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L’impossibile evasione di Renzi

Ore 17.00 Aggiornamento. Barroso inviperito perchè è stata resa pubblica la lettera dell’Unione Europea al governo italiano

Come preannunciato dai rumors europei, la lettera della Commissone è ultimativa nei tempi e nella richiesta di “chiarimenti”, ma non si presenta nella forma di una bocciatura preventiva della Legge di stabilità italiana.

La prima contestazione è però di peso: la manovra prevede una «significativa deviazione dal percorso di aggiustamento all’obiettivo di bilancio di medio termine nel 2015». Di conseguenza si chiede di chiarire entro domani «come l’Italia assicurerà il pieno rispetto» dei suoi obblighi rispetto al Patto di stabilità. Altrimenti la Commissione stessa avrebbe difficoltà nel proseguire l’esame e quindi permettere un finale “positivo” alla procedura prevista nel trattato Two Pack.

La lettera è firmata direttamente da vice presidente della Commissione, il super-falco finlandese Jyirki Katainen, e non da un “funzionario” (che avrebbe implicato un impegno politico meno diretto, e quindi segno di una “preoccupazione” meno pressante. «La prevista modifica del saldo strutturale per il 2015 sarebbe inferiore al cambiamento necessario per garantire il rispetto della regola del debito».

La Commissione – si legge – intende «proseguire un dialogo costruttivo con l’Italia al fine di arrivare a una valutazione finale».

Il governo Renzi, nella “sua piena indipendenza”, ha già fatto sapere che risponderà entro domani. «La Commissione ha chiesto all’Italia informazioni aggiuntive che ne chiariscano le ragioni e i presupposti», spiega il Mef nella nota che accompagna la lettera, spiegando che «gli uffici tecnici del ministero sono già in contatto con la direzione Ecofin a Bruxelles, così come il Governo italiano è in contatto con la Commissione europea».

Il testo della lettera di Katainen: 

“La pubblicazione della lettera di Katainen a Padoan è stata una decisione unilaterale del governo italiano, la Commissione non era favorevole perché siamo in una fase di negoziati e consultazioni con diversi governi e sono consultazioni tecniche, che è meglio avere in un ambiente confidenziale”.  Il presidente uscente della Commissione Europea  José Barroso, non ha affatto gradito che la lettera dell’Unione Europea al governo italiano con la richiesta di chiarimenti sulla Legge di Stabilità si stata resa pubblica.

“La lettera è stata redatta perchè abbiamo l’obbligo legale di comunicare ai governi quando ci sono dubbi relativi alla conformità con le regole: questo abbiamo fatto, questo ha fatto il commissario Katainen col mio pieno sostegno e con quello del nuovo presidente Juncker”.
“La maggior parte delle notizie sulla stampa italiana su quanto io o la Commissione abbiamo sostenuto sono false, surreali, non hanno nulla a che vedere con la realtà, e se ce l’hanno è solo per caso. Spesso sono francamente invenzioni”, ha aggiunto Barroso.
“E’ nocivo e disonesto presentare certe posizioni come personali: stiamo facendo un lavoro serio che prendiamo con responsabilità”, ha detto Barroso spiegando come “personalmente sono per l’applicazione delle regole con il massimo possibile di flessibilità”.
”Personalmente – ha aggiunto il presidente – sono per l’applicazione delle regole con il massimo possibile di flessibilità. Questo è il mio orientamento e quello che farò finché sarò presidente”. “Se ci si vuole mettere gli uni contro gli altri – ha detto Barroso – ci perdiamo tutti e non si crea fiducia che è invece essenziale per la crescita”.

 

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«L’Europa adesso volta pagina nella guida delle sue istituzioni», spiegava ieri Renzi in Parlamento. “Le regole sono uguali per tutti e non cambiano”, spiegavano i boss di Bruxelles, vecchi e nuovi.

Chi ha ragione e che cosa sta succedendo?

Renzi mente, su questo non ci piove. Ha un bisogno disperato di far vedere soprattutto quello che non c’è per dimostrare l’efficacia positiva – altrimenti dubbia o inesistente – della sua azione. Che è potente sul lato “rottamazione” (costituzione, mercato del lavoro, diritti, ammortizzatori sociali, ecc), ma invisibile su quello construens. In questo schema, solo se l’Unione Europea “cambia verso” si apre uno spazio per rendere coerenti le sue chiacchiere italiane e l’obbiedienza dlla Ue.

A Bruxelles la vedono diversamente. La “legge di stabilità” presentata dal governo fa acqua da tutte le parti, e lo sanno tutti: coperture dubbie per le spese, stime esagerate sulle entrate (recupero dell’evasione fiscale, per esempio, o ricadute delle “riforme strutturali” in termini di Pil), tagli incerti anche nella spending review, ecc. C’è anche un esplicito tentativo di rinviare l’entrata a regime del Fiscal Compact (il trattato che entra in vigore dal 2015 e impone un calendario ventennale di rientro del debito pubblico ne limiti del 60% del Pil, mentre ora è oltre il 130), espresso dal rifiuto di tagliare il deficit strutturale dello 0,5%; Renzi e Padoan hanno immaginato possibile una riduzione molto più modesta (lo 0,1%), ritagliandosi una via di fuga sulla trincea dello 0,25. Roba da far incazzare anche il più dialettico dei cerberi tedeschi…

Ma si può bocciare la manovra della terza economia dell’eurozona senza provocare uno “shock sistemico” a tutta l’area? La domanda ha ricevuto il più classico dei “non si può”, anche se la Commissione uscente – secondo alcune ricostruzioni di parte renziana – aveva minacciato di farlo lo stesso, inviando una “lettera ultimativa” al governo italiano. La Commissione entrante (Jean-Claude Juncker) e la stessa Angela Merkel avrebbero a quel punto spinto per un “compromesso” mirante innanzitutto a prendere tempo e far insediare, con i pieni poteri, il nuovo “governo europeo”; mantenendo così aperte le vie di contrattazione con Roma e la tranquillità sui mercati finanziari. Poi, al secondo passaggio dell’esame della legge di stabilità, si arriverà al dunque, con prescrizioni molto dettagliate su cosa dovrà essere cambiato nella legge di stabilità italiana.

Ma sull’orientamento dell’Unione Europea non ci sono novità sostanziali: “le regole valgono per tutti e non cambiano”. Certo, la Francia sta messa peggio (sforza il decifit fino al 4,4%), ma è un grande paese, è una potenza nucleare, ha un rapporto privilegiato con Berlino; quindi ha margini molto più ampi di quelli concessi – e concedibili – a Roma.

Renzi dunque è obbliato a mentire tutti i giorni, in attesa di smentire se stesso con cambiamenti alla manovra che – naturalmente – dirà di aver deciso spontaneamente, “nell’interesse dell’Italia e dei cittadini”.

Non che nell’Unione Europea nessuno si sia accorto che c’è la recessione; o che l’austerità la sta di fatto aggravando oltre misura. Persino la Germania sta entrando in recessione… Ma lì vale il principio – di cuon senso, apparentemente – che non si cambiano le regole prima che ne siano state preparate altre. Ma questo, eventalmente, è parte integrante del lavoro del nuovo parlamento europeo; o, più esattamente, del nuovo esecutivo. Per ora si va avanti as usual.

Tradotto: la manovra vera – quella che ci toglierà sangue, lacrime e portafoglio – la stanno scrivendo a Bruxelles e ce la faranno conoscere di qui a pochi giorni. Renzi convocherà un consiglio dei ministri straordinario in cui verranno delineate le “nuove scelte” fatte “autonomamente” dal governo per “rialanciare la crescita, rendere più efficiente la macchina dello Stato e rilanciare la crescita”. Da Berlino e Bruxelles diranno “bravo” sorridendo e troneranno ad occuparsi dei problemi delle multinazionali.

 

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