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Caruso. “C’è chi fa politica speculando sull’ignoranza”

La censura del vicino è sempre più intollerabile, quella di casa nostra invece è “difesa dei valori”… http://www.catanzaroinforma.it/pgn/newslettura.php?id=75375

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L’ex no global Caruso, passato alle cronache per aver definito ‘assassino’ il professore Marco Biagi, poi ucciso dalle Brigate rosse, ha una lunga serie di precedenti penali a suo carico, che vanno dall’associazione sovversiva e cospirazione contro lo Stato alla rapina, dall’aggressione a un poliziotto all’interruzione di pubblico servizio. Non entro nel merito della decisione con cui la commissione ha assegnato l’incarico a Caruso, al quale non faranno sicuramente difetto le competenze accademiche, ma sento il dovere di sottolineare che, forse, sarebbe stato il caso di proporre una figura meno controversa per l’incarico nel corso di laurea di sociologia. Penso sia una questione di opportunità e buon senso, considerato che il curriculum politico di Caruso non può non lasciare perplessi. Il Corso di laurea in sociologia dell’Ateneo “Magna Graecia” dovrebbe crescere sotto auspici ben diversi, se è vero che l’Università del Capoluogo vuole e deve diventare centrale anche nel processo di rinascita del centro storico, dove ha sede lo stesso Corso di laurea in sociologia”

Sono queste le pesanti parole del Presidente del Consiglio Comunale di Catanzaro, Ivan Cardamone, a proposito della possibilità di un incarico all’Università a Francesco Caruso.

Rispetto a questo evidente atto di arroganza oscurantista e di censura preventiva contro il legittimo diritto di Francesco Caruso di lavorare presso l’Università calabrese abbiamo posto all’attivista Caruso alcune domande per Contropiano:

  1. Cosa pensi di questa forte ingerenza discriminatoria nei tuoi confronti? Addirittura c’è chi parla di difesa del “senso dello stato”. Come interpreti questa vicenda?

Sono restato allibito e sconcertato dalle polemiche: per un incarico di insegnamento all’università di Catanzaro, con un contratto precario e una retribuzione irrisoria, ecco sbucare politicanti di provincia che arrivano a paventare manifestazioni di protesta fuori l’università per impedirmi di svolgere il mio lavoro. Questi signorotti di provincia, che pensano di poter mettere bocca e mano su tutto finanche sugli incarichi di insegnamento universitari, non si capacitano che qualcuno venga selezionato attraverso un concorso pubblico e scelto in base alle sue specifiche competenze, piuttosto che per amicizie e parentele politiche. Queste polemiche lasciano il tempo che trovano, però ci aiutano a comprendere come il primo vero nemico da combattere, soprattutto in alcune realtà provinciali meridionali, è l’ignoranza, perchè è sull’ignoranza che i prepotenti e gli arroganti costruiscono le proprie fortune.

  1. Il pensiero critico è sempre più tartassato nelle scuole e nelle università. C’è chi invoca la delazione verso qualsiasi comportamento ritenuto non compatibile oppure c’è chi chiede la dissociazione dai fatti di Parigi ai genitori dei bambini musulmani. Ci fai un quadro dal tuo punto di osservazione?

E’ un clima pesante quello che si vive in Italia. Avendo avuto l’opportunità di lavorare in Spagna in questi ultimi anni, mi sono accorto della distanza siderale che separa questi due paesi, entrambi colpiti pesantemente dalla crisi economica. In questo scenario di disoccupazione e precarizzazione dilagante, in Italia si continuano ad aizzare gli spettri ele paure più meschine, con gruppi e leader politici che ancora costruiscono carriere e consensi aizzando contro gli immigrati, mentre il vero dramma delle nostre terre è sempre più l’emigrazione. Con un saldo migratorio ormai quasi in negativo, con il saldo naturale sempre più in picchiata, noi stiamo ancora a parlare di emergenza immigrazione. In spagna fortunatamente c’è un ondata di partecipazione civica, di mobilitazione sociale e sindacale che ha spazzato via i facili populismi, per porre al centro dell’attenzione i veri problemi della società contemporanea come la finanziarizzazione imperante, il dualismo sociale sempre più marcato.

  1. Come valuti i moderni processi di sussunzione capitalistica in corso anche nei confronti del sapere, ritenuto sempre più come pura merce?

I tagli all’istruzione e alla formazione sono ormai una costante degli ultimi decenni in questa Italia sempre più povera dove si investe sempre meno anche nella ricerca, fanalino di coda non solo in Europa ma con cifre del tutto ridicole se confrontate con gli investimenti che alcuni paesi emergenti – penso soprattutto all’America Latina – hanno indirizzato sull’istruzione. Così come il tasso impetuoso di crescita dell’emigrazione, anche queste percentuali disvelano niente altro che il processo che Krugman definisce di “mezzogiornificazione” europea, nel quale il ruolo dell’Italia nella dimensione europea rispecchia quello che è stato il ruolo del meridione nella fase di espansione fordista per il triangolo industriale: bacino di forza-lavoro a buon mercato e sbocco commerciale per i prodotti industriali.

L’università è diventato un ingranaggio di questo sistema, con una diversificazione dell’offerta a seconda della redditività e della sottomissione alle logiche dell’impresa e del profitto. Eppure resta per molti aspetti ancora un luogo di “resistenza” culturale e lo dimostra il boom delle iscrizioni alla facoltà di sociologia di Catanzaro negli ultimi due anni: l’inquietudine della crisi apre interrogativi profondi anche in coloro i quali hanno vissuto per anni in realtà ovattate e passive, e la sociologia critica cerca di riflettere proprio intorno a questi interrogativi.

  1. Quanto pensi abbia pesato il tuo percorso politico nei movimenti di lotta degli ultimi anni nel caso di discriminazione di cui sei vittima?

Purtroppo non è la prima volta che mi trovo a fare i conti con questi atteggiamenti discriminatori. Mi era già successo nel 2002 quando dopo aver vinto una selezione pubblica per una borsa di studio presso il centro ricerche del Formez, venne il direttore in persona da Roma il primo giorno di lavoro a comunicarmi la sospensione perchè avevo criticato pubblicamente il lavoro interinale. Chiaramente il ricorso al Tar mi diede ragione e condannò il Formez a restituirmi i soldi, ma non fui mai più integrato nel Formez, a proposito dell’articolo 18.

Lo stesso avvenne per un lavoro che svolgevo al Parco nazionale dell’Abruzzo, allorquando i carabinieri andarono a terrorizzare l’anziana signora che aveva affittato i locali, dicendogli che ospitava un noto terrorista.

Nelle università dove ho lavorato, a Cosenza come ora a Catanzaro, fortunatamente ho trovato un ambiente meno ostile e più autonomo dalle ingerenze e dalle persecuzioni politiche, anche se non nascondo il piacere di lavorare all’estero dove posso tranquillamente fare e dire quello che voglio, senza il rischio di dover incrociare pregiudizi e ostilità da parte di chi non tollera finanche la semplice possibilità di poter pensare criticamente.

 

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