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Emilia Romagna. Controlli a tappeto sulle cooperative “spurie” della logistica

Tanto tuonò che piovve: dopo anni di denunce e di lotte è partita in questi giorni una operazione speciale di controllo sulle cooperative della logistica sparse in Emilia Romagna.
Su richiesta della Direzione regionale del Lavoro, organo locale del Ministero del Lavoro, le Prefetture stanno coordinando l’intervento di questure, Carabinieri, Guardia di Finanza e ispettori dell’INPS: sotto la lente le cooperative che lavorano nei nodi della distribuzione come ad esempio l’Interporto di Bologna.
Ormai è risaputo che le condizioni di lavoro nelle coop del settore sono al di sotto del sopportabile: il contratto nazionale regolare permette già troppo alle cooperative, in termini di precarietà, flessibilità e paghe da fame, ma questo non basta al “mercato”.
Le denunce di ricatti, condizioni schiavistiche, decurtazioni in busta paga, lavoro nero, fino alle molestie sessuali, sono state numerose. Come tante sono state le iniziative di lotta del sindacalismo di base – scioperi, blocchi e picchetti – che si sono tradotte anche in repressione, denunce di lavoratori e licenziamenti arbitrari.
Ora anche le istituzioni “intervengono” e salta subito all’occhio l’apparente contraddizione di avere a capo dello stesso Ministero del Lavoro l’ex presidente delle centrali cooperative Giuliano Poletti. E infatti pare che per ora queste inchieste siano orientate a fare le pulci a quelle cooperative che vengono denominate come “spurie”.
Ma cosa sono le cooperative ”spurie” e come si differenziano dalle altre? Si dovrebbe ragionare sulla autenticità o meno dell’elemento sociale, sulla partecipazione dei soci (spesso obbligati ad associarsi) ai destini della cooperative, sulla tutela contrattuale dei lavoratori e cose simili, ma alla fine nella pratica la distinzione tra una coop spuria e una “pura” è l’associazione o meno di questa alle grandi centrali cooperative (Legacoop, Confcooperative e Agci) che dovrebbero garantirne con controlli interni la regolarità, insomma un fai da te legittimato dalle istituzioni.
È serio, oggi anche alla luce di quello che sta emergendo e arrivando a Bologna dalla vicenda della fascio-mafia romana, fare queste distinzioni?
Salvatore Buzzi, il braccio destro dell’ex Nar Massimo Carminati arrestato per associazione mafiosa nell’inchiesta su “Mafia Capitale”, era nel consiglio di sorveglianza del potente Consorzio nazionale servizi; lo stesso Consorzio raggruppa 206 cooperative che hanno appalti in tutta Italia con enti locali, USL, ecc, tra le sue associate la orami famosa “Cooperativa 29 Giugno” di Roma ma anche la potente Manutencoop coinvolta nell’inchiesta dell’Expo di Milano.
I confini tra coop “spurie” e coop “vere” non si tracciano con l’appartenenza alle storiche associazioni come questa inchiesta sulle cooperative in Emilia Romagna può lasciare intendere, e come piacerebbe ai manager della Legacoop e del Partito Democratico.

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