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Sciopero Cgil. La rimozione dei cerchiobottisti

Quello che segue è il testo che Fabrizio Tomaselli, dell’esecutivo della Usb, aveva scritto per l’ultimo numero di Left – su esplicita richiesta della redazione – e che doveva essere pubblicato insieme a quello di un esponente della Cgil, sullo sciopero del 12 dicembre. Ma l’articolo di Tomaselli non è stato pubblicato mentre l’articolo di Nino Baseotto della Cgil è stato pubblicato. 

E’ buona norma che quando si chiede a qualcuno un articolo o un intervento, poi occorre prenderlo indipendentemente se quello che c’è scritto coincida o meno con gli orientamenti redazionali. L’atteggiamento cerchiobottista, come noto, alla fine si rivela sempre unilaterale, come l’equidistanza o i “né né”. Allora è meglio dichiararsi unilaterali sin dall’inizio e assumersene oneri e onori.

Qui di seguito l’articolo di Fabrizio Tomaselli (red.)

Quando uno sciopero non è costruito su obiettivi chiari, oltre ad essere inutile e costoso per i lavoratori, può diventare addirittura dannoso. Questo è il caso dello sciopero generale di Cgil, Uil e Ugl del 12 dicembre, indetto dopo aver avallato tutte le politiche del lavoro dei governi degli ultimi anni senza opporsi con un’ora di sciopero alla distruzione del diritto del lavoro, al blocco dei contratti, all’aumento della precarietà, alla controriforma delle pensioni. Uno sciopero che si farà a cose fatte, con un Jobs act già approvato, quando invece la Cgil avrebbe potuto scioperare e chiamare i lavoratori a scendere in piazza a tempo debito.

L’USB ha scioperato il 24 ottobre scorso. La manifestazione della Cgil indetta il 25 ottobre è stata tanto grande quanto inutile e se veramente avesse voluto iniziare ad opporsi alle politiche economiche e del lavoro di Renzi, avrebbe potuto scioperare insieme a noi. Invece no. Questa è la Cgil della Camusso, che ha firmato l’Accordo antidemocratico e anticostituzionale del 10 gennaio sulla “rappresentanza sindacale” (leggi monopolio sindacale) con Bonanni, Angeletti e Squinzi per tentare di eliminare il dissenso. Questa è la Cgil che, mentre indice lo sciopero generale, è più attenta agli equilibri al suo interno – e soprattutto all’interno del PD – che non agli interessi dei lavoratori. Questa è la Cgil che indice lo sciopero ma continua a strizzare l’occhio a Confindustria e alla Cisl. Uno sciopero, quello del 12 dicembre, che fa leva sulla legittima e sacrosanta rabbia dei lavoratori, ma il cui principale obiettivo è la restaurazione di quella concertazione che ha distrutto il movimento dei lavoratori, – e che è comunque lontana dai desiderata di Confindustria e dello stesso Renzi, convinti ormai di poter fare senza il sindacato, forti delle indicazioni e dell’appoggio di UE, FMI e BCE.

E’ per questi motivi che l’USB dice ai lavoratori e alle lavoratrici di non scioperare con Cgil, Uil e Ugl e indica loro l’unica strada che ormai è percorribile: lo sviluppo di una vera alternativa sindacale. Un’alternativa che in questi ultimi anni e mesi sta crescendo in modo esponenziale e che vede migliaia di lavoratori e lavoratrici abbandonare Cgil, Cisl, Uil e Ugl e tantissimi – fra cui delegati e rappresentanti sindacali – approdare all’ USB, che viene riconosciuto come sindacato trasparente, democratico, indipendente, conflittuale e di massa: in pratica uno strumento utile alla difesa degli interessi della classe dei lavoratori. Questo è ciò che serve, non scioperi farsa come quelli del 12 dicembre.

 

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