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Topignattara. “No alla guerra tra poveri”

Sit-in ieri pomeriggio a piazza della Marranella, a Roma, nel quartiere di Torpignattara, a Roma, per ricordare Muhammad Shahzad Khan, il ragazzo 28enne pakistano ucciso la sera del 18 settembre 2014 in via Pavoni “dalla violenza provocata dalla miseria e dall’abbandono in cui versa il territorio e dalla cultura dominante che ci vuole gli uni contro gli altri”, come recitava il comunicato della comunità pakistana che ha indetto la mobilitazione.

Le foto sono di Patrizia Cortellessa

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CORTEO DI TORPIGNATTARA, FACCIAMO CHIAREZZA:
La manifestazione di ieri è stata indetta voluta e realizzata dalla Comunità pachistana in Italia. È stata decisa domenica scorsa in una riunione da loro indetta assieme alla comunità bangla nella quale non era stata invitata alcuna realtà sociale del territorio. Lunedì scorso a cose già fatte la notizia è giunta alle realtà del territorio che hanno ritenuto necessario richiede un incontro agli organizzatori. Il timore era che dopo la manifestazione il quartiere potesse percepirsi ancora piu balcanizzato, gli uni contro gli altri, di quanto lo fosse il giorno prima. La comunità infatti non era al corrente delle dinamiche interne del territorio, forse neppure le interessavano, il solo obiettivo che si proponeva era il ricordo di Shahzad.Decisione più che legittima che però malauguratamente si inseriva in un quartiere polveriera in cui povertà ignoranza e mancanza di servizi hanno condotto ad una bruttissima dimensione di guerra tra poveri. Lo sforzo delle realtà organizzate del quartiere, che hanno riscontrato una difficilissima opera di mediazione, è stato quello di evitare che la morte di Shazad fosse affrontata nei termini di fascismo e razzismo, categorie incapaci di descrivere quanto avvenuto e soprattutto incapaci di fotografare il disagio espresso dai cittadini di torpignattara nell’ultimo mese( qui bisognebbe approfondire ma non mancheranno occasioni per farlo). Alle due riunioni con le comunita pachistana e bangla erano presenti rappresentanti del CDQ Certosa delCDQ Torpignattara del Csoa ex Sia, della casa del popolo, di Sant Egidio, dell’associazione 3 febbraio, una maestra della Pisacane e due donne/ mamme con molteplici appartenenze. A richiedere la manifestazione in questura è andata la comunità pachistana, bangla e Sant’Egidio concordando la piazza e il percorso fino alla moschea di via Capua. Il microfono era gestito dalla comunità pachistana, lo striscione deciso da loro, etc. Pertanto non è stato possibile alle realtà del territorio decidere alcunché ieri in piazza perché per farlo avrebbero dovuto compiere una evidente forzatura sovradeterminando gli organizzatori. Come dire non avremmo mai fatto una manifestazione così ma non ci siamo sottratti e ci siamo stati dentro anche per evitare che fosse benzina sul fuoco nel nostro quartiere.

shazadpiccolaCosa hanno fatto le realtà del territorio: aiutare logisticamente la manifestazione, attacchinare il manifesto. Tra l’altro uno degli interventi pachistani ha spiegato l’aiuto di alcuni di noi alla realizzazione della loro manifestazione, ovvero da loro indetta. Qualcun’altro ha preferito starsene a casa, altri hanno preferito i gatti al corteo, ognuno sceglie per se.
Prima di puntare l’indice — come fatto in piazza da un superficiale cittadino. carico di rabbia infantile, che l’ultima settimana l’ha trascorsa in pantofole a casa- è necessario conoscere come si sono concatenati gli eventi altrimenti si lanciano accuse o si esprimono delusioni sganciate dalla realtà. 
Sfortunatamente nell’ultimo mese gli eventi e gli appuntamenti si sono accavallati senza alcuna possibilità di programmazione. Lo sforzo di alcuni/e è stata quella di non permettere a nessuno di gettare benzina sul fuoco e di provare a riflettere su quanto avvenuto per tentare di comprenderne le ragioni.
Il 6/10 è quasi arrivato e lunedì prossimo alla riunione indetta a piazza della maranello alle 19 potremo tentare di avviare un percorso territoriale dal basso che nell’unità dei cittadini residenti sappia richiedere e pretendere ,dalle istituzioni latitanti e classiste , i servizi pubblici oggi assenti o totalmente insufficienti.

Comitato Certosa, da Facebook

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