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Boschi e Fornero, quando la menzogna è donna

Lo dico conoscendo il genere: se le donne devono conquistarsi la parità con gli uomini esibendo un tasso di menzogna così alto, la partita individuale possono anche vincerla, quella del genere è persa definitivamente. In fondo, l’accusa originaria era che il mondo al maschile faceva un po’ schifo e avremmo potuto migliorarlo solo noialtre. Se siamo pari al gradino più basso, addio cambiamento. In meglio, voglio dire.

Apprendo dalle agenzie che Maria Elena Boschi, giovane aretina laureata in legge, con qualche preferenza per il diritto commerciale (l’hanno messa  a fare le riforme costituzionali, un senso ci deve essere; commercialmente parlando…) avrebbe dichiarato a proposito della scuola e della “riforma” renziana, che ha portato in piazza tutti coloro che la scuola la fanno vivere: «quello che non è accettabile è lasciare le cose come sono. La scuola solo in mano ai sindacati funziona? Io credo di no». 

Qualche ora di lezione l’ho messa sulle spalle anch’io e devo dire che la scuola è in mano a tanta gente che non ne capisce nulla (presidi che cercano di fare i manager colleghi stanchi e demotivati, studenti che si comportano come vedono fare nei talk show, “riformatori” che andrebbero messi in riformatorio, ecc). E qualche sindacalista maneggione, indubbiamente, ci sguazza pure. Ma da qui ad “avere in mano la scuola”, in splendida solitudine, ce ne corre parecchio.

Se le parole hanno un senso simile per tutti coloro che parlano la stessa lingua, almeno. Se invece si devono sparare battute da bar, allora è giusto ricordare che la signorina Boschi è arrivata dov’è – con qualche probabilità – grazie al fatto di essere figlia di Pierluigi, vicepresidente della Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio, casualmente scelta dall’aretino Licio Gelli come banca fiduciaria in cui versare le quote di iscrizione alla Pidue. Perché di “cultori della materia” – diritto commerciale – elevati al rango di ministro non se ne sono mai visti prima e probabilmente non se ne vedranno più. Una volta compiuto lo scasso con destrezza ai danni degli equilibri costituzionali repubblicani.

Insomma, la signorina mente con naturalezza, come il suo premier, con lo stesso stile e – presumo – grazie allo stesso staff di istruttori. Quel che dice non ha nulla a che fare con la realtà che anche noi conosciamo, ma solo con la necessità di stendere un velo di chiacchiericcio ottimistico sulle operazioni che questo governo va svolgendo a danno della popolazione tutta e a vantaggio di Confindustria o di qualsiasi altro capitalista voglia prendersi un pezzo di questo paese.

Ma non è l’unica donna a esercitarsi nella triste arte della lingua biforcuta. Elsa Fornero, ex ministro giustamente odiata da chiunque debba vivere di pensione (giovani che non l’avranno mai e anziani che la vedono allontanarsi ogni anno che passa), se n’è uscita a Mezz’ora, con Lucia Annunziata, in questo modo: «La sentenza della Consulta (sulla mancata integrazione all’inflazione delle pensioni al di sopra dei 1.200 euronetti al mese, ndr) rimette di nuovo al centro i cosiddetti diritti acquisiti, che invece vanno discussi con molta pacatezza e molta serietà. Bisogna domandarsi chi paga il conto della tutela di chi è già in pensione, e se sono sempre i giovani vuol dire che nella Costituzione non c’è protezione per i giovani».

Chi paga? Signor ex ministro, ha mai letto da qualche parte che la pensione è “salario differito”, grazie ai contributi previdenziali non percepiti in busta paga durante la carriera lavorativa e quindi “accantonati” per il dopo? Strano, c’è scritto su tutti i manuali, anche dell’istituto tecnico…

Nei giorni scorsi, grazie ad alcuni giornalisti compiacenti, l’ex ministro aveva fatto sapere di aver versato la sua famosa lacrima proprio per essere stata “costretta” – dal ministro del Tesoro d’allora – ad accettare quella misura poi bocciata dalla Consulta. Con vivo e fremente sprezzo del ridicolo, oggi sostiene che la sentenza della Corte Costituzionale che cancella (temporaneamente, stanno preparando il decreto-copia-e-incolla) quella norma è “un errore”. Delle due l’una: o era una norma così sbagliata da farla piangere (e allora dovrebbe plaudire, magari con discrezione, alla sentenza) oppure era una scelta condivisa anche da lei (che quindi ha pianto per altre ragioni, magari indicibili).

Ma c’è di peggio. Nell’ansia di criticare la Consulta, la signora Deaglio – protagonista di un’altra inarrestabile carriera, dal diploma di ragioneria fino alla cattedra universitaria, e di lì a una notevole molteplicità di incarichi (vedi in fondo) prima di sbarcare nel governo di Mario Monti – arriva a collegare la sentenza della Consulta con la “mancanza di protezione per i giovani”. Addirittura “dimenticati dalla Costituzione”…

Populisti si nasce, signora mia. O almeno si studia per diventarlo senza inciampare in certe fesserie. Se chi oggi ha meno di 40 anni e, pur lavorando, non ha alcuna prospettiva di godere – quando potrà smettere, se ancora vivo – una pensione decente, è anche grazie alla sua riforma delle pensioni del 2011. Se in questo disgraziato paese ci fosse qualcuno che ricorda quel che è accaduto ieri o l’altro ieri, signore come la Boschi o la Fornero non troverebbero mai un microfono in cui rovesciare cotanta “saggezza”.

Biografia di Elsa Fornero, da Wikipedia:

Professore universitario ordinario dal 2000 di economia politica presso la Scuola di management e economia dell’Università di Torino, viene indicata come «allieva di Onorato Castellino»[2]. Insegna macroeconomia ed economia del risparmio, della previdenza e dei fondi pensione (in inglese). Le sue ricerche scientifiche riguardano i sistemi previdenziali, pubblici e privati, le riforme previdenziali, l’invecchiamento della popolazione, le scelte di pensionamento, il risparmio delle famiglie e le assicurazioni sulla vita.

È coordinatore scientifico del CeRP (Centre for Research on Pensions and Welfare Policies, Collegio Carlo Alberto).

È membro onorario del Collegio Carlo Alberto, membro del Collegio docenti del dottorato in Scienze economiche dell’Università di Torino e del dottorato in Social Protection Policy presso la Maastricht Graduate School of Governance (Università di Maastricht), di cui è anche docente, membro del Nucleo di valutazione della spesa previdenziale, costituito presso il Ministero del Welfare, membro del comitato scientifico dell’Observatoire de l’Epargne Européenne (Parigi), membro del comitato editoriale della Rivista Italiana degli Economisti, editorialista del quotidiano economico e finanziario il Sole 24 ore.

Dal 1993 al 1998 è stata consigliere comunale al Comune di Torino, eletta con la lista “Alleanza per Torino” a sostegno del sindaco di centro-sinistraValentino Castellani.

Nel 2001 ha ricevuto (ex aequo con Ignazio Musu) il premio Saint Vincent per l’economia. Nel 2003 ha ricevuto (ex aequo con Olivia Mitchell) il premio INA-Accademia dei Lincei per gli studi in materia assicurativa.

È stata vice presidente del Consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo (2010-2011)[3][4][5], vice presidente della Compagnia di San Paolo (2008-2010)[6], membro del consiglio direttivo della Società italiana degli economisti (2005-2007), membro del comitato scientifico di Confindustria (2005-2006), membro della commissione di esperti valutatori presso la World Bank (2003-2004), con l’incarico di valutare il ruolo di assistenza svolto dalla Banca nell’attuazione delle riforme previdenziali di paesi con economie di transizione, membro della commissione di esperti della Task Force su “Portability of Pension Rights and Taxation of Pension Schemes in the EU” costituita presso il CEPS (Center for European Policy Studies), Bruxelles (2001-2003), membro della Commissione Ministeriale di esperti indipendenti per la verifica previdenziale (2001), componente del Comitato Scientifico del Mefop (2000-2003).

Nel 2013 ha ricevuto il premio “Ezio Tarantelli” del Club dell’economia, per la migliore idea economica dell’anno: ASPI (assicurazione sociale per l’impiego), un nuovo ammortizzatore sociale, introdotto attraverso la riforma del mercato del lavoro che porta il suo nome.

Nel 2014 entra nel consiglio di amministrazione della Centrale del Latte di Torino, nominata nel board della società quotata in borsa, in qualità di consigliere indipendente. Resterà in carica, come gli altri membri del nuovo consiglio d’amministrazione, fino all’approvazione del bilancio al 31 dicembre 2016.

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1 Commento


  • PINO

    Le due signore in esame fanno parte di quelle persone che stanno , con mezzi più o meno legali, schiavizzando il Popolo e vendendo la nostra Democrazia. Mi auguro per loro che capiscano che dopo,non importa quanti anni ci vorranno, quando il Popolo capirà dovranno augurarsi di scomparire.

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