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Cambio di regime, fine dell’era antimafia

In fondo è quasi semplice. Si cambia regime (istituzionale, politico, sociale, ecc), si cancellano alcuni conflitti interni che hanno “fatto male” al blocco di potere egemone.

La stagione dell’Antimafia finisce, quella delle stragi mafiose potrebbe tornare. Ma non è detto; se riconsegnano – come sta avvenendo silenziosamente da qualche anno – alle cosche le antiche impunità, la garanzia degli affari correnti (che ora fanno parte addirittura del prodotto interno lordo ufficiale! mica vorremo continuare a copire un settore portante dell’economia nazionale, no?), allora tutto potrebbe continuare pacificamente.

Certo, quei magistrati che continuano invece ad indagare non vanno bene. Disturbano il business as usual, ma soprattutto pretendono di incarnare e far vedere che la “legge è davvero uguale per tutti”. E non è affatto così. Lo sanno tutti i cittadini “normali” (provate a farvi fare uno sconto da Equitalia; se non avete evaso per qualche milione dovrete versare fino all’ultimo centesimo…). Lo sa anche la quasi totalità dei magistrati. E allora perché incaponirsi nel portare avanti questo errore?

Da qualche tempo le cronache palermitane sono calme. C’è persino un po’ di sano conflitto sociale, sulla casa e dintorni, nel lavoro dipendente, ecc. Le uniche notizie che arrivano dalla procura sono “buchi” pazzeschi nel sistema di sicurezza di quel palazzo che fino a qualche anno fa era un bunker fortificato in territorio nemico. Ma chi doveva “capire” non aveva capito.

Quindi sale il livello dell'”avvertimento”. Qualcuno è arrivato fin davanti alla porta del procuratore capo, Roberto Scarpinato, per consegnarglielo di persona, in forma di messaggio sulla scrivania.

Beh, direte voi, che problema è individuarlo? Ormai ci sono telecamere a migliaia, che consentono la schedatura di massa dei volti e degli abiti di frequentatori delle curve negli stadi, di manifestazioni sindacali e/o “antagoniste”, archivi immensi di milioni di terabyte che conservano per l’eternità le immagini di qualsiasi cosa si muove. Persino per un furtarello in un quartiere periferico, ormai, si ricorre – con successo – all’identificazione via telecamera impiantata sulla serranda di un normale negozio…

Alla Procura di Palermo no. O meglio: la telecamera c’è e registra, ovviamente. Ma “una manina” molto, molto, molto interna all’organizzazione del Palazzo ha fatto sparire proprio quei pochi minuti in cui l’ignoto è arrivato davanti alla porta che doveva essere la più protetta di tutte. I tecnici hanno verificato che mancavano le riprese relative a 10 giorni su 15 (la memoria dell’impianto è tarata per riprendere per due settimane). Al momento della visione dei file, poi, un’altra sorpresa: tutto sparito tranne 24 ore di riprese. Completamente cancellate le registrazioni dei giorni che interessavano agli inquirenti: quelli in cui qualcuno è entrato in tribunale e, indisturbato, ha lasciato la scritta intimidatoria sulla porta.

Ora il Comitato Provinciale per la Sicurezza Pubblica dice di aver potenziato le misure di sicurezza per il procuratore generale di Palermo Roberto Scarpinato.
MA l'”avvertimento” è arrivato a segno. I servizi segreti obbediscono al governo (e in ultima istanza alla Nato), non sono mai stati “deviati”, ma sempre molto “rettilinei”. E il messaggio è chiaro: abbiamo fatto una nuova “trattativa”, gli equilibri politici e affaristici sono stati ristabiliti (Berlusconi è parte della maggioranza di governo e “neo-costituzionale”; il suo “blocco sociale” è stato dunque rassicurato), è finita un’era in cui il “cambiamento” sembrava affidato alla costruzione di una classe dirigente “pulita…Lo volete capire o no che non è il caso di insistere?

E’ il nuovo regime, bellezze! Somiglia a quello antico? Certo! Mica avevate preso sul serio quella stronzata del “cambiare verso”…

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