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Bologna: il sindaco Merola vuol vendere l’acqua pubblica

Qualcuno si è mai chiesto come sta andando la privatizzazione dell’acqua, dopo che gli ultimi tre governi nazionali e vari governi locali hanno calpestato il referendum del 2011 in cui si affermava chiaramente la volontà degli italiani e delle italiane di mantenere pubblica la gestione del servizio di erogazione idrica?

Beh diciamo che di questi tempi di crisi e di corsa alla speculazione, tutto è buono per fare cassa. Il sindaco di Bologna, Merola, principale azionista della multiutility Hera, ha annunciato qualche settimana fa la possibilità di vendere una parte consistente delle quote dell’azienda detenute dal comune.
In questo modo, la quota di proprietà pubblica di Hera passerebbe dal 51% al 35%. Se l’operazione dovesse andare in porto rappresenterebbe una delle piu gravi violazioni sostanziali dell’espressione della volontà popolare, e il comune incasserebbe 100 milioni di euro per “investimenti”, in realtà per tentare di far quadrare il bilancio della città, svendendo però un importante patrimonio cittadino.
I cavilli legislativi, del resto, permettono di scavalcare la volontà popolare e di permettere tutto questo: la Legge di Stabilità infatti permetterebbe il controllo della municipalizzata anche senza la detenzione della maggioranza assoluta delle quote, anche se ovviamente, quello che non sarà piu di proprietà pubblica diventerà un affare degli azionisti… bell’affare insomma!

D’altra parte, in Emilia Romagna, succede anche l’opposto! Dopo il referendum, alcuni comuni tra cui quello di Reggio Emilia, Parma e Picenza, hanno intrapreso la via del mantenimento della gestione pubblica dell’acqua, tirandosi fuori dall’altra multiutility emiliana, l’Iren. Per qualche “strano” motivo oggi chi spinge per la privatizzazione di Iren, non sono i privati, i magnati delle città…ma il sindacato tornato per un po’ sulle ‘barricate’ contro Renzi e già tornato a nanna dopo lo sciopero spot del 12 dicembre, la CGIL. 

Proprio pochi giorni fa infatti il sindacato di Susanna Camusso e Maurizio Landini ha auspicato una maggiore autonomia per l’azienda che offre servizi pubblici a Reggio Emilia, Parma e Piacenza, definendo però i processi di aggregazione tra le utility come la strada giusta per gli investimenti e il miglioramento dei servizi, e chiedendo allo stesso tempo anche di ritornare a un radicamento nel territorio.
“Leggere sulla stampa che ‘la Cgil regionale è contraria al processo di ripubblicizzazione dell’acqua avviato a Reggio’, ci disorienta a dir poco” spiega in un comunicato il comitato Acqua Bene Comune di Reggio Emilia, aggiungendo che “Piuttosto che a procedere con la ripubblicizzazione dell’acqua, si invitano i sindaci a ‘riflettere fino in fondo sull’esperienza Iren, invitandoli a restare in Iren stessa chiedendo una maggiore autonomia attraverso il rilancio di Iren Emilia, oggi una scatola vuota”.

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