consigliere comunale

* dalla sua pagina Facebook

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