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Ross@, un nuovo inizio

Dopo un anno e mezzo non facile, Ross@ riparte da Bologna. Questa volta sul serio, accompagnando la discussione politica – che certo non era mai mancata – con la decisione di strutturare il movimento, almeno in modo embrionale.

Sala piena, ieri mattina, nell’impiano del giardino intitolato a Francesco Lorusso, ucciso dai carabinieri l’11 marzo del ’77 (con una targa sciagurata che ne ricorda vagamente “la morte in circostanze tragiche”). Si dovevano discutere i due testi “fondanti” (il documento politico vero e proprio, che trovate qui) e un primo Statuto, niente affatto “stringente”, ma sufficiente ad abbozzare un minimo si struttura organizzativa.

Numerosi, com’era prevedibile, gli interventi per sottolineare aspetti da approfondire, discussioni tutte ancora da fare ed istruire, capitoli mancanti o appena accennati. Ma non era questo l’intento dell’assemblea. Mettere il punto di inizio ad una attività politica potenzialmente unificante, in positivo, per arrivare nel tempo a costruire “la rappresentanza politica del blocco sociale” anticapitalista. Compito da brividi, come si può vedere, in tempi di apparente “deserto conflittuale”. Un tempo paradossale, in cui sono previste decine di scadenze politiche che contestano singoli punti del programma di governo (tra Cgil, Fiom, movimenti, sindacalismo di base, ecc), che danno l’apparenza di un “vasto fronte” d’opposizione. Ma che, al dunque, fanno intravedere una differenza strategica decisiva tra chi muove – ancora! – nell’ottica di “cambiare l’agenda del governo Renzi”, senza capirne la radicale discontinuità col recente passato,  e chi punta a costruire una Resistenza di lungo periodo, “senza nostalgie per la libearl-democrazia” che non c’è più. E non c’è più per volontà e decisione dell’Unione Europea e del capitale multinazionale, finanziario e non. Molte iniziative dunque, che mostrano la debolezza politica dell’opposizione, non la sua forza.

Ross@ nasce dunque in “rottura” con l’idea che si possa “tornare come prima”, che sia possibile un ripristino del modello sociale e costituzionale ante-crisi. Le politiche della Troika non mirano infatti a un semplice “far pagare i costi della crisi” a lavoratori, disoccupati, pensionati, ecc. Costituiscono invece un cobinato disposto che sta ridisegnando completamente il “modello sociale europeo” su misura delle esigenze di un capitalismo in profonda crisi.

La frase con cui Renzi ha giustificato la volontà di abolire – tra le altre tutele – l’art. 18 è semplicemente illuminante: “non voglio che tra il datore di lavoro e il lavoratore ci sia un giudice a metter bocca”. Per togliere di mezzo il giudice bisogna abolire il diritto, ovvero elimonare la legge. E lasciare il lavoratore singolo, isolato, nudo e senza possibilità di replica o difesa davanti all’arbitrio del padrone.

Ecco, questa autentica “visione del mondo”, questa ideologia reazionaria di stampo ottocentesco, non ha trovato reazioni degne di nota in campo “istituzionale” (partiti, Cgil, Fiom, ecc). Ed è la misura della sproporzione. nei rapporti di forza sociali, da cui si parte.

Hanno pesato, nella discussione, gli “strappi anti-unitari” di Scozia e Catalogna, così come la riuscita manifestazione napoletana contro il vertice della Bce. Senza mitizzare nulla, ma illuminando la possibilità di fare della “rottura dell’Unione Europea” un obiettivo largamente popolare, di sinistra, unitario. Certo, come si sarebbe detto una volta, la “coscienza di classe” è ad uno dei punti più bassi della storia del dopoguerra, ma è “la miseria del riformismo” che ha prodotto questa condizione, con una serie di retromarce (politiche, programmatiche, culturali, ecc) al termine delle quali non sembra possibile far altro che sciogliersi litigiosamente.

Oppure costruire una Resistenza capace di superare e lasciarsi definitivamente dietro le spalle – intanto sul piano della prospettiva e del “nemico” – gli ultimi venti anni, di tatticismo, “menopeggismo”, contenitori elettorali virtualmente sempre più grandi e praticamente sempre meno attrattivi.

A breve, un rapporto più dettagliato della discussione, per consentire a tutti di apprezzare il “salto quantico” che tutti insieme occorre fare.

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