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Rimossi il poliziotto “rivendicatore” e un dirigente di Ps

Le scuse, i “fraintendimenti” e le interviste non sono apparse credibili neanche al governo. E per suo tramite al capo della polizia Alessandro Pansa. Così per l’agente Tortosa – autore di quel “fantastico” post su Facebok in cui rivendicava d’essere uno dei quelli entrati nella scuola Diaz, la sera del 21 luglio 2001, a Genova – è arrivato il provvedimento di sospensione dal servizio.

Stessa sorte per il dirigente del Reparto Mobile di Cagliari. Antonio Adornato, da poco nominato per “rinnovare l’immagien” del corpo di P.S., che aveva sottolineato con un like queste auliche parole: “Io sono uno degli 80 del VII nucleo. Io ero quella notte alla Diaz. Io ci rientrerei mille e mille volte“.

“Oggi i Reparti Mobili, la polizia, sono un’altra cosa, sono diversi. La polizia è paladina della legalità”, ha sottolineato Pansa, aggiungendo che “se c’è qualcuno che sbaglia, sbaglia lui e verrà sanzionato”. Ma di numero identificativo sulle divise dei reparti mandati in piazza silenzio assoluto, come prima.

Lo schifo sollevato dal post – e dai commenti dei “colleghi”, a cementificare l’immagine di una polizia apertamente fascista per ideologia, comportamenti quotidiani, “nemici” contro cui si scaglia con assoluta volontarietà e nessun riguardo per le leggi – ha quindi costretto l’esecutivo, se non altro per non doer sopportare altre denunce in sede europea, a dare un segnale di “smaltimento degli impresentabili”.

Il Tortosa ha provato, ancora oggi, a mostrarsi meno fascista di quel che le sue parle scritte certificavano (“Carlo Giuliani fa schifo e fa schifo anche ai vermi sottoterra”, tra altre perle di schifezza), è arrivato a giurare che ha “votato Pd” (appunto!). Ma ormai la marea del perbenismo che deve ammantare la “ggiòvane” classe politica a Palazzo Chigi aveva superato i livelli di guardia. Quindi via i reprobi (solo due) e avanti con la litania seriale delle “poche mele marce”.

Giuliano Giuliani, padre di Carlo, ucciso durante i disordini del G8 del 2001 a Genova, aveva chiesto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella in una lettera aperta se non ritenga di dover “chiedere scusa a Carlo in nome dello Stato” per le “offese insopportabili” rivolte a suo figlio da un agente di polizia di Stato.

La conclusione provvisoria ci sembra ovvia, e segnalata da più di qualcuno: Tortosa viene punito non per aver torturato – come da sentenza della Corte di giustizia europea – ma per averlo rivendicato. Insomma, è un ingenuo che ha dimenticato la prima regola dell’ipocrisia del potere: “si fa, manon si dice”.

Schifo su schifo.

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