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Il “sistema Pd” nel sacco di Roma

Dagospia

Ci sono passaggi indimenticabili, nelle intercettazioni della “cupola fasciomafiosa”. Sono quelli che riguardano il sistema Pd nella Capitale. E che chiariscono oltre ogni limite e dubbio quale sia lo spessore umano, etico, “politico”, di quella gente che viene a chiederti ogni anno un “voto utile” perché non ritorni al potere Berlusconi, la mafia, la destra.

E’ un sistema ben oliato, sperimentato, consolidato, che ha saputo sfruttare fino all’ultima goccia quel residuo solo mentale di “preferenza” per qualcuno che viene da una “storia di sinistra” rispetto a chi viene da tutt’altra parte. E’ il sistema che, eliminando quasi fisicamente ogni alternativa reale, ti invita a scegliere da chi vuoi essere coglionato, tra Buzzi e Carminati, tra Veltroni e Alemanno, o tra Renzi e Salvini (è il prossimo episodio, ancora sotto sceneggiatura, ma già con qualche trailer sui giornali e nelle frasette del premier).

Ricordate – per fare solo un esempio – il valore salvifico delle “primarie”? Quel meccanismo per cui “si restituisce finalmente ai cittadini la scelta dei candidati”, sottraendola naturalmente alle segreterie nazionali, dando spazio alla “società civile” e altre baggianate difficile da decodificare per i non addetti ai lavori. Eccola qua la “società civile che è entrata in politica”… Ecco qui come funziona il meccanismo delle primarie – “aperte a tutti”, per carità!, altrimenti come si fa a far nominare uno di destra come candidato della “sinistra” (l’ipotesi contraria non è neppure presa in considerazione, ovviamente), da vive parole di Salvatore Buzzi, presidente della Cooperativa 29 Giugno, fedelissimo e riconoscente all’ex presidente di Lega Coop, quel Poletti ora ministro del lavoro e stratega del “jobs act”:

«Mò c’ho quattro cavalli che corrono… col Pd, poi con la Pdl ce ne ho tre, e con Marchini c’è… c’ho rapporti con Luca (Odevaine, già vicecapo di gabinetto con Veltroni sindaco ndr ) quindi va bene lo stesso… Lo sai a Luca quanto do? Cinquemila euro al mese… Un altro che mi tiene i rapporti con Zingaretti (presidente della Regione Lazio, ndr) 2.500 al mese… Mò pure le elezioni… Siamo messi bene perché Marino siamo coperti, Alemanno coperti e con Marchini c’ho… Luca che… piglia i soldi».

Un quadro che coinvolge anche il senatore del Pd Lionello Cosentino, segretario della federazione Pd romana: “È proprio amico nostro”. E l’amicizia è una valore, no?

A noi ancora alcune cose non tornano: com’è possibile che un’inchiesta del genere, sul potere a Roma, non veda nel mirino neanche un palazzinaro? In attesa di capire perché, restituiamo un quadro “di colore” sul Pd romano (ma è solo un dettaglio), dipinto sarcasticamente da Il Fatto Quotidiano.

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Mafia Capitale, appalti rossi sotto la Lupa Nera. Le influenze del ‘Compagno Buzzi’

Paola Zanca

Da Rutelli ad Alemanno, fino a Marino. Le occasioni procacciate in Campidoglio dall’altro “re di Roma”, amico di Carminati e dell’ex capogruppo Pd Marroni. Diceva: “I nostri sono molto meno ladri di quelli del Pdl”

Due settimane fa, mentre il sindaco di Roma Ignazio Marino sventolava in consiglio comunale le ricevute delle multe della Panda rossa pagate, l’altro “re di Roma”, Salvatore Buzzi, si aggirava indaffaratissimo tra i corridoi e la buvette del Campidoglio. Abbracci, parole all’orecchio, sguardi di intesa: il sindaco traballa ma noi restiamo in piedi. Non è un racconto colorito, quello sul presidente della Cooperativa 29 giugno, finito ieri in carcere perché in affari con la banda di Massimo Carminati.

Eppure, di colore, nella sua biografia ce n’è parecchio. Condannato agli inizi degli anni 80 per omicidio doloso, resta in carcere fino al ’91. Durante i giorni in prigione, gli viene un’idea: una cooperativa per reinserire gli ex detenuti nel mondo del lavoro. Organizza, da dietro le sbarre, un convegno per trovare sponde al suo progetto. E l’indimenticata Miriam Mafai firma un articolo che celebra questa storia di riscatto, perché le “è venuta voglia di scommettere sull’ottimismo, sulla fiducia, sulla capacità di uscire in positivo dalle nostre difficoltà”. Non sbagliava, l’occhio della cronista. Buzzi esce, ingrana la prima e mette su un colosso con un migliaio di dipendenti e 60 milioni di euro di fatturato annuo. E da Rutelli in poi, la 29 giugno si lega a doppio filo con il Comune di Roma.  

Chi campa di politica e i soldi sul Comune. Per spiegare bene come funzionano le attività di Salvatore Buzzi basta rileggere le sue parole, alla vigilia delle elezioni comunali del 2013: “La cooperativa campa di politica, perché il lavoro che faccio io lo fanno in tanti, perché lo devo fare io? Finanzio giornali, faccio pubblicità, finanzio eventi, pago segretaria, pago cena, pago manifesti, lunedì c’ho una cena da ventimila euro pensa…questo è il momento che paghi di più perché stanno le elezioni comunali, poi per cinque anni…poi paghi soltanto…mentre i miei poi non li paghi più poi quell’altri li paghi sempre a percentuale su quello che te fanno. Questo è il momento che pago di più… le comunali, noi spendiamo un sacco di soldi sul Comune”.  

Le primarie, i compagni e il voto disgiunto. Chiama Massimo Carminati “amico mio”. Ma Buzzi, ufficialmente, è uomo di sinistra. E una distinzione ancora la fa: “Vedi – spiega al sodale Giovanni Campennì – i nostri sono molto meno ladri di… di quelli della Pdl”. Suo grande riferimento è Umberto Marroni, ex capogruppo del Pd in Campidoglio. Marroni (poi si ritirerà) pensa di candidarsi alle primarie contro Ignazio Marino. Nel giro di Buzzi non capiscono: “Ma come me tocca votà Marroni – dice Alessandro Montani – questa volta veramente mi incazzo, se non voti Alemanno veramente …ti sputtano a tutto il mondo… l’ho detto a tutti, ho detto guarda che l’unico che ci ha guadagnato qualche cosa da Alemanno è stato Salvatore!”. E Salvatore non dimentica. Marroni andrà alla Camera e “ormai Umberto colle cose del Comune non c’entrerà più niente, eh!”, chiarisce Buzzi. Daniele Ozzimo è l’uomo di Marroni ora in corsa per il Campidoglio (è diventato assessore, ieri si è dimesso) e per capire i rapporti stretti con Buzzi, basta vedere un sms che Micaela Campana, responsabile Welfare del Pd, ex moglie di Ozzimo, scrive allo stesso Buzzi: “…bacio grande Capo”. Ma al bando le affettuosità, bisogna pensare agli affari. E coprirsi a destra e a sinistra. Così, Buzzi chiama Claudio Milardi, componente dello staff di Alemanno. Lo chiama “compagno”. Lui sta al gioco: “Compagno Milardi ti passa il compagno Alemanno”. Buzzi ride, Alemanno si fa serio: “Allora? Ma è vera ‘sta storia del disgiunto?”. Buzzi lo rassicura: “Facciamo il disgiunto, facciamo. Ozzimo ed Alemanno”. Il sindaco uscente ringrazia: “Eh, questo…questo mi onora molto”.  

La minigonna per battere e i consigli di Massimo. Nonostante il voto disgiunto, Alemanno perde e in Campidoglio arriva Ignazio Marino. Buzzi non perde tempo e a pochi giorni dall’insediamento del nuovo sindaco è già “in giro per i Dipartimenti a saluta’ le persone”. Lo comunica a Carminati, ben contento dell’intraprendenza: bisogna “vendere il prodotto amico mio, eh. Bisogna vendersi come le puttane ades…adesso”. Ci sono difficoltà, nuovi dirigenti da conoscere e tante cose da spiegare. Carminati fa il motivatore: “e allora – dice a Buzzi-mettiti la minigonna e vai a batte co’ questi amico mio, eh… capisci”. Qualche colpo va a segno. “Ohhh…me so’ comprato Coratti”, annuncia Buzzi a un amico, spiegando il nuovo sodalizio con il presidente dell’Assemblea Capitolina, Pd anche lui (pure lui si è dimesso ieri). Racconta che si sono intesi al volo: “Gliel’ho detto ‘guarda, lo stesso rapporto che c’abbiamo con Giordano (il Pdl Tredicine, ndr) lo possiamo aver con te’..m’ha capito subito!”.  

Nomine, multe e libro paga sempre pieno. C’è un direttore da piazzare, quello alle Politiche Sociali, dove transitano gare e affidamenti. Buzzi lo racconta direttamente a Carminati: “Senti poi forse..è pure prematuro dirlo però il novanta per cento siamo riusciti a piazzà l’amico nostro al Quinto Dipartimento e quindi avemo fatto bin.. (inc)..lui non ce voleva andà, gli avemo garantito duemila euro al mese in più noi… ‘vacce, te damo duemila euro in più’”. Quello è un posto chiave, spiega ancora Buzzi, “… perché oggi non c’avemo nemmeno informazioni.. non sapemo quello che succede non sapemo niente..”. Marino nel frattempo è finito nel caos multe. Buzzi è ancora al telefono con Carminati: “Senti un po’ se senti Gramazio (capogruppo di Forza Italia in regione Lazio, ndr) che intenzioni c’hanno loro con Marino perché se fossero abbastanza seri dovrebbero fallo cascà a Marino…” Carminati però ha un’altra lettura: “No, loro stanno facendo (…) …loro stanno facendo un’operazione direttamente con Zingaretti per sistemarsi Berti questi qua, pe sistemasse…perché de Zingaretti se fidano de Marino non se fida nessuno…”. Il nome del presidente della Regione Lazio torna anche in un’altra intercettazione, quando Buzzi squaderna il suo libro paga. Scrive il giudice: “a Luca Odevaine dava 5mila euro al mese, a Mario Schina dava 1500 euro al mese, ad “un altro che tiene i rapporti con Zingaretti 2500 al mese. Un altro che tiene i rapporti con il Comune 1500,un altro a 750…..un assessore a 10mila euro al mese”.  

L’eredità del capo ”So’ soddisfazioni”.   Ma di tutte le fatiche, per Buzzi, la ricompensa più grossa è la fiducia del Capo, Carminati: che gli affida 500 mila euro. “Io c’ho… c’ho… i soldi suoi – racconta   – lui sai cosa m’ha detto quando… c’aveva paura che l’arrestavano (…) è venuto da me dice ‘guarda qualunque cosa succede ce l’hai te, li tieni te e li gestisci te, non li devi dà a nessuno, a chiunque venisse qui da te… nemmeno mia moglie’, non so’ soddisfazioni?”.

da il Fatto Quotidiano del 3 dicembre 2014

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