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Roma. Assemblea popolare a Tor Sapienza, contro il governo e non contro altri poveri

Venerdi pomeriggio a Tor Sapienza c’è stata una affollata assemblea popolare. Stavolta niente passerelle strumentali di politici della destra nè sfoghi contro gli immigrati. Stavolta al centro dell’attenzione c’era la vera minaccia che incombe sugli inquilini delle case popolari: gli effetti dell’infame decreto Lupi, tra questi il provvedimento del governo che mette all’asta a prezzi di mercato gli alloggi popolari, proprio partendo da quelli più degradati. E le case popolari di via Morandi a Tor Sapienza, ormai vivisezionate da cronache e telecamere, sono tra queste. Case popolari costruite negli anni ’70 e assegnate a famiglie che venivano dalle baraccopoli che “cinturavano” Roma o dalle lotte delle famiglie che abitavano negli scantinati del Quarticciolo. Dopo giorni di rabbia legittima ma maldiretta e soprattutto malconsigliata, la gente di Tor Sapienza è tornata a discutere sui problemi veri che incombono su di loro e su decine di migliaia di famiglie nei quartieri popolari.
La proposta di Decreto del ministro Lupi – passata anche nella conferenza Stato-Regioni, intende infatti procedere allo smantellamento definitivo dell’edilizia residenziale pubblica, in un paese che è già all’ultimo posto in Europa come percentuale di case popolari (solo il 3%) sull’intero patrimonio immobiliare residenziale.
L’Asia/USB ha organizzato l’assemblea di Tor Sapienza ma le sta organizzando in tutti quartieri dove sorgono insediamenti di case popolari,assemblee con gli inquilini per costruire la resistenza a questa vera e propria guerra contro i poveri, a partire dalla proposta di una prima mobilitazione generale sotto il Ministero delle Infrastrutture per chiedere il ritiro di questo insensato decreto nella prima decade di dicembre. Si discute di una manifestazione sotto il Ministero per ottenere questo obiettivo. L’Asia/Usb chiede, inoltre, l’immediato finanziamento dei progetti di risanamento già esistenti degli alloggi Ater di Tor Sapienza. Così come qualche settimana fa a Corcolle – nella stessa zona ma molto più in periferia – anche stavolta l’intervento delle organizzazioni del sindacalismo metropolitano ha dimostrato che si possono disinnescare le guerre tra poveri solo riponendo al centro i bisogni popolari e indicando i veri responsabili del degrado e delle minacce alle esigenze della gente delle periferie. Non sono gli immigrati ma i governi, i ricchi e i profittatori che vorrebbero che i poveracci si facciano la guerra per mettere tutto a profitto, il loro.

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