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Renzi si impicca all’Italicum

A forza di forzature il forzuto rischia lo strappo. AVviene nel body building, ma anche in politica la flessibilità dei tessuti – quelli relazionali, in questo caso – non può mai essere infinita.

Dopo tredici mesi vissuti di corsa, al ritmo del programma di “rinascita democratica” di piduista memotia, ora il bambolo di Pontassieve si ritrova suo malgrado in una posizione molto scomoda. Convinto di poter frullare come frutta sfatta la minoranza interna al suo partito (o come si chiama adesso), si è impiccato – quasi – definitivamente al disegno di legge elettorale da lui stesso inopportunamente chiamato Italicum (senza ricordarsi della tragedia dell’Italicus, insomma).

Per un tattico, sicuramente un errore. Abituato a non lasciare appigli o impegni certi, si ritrova con poco fiato in corpo, legato mani e piedi a una riforma elettorale che potrebbe anche venir rispedita indietro dal presidente della Repubblica, se resterà coerente con la decisione presa dalla Consulta di cui faceva parte quando bocciò per incostituzionalità il “porcellum”.

Ma anche se trovasse una maggioranza qualsiasi per far approvare il suo testo, magari ricorrendo al voto di fiducia – e questa sarebbe ben più di una forzatura, sul piano della prassi istituzionale, perché non si è mai vista una legge elettorale imposta di forza a un Parlamento che non la vuole votare – in ogni caso ha aperto due portoni alla possibilità che questa volta il Pd si spacchi davvero.

E a suo modo è una notizia. Anche se rischia di avere effettti mptiferi su quel poco (pochissimo) di discussione che si è aperta a sinistra in base ai tormenti del governo greco e quindi alla scoperta di vivere in un continente governato dalla Troika e senza alcuna possibilità “istituzionale” di cambiarne il segno, rivedere i trattati, “riformarne” la governance.

L’eventuale, possibile, probabile, fuoriuscita dal Pd della variopinta schiera di oppositori fin qui tiepidissimi apre infatti scenari inquietanti in cui l’elemento dominante sarebbe una “droga ideologica” molto simile a quella con cui abbiamo convissuto per oltre venti anni. Con Renzi e qualcun altro nel ruolo di Berlusconi, ovvero nel ruolo della “destra da battere tramite una grande alleanza di centrosinistra”. Sarebbe qualcosa di peggio della pura ripetizione, del bis in idem. Sarebbe un’autentica truffa politica, oltretutto condannata a una disastrosa sconfitta. Difficile infatti ripresentare come “svolta di sinistra” una collezione di personaggi che hanno messo la faccia e il nome su alcune delle peggiori operazioni volute dalla Troika (le “lenzuolate di privatizzazioni” di Bersani, il “pacchetto Treu” che ha legalizzato la precarietà perenne, diverse riforme delle pensioni a perdere, ivi compresa quella della Fornero con Stefano Fassina viceministro dell’economia con Monti).

Un carrozzone impresentabile che verrebbe ridicolizzato dal renzismo, sempre pronto a risollevare la memoria di vecchie porcate anche dimenticate dai più.

Viene il dubbio che Renzi stia cercando di buttarli fuori di proposito…

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