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Castel Volturno: migliaia in piazza contro fascismo e sfruttamento

Nel giorno dell’Orgoglio Razzista, ovvero nella giornata in cui le destre estreme ( Lega Nord, Casapound, Forza Nuova ) manifestano in diverse città d’Italia al grido di “Stop Invasione”, a Castel Volturno sfilano invece proprio i presunti “invasori” ovvero la comunità di migranti e rifugiati che vivono e lavorano lungo il Litorale Domizio.

In realtà si era scelto questa data già da luglio per manifestare indipendentemente dalle sfilate xenofobe convocate in seguito, per rispondere alle rivolte dei lavoratori africani provocate dal ferimento di due ragazzi da parte del datore di lavoro e di suo figlio che avevano aperto il fuoco contro gli immigrati. L’ennesimo e tragico episodio che aveva portato alle stelle la tensione tra la comunità autoctona e quella migrante. Qui infatti la metà della popolazione residente è di origine africana, senza contare poi i migranti “invisibili” sprovvisti di permesso di soggiorno. Un luogo simbolo, Castel Volturno, dell’immigrazione nel sud d’Italia e delle contraddizioni insite nel processo di sfruttamento selvaggio dei migranti.

L’appuntamento è sulla statale Domiziana, in testa al corteo Il Movimento dei Migranti e dei Rifugiati e il centro sociale Ex Canapificio di Caserta, organizzatori della giornata di lotta. Dietro di loro circa 5000 persone, per lo più immigrati africani. Corteo gioioso, coloratissimo e soprattutto molto giovane nella sua composizione. D’altronde la forza lavoro richiesta in questi territori è in larghissima parte destinata al settore agricolo, un lavoro duro che ha bisogno di braccia forti e giovani. Sotto la spinta della crisi, poi, sono precipitati i livelli salariali e le condizioni di sicurezza e sono invece aumentate le tecniche di sfruttamento. Un contratto regolare è praticamente un miraggio, qui infatti si è ritornati in quanto a condizioni lavorative a inizio Novecento. Il caporalato è il sistema di gestione normale del lavoro e all’alba di ogni giorno lungo la Domiziana furgoncini di caporali caricano i migranti in cerca d’occupazione. La paga per 10\12 ore di lavoro talvolta è di soli 15 o 20 euro, qualche volta qualche euro in più. Di politiche abitative da parte delle amministrazioni comunali neanche a parlarne. Gli immigrati spesso vivono in catapecchie o cascine agricole fatiscenti ammassati l’uno sull’altro. Oggi però vogliono parlare, spiegare, farsi sentire. Le voci che parlano al microfono e ai megafoni parlano lingue straniere, gli interventi che si susseguono sono in francese, in inglese, in arabo, raramente in italiano. Hanno però le idee chiare: Il problema principale è la Bossi-Fini, un mostro legislativo che precarizza oltre i limiti di qualsiasi decenza le loro esistenze. Legge che li spinge a forza nella clandestinità e nell’incubo dell’espulsione coatta, pur senza avere mai commesso reati o crimini se non quello di non avere i documenti in regola. Durante il corteo si sprecano gli insulti per Salvini e per la Lega Nord che sul razzismo antistranieri ha costruito parte delle sue fortune politiche ed elettorali. Il percorso del corteo è molto lungo, circa 5 km, tutti sulla Statale Domizia  e si conclude nel centro del paese nella piazza accanto al Municipio.

E’ un corteo senza tensioni, le forze dell’ordine non indossano neanche i caschi. D’altronde ci sono tanti bambini negli spezzoni, difficile immaginare situazioni violente. La musica di Bob Marley la fa da padrona e quando risuonano le note di One Love, canzone sull’amore universale contro ogni barriera ideologica, il corteo si muove seguendo il ritmo.

Ma oltre a divertirsi e a ballare la comunità migrante ha rivendicazioni serie da proporre. Regolarizzazione, almeno per cominciare, per i migranti che hanno almeno 10 anni di soggiorno in Italia; un piano da concordare con le istituzioni locali per affrontare l’emergenza abitativa e sanitaria; contratti di lavoro regolari con base minima salariale; avvio dei progetti di bonifica e riqualificazione del territorio martoriato dall’interramento di rifiuti tossici provenienti dal Nord Italia e dall’inquinamento delle falde acquifere, da parte della Camorra, che rendono pericolosa la balneazione del litorale.

Se proprio si vuole trovare un difetto alla manifestazione che ha sfilato oggi a Castel Volturno è la scarsissima presenza di italiani. Pochi anche i militanti dei centri sociali giunti da Napoli. Non più di una cinquantina. Tra loro i disoccupati del comitato Banchi Nuovi, qualcuno di Mezzocannone Occupato, 081 e Ska, i centri sociali del centro storico, e facce note dell’antagonismo napoletano come Alfonso De Vito e Francesco Caruso.

Quella di oggi è comunque una manifestazione riuscita. Buona anche la risposta della cittadinanza che salutava i dimostranti ai lati del corteo o sorrideva dalle finestre. Nulla insomma che possa ricordare i problemi tra italiani e stranieri dei mesi scorsi. I migranti anzi invitano gli italiani a fare fronte comune perché è l’unico modo per uscire da una crisi economica e sociale come quella odierna. Riconoscersi per cittadinanza e per condizione di classe e non per nazionalità. Perché i problemi in questi luoghi non sono certo i migranti a portarli. A loro viene addebitato da media e classe politica il degrado e finanche la decadenza dell’industria turistico-balneare ma i veri produttori di degrado e malessere sono i camorristi e gli imprenditori collusi. I turisti da queste parti non ci vengono più non certo per l’alta concentrazione di lavoratori africani ma perché bagnarsi lungo le coste domiziane è un atto di coraggio visti i livelli d’inquinamento del mare.

Una manifestazione, quella di oggi, più che mai necessaria in una giornata così nefasta per il paese, durante la quale fascisti e nazileghisti si ergono a difensori del ‘popolo italiano’ contro “lo straniero rubalavoro e criminale” per definizione. Oggi hanno ragione loro, i migranti, il razzismo è ignoranza. Oggi invece qui a Castel Volturno siamo tutti un po’ più ricchi. Di umanità.

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