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Cento anni dopo, l’Europa ancora al centro della guerra

Ascoltare due lectio magistralis di storia è sempre un’esperienza di straordinario interesse.  Vederne cogliere le connessioni con la situazione attuale è una ginnastica salutare sul piano della conoscenza finalizzata all’azione politica. La conferenza promossa a Roma dalla Rete dei Comunisti sui cento anni trascorsi dalla prima grande guerra interimperialista – quella del 1914-18 – è stata qualcosa di più di un incontro politico.

Introdotti dalla relazione di Mauro Casadio della Rete dei Comunisti, due storici marxisti autorevoli come Giuseppe Aragno e Giorgio Gattei, hanno sviluppato le loro relazioni con una grande capacità di racconto, analisi e comunicazione.

Mauro Casadio ha ovviamente sottolineato le numerose connessioni tra il processo materiale, economico e politico, che portò alla Prima Guerra Mondiale e al massacro tra i popoli europei,  e la situazione attuale, o meglio, le tendenze che stanno caratterizzando l’attuale momento storico.  La tesi è che la nascita dell’Unione Europea, santificata come l’entità che avrebbe portato alla fine definitiva della guerra in Europa, in realtà ha costellato il suo percorso e le sue prospettive di nuove guerre e di una inquietante escalation bellicista tutto intorno ad essa.  Una sorta di “cerchio di fuoco” di guerre e conflitti che da sud (Libia, Siria, Iraq ed Africa francofona) sale verso la frontiera a est dove lo scontro sull’Ucraina minaccia di trasformarsi in un “clash” diretto tra le potenze della Nato e la Russia. E’ quasi impossibile separare la nascita dell’Unione Europea (1992) dalle sue responsabilità sullo scatenamento della disgregazione e della guerra in Jugoslavia (innescato dal riconoscimento unilaterale delle secessioni di Slovenia e Croazia da parte della Germania) fino all’avventurismo militare più europeo che statunitense contro la Libia (e in parte contro la Siria) per giungere alla scelta di sobillare le forze più reazionarie in Ucraina per destabilizzare il governo e sostituirlo con un altro filo-Ue.  Il risultato è che la guerra è tornata ad essere un fattore possibile delle relazioni internazionali oggi caratterizzate non più dalla globalizzazione ma dalla competizione globale tra i vari poli imperialisti.

Giuseppe Aragno, con grande sapienza, ha continuamente messo in connessione gli scenari del mondo alla fine della Belle Epoqe – la prima globalizzazione capitalista nella storia – e quelli del mondo di oggi che vede trasformarsi la seconda globalizzazione in una competizione a tutto campo tra soggetti che si ispirano al medesimo  modo di produzione: quello capitalistico.

Aragno in questi anni ha “incrociato spesso la spada” con gli storici revisionisti, quelli che per piaggeria o convinzione filosofica, raccontano la storia che serve agli apparati ideologici delle classi dominanti. Con una nemesi che torna costante negli storici liberali o revisionisti: dipingere l’unico esito positivo della Prima Guerra Mondiale – la Rivoluzione d’Ottobre – come un aspetto del male e della guerra stesso. Una chiave di lettura che, con Ernst Nolte, arriverà a dichiarare che l’avvento del nazismo è stata una reazione inevitabile alla vittoria del movimento operaio in Russia che darà vita all’Unione Sovietica proprio tirando fuori il paese dal grande massacro della Prima Guerra Mondiale. Aragno ha poi aggiunto informazioni poco o niente affatto conosciute come l’abbandono da parte delle autorità italiane dei soldati caduti prigioneri  degli austriaci e che per questo venivano ritenuti “disertori, traditori”. Secondo Aragno dei 600mila soldati italiani morti nella prima guerra mondiale, almeno 100mila morirono di fame e di stenti abbandonati dagli Stati Maggiori e dal governo italiani. Ha poi denunciato una iniziativa di estrema gravità ossia il protocollo tra Ministero della Difesa e Ministero dell’Istruzione per spedire in cattedra nel 2015 degli ufficiali delle forze armate nelle scuole a parlare della Prima Guerra Mondiale.

Giorgio Gattei invece ha sviluppato la sua relazione su un altro versante: quello del dibattito dei marxisti dell’epoca sulla Grande Guerra. Dagli straordinari e profetici scritti dell’ultimo Engels venti anni prima che scoppiasse la guerra, all’elaborazione che portò Lenin a scrivere “L’imperialismo” (un testo che mantiene intatta e attuale gran parte dell’elaborazione), a Kautski, Trotski e ancora Lenin che già all’epoca riteneva la parola degli Stati Uniti d’Europa o impossibile o reazionaria.

La relazione di Gattei  è partita proprio dalla illusorietà di quei pensatori borghesi (da Kant adAngell) che ritenevano che il libero mercato e il naturale sviluppo dell’economia capitalista, avrebbe tenuto il mondo al riparo dalla guerra perché gli scambi economici avrebbero prevalso sui contrasti militari. Dunque una illusione oggi ancora diffusa a piene mani e che è stata ripetutamente smentita dai fatti. Il problema è se i fatti di domani si aggiungeranno alla lista delle dolorose smentite del passato.

A mettere nuovamente il mondo sul piano inclinato, sembra essere infatti la natura stessa del capitalismo nella sua fase suprema – l’imperialismo. Ma proprio perché oggi il mondo è stato nuovamente globalizzato dal modello capitalista e il mondo – come diceva Marx – è “tondo” cioè limitato, la conquista di esso, delle sue risorse, dei mercati, della forza lavoro, delle possibilità – e delle sempre maggiori difficoltà – di valorizzare un capitale finanziario cresciuto a dismisura, non può che avvenire cercando di prendersi quelli degli altri, quelli in qualche modo già occupati. Finchè questo avviene nella periferia e magari con accordi e con la concertazione c’è qualche possibilità, ma quando questi vengono meno ecco che “gli imperialismi” entrano in conflitto tra loro. La Grande Guerra è stato il primo ma non l’ultimo grande conflitto antimperialista, soprattutto quando la consapevolezza che il mondo e le sue risorse sono limitate, perché “è tondo”.

Dopo alcuni interventi la conferenza si è conclusa con l’impegno della Rete dei Comunisti a sviluppare nelle prossime settimane una campagna di iniziative nelle varie città che mettano al centro dell’agenda le tendenze e i  pericoli di guerra di oggi. A tale scopo è stato stampato un volantone divulgativo. Inoltre per la fine dell’anno la Rete dei Comunisti ha messo in cantiere un convegno proprio sull’imperialismo che aggiornerà sul piano teorico le elaborazione sviluppate negli anni scorsi. Infine le tre relazioni di Casadio, Aragno e Gattei verranno pubblicate, insieme ad altri contributi, sulla rivista Contropiano che uscirà ad ottobre e che sarà dedicata proprio alla guerra, con particolare attenzione a quelle di domani.

 

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