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Napoli. La “guerra” di Mimmo contro la Fiat

Oggi a  mezzogiorno in punto si è svolta, fuori la sede del Consiglio Comunale di Napoli, la conferenza stampa di Mimmo Mignano , l’operaio rimasto sei giorni su una gru per protestare contro il licenziamento suo e di altri 4 colleghi da parte della Fiat di Pomigliano . Licenziamento avvenuto dopo aver inscenato il suicidio  di un fantoccio con la maschera di Marchionne, kermesse politico-spettacolare fatta  per denunciare il suicidio di una collega in cassa integrazione. In verità Mimmo sono sei anni che non riesce più a entrare in Fiat. E’ stato licenziato 4 volte e già per tre volte il Giudice del Lavoro gli ha dato ragione. Ma di rientrare in Fiat non se ne parla. Gli ultimi periodi trascorsi a lavoro li ha passati nel famigerato Reparto Confino di Nola. Il luogo dove la Fiat di Marchionne manda gli indesiderabili ovvero coloro che non abbassano la testa di fronte alle angherie della proprietà e che cercano di organizzare le lotte.  Sono ancora confinati attualmente lì  venti operai. In reparti dove non possono lavorare ma dove sono monitorati costantemente dai quadri aziendali come in un Truman Show.

Mimmo è un compagno di mille battaglie ma certo è normale chiedergli come abbia potuto resistere 6 giorni su una gru esposto a tutte le intemperie, dal caldo afoso e asfissiante al freddo della notte, dal vento forte alla pioggia dell’utimo giorno. In verità il viso è già  in grado di raccontare molto. La pelle è ancora scottata dal sole. Racconta del grande scoramento che ogni tanto lo attanagliava, la paura di sentirsi male, le difficoltà quotidiane, il dormire poco, la stanchezza esagerata ma soprattutto racconta di una grande determinazione, di grandi motivazioni a resistere.

Ma Mimmo più che raccontarsi, più che narrare la sua Odissea a 100 metri di altezza vuole pubblicizzare la giornata di lotta del 21 di maggio quando il Tribunale di Nola dovrà decidere sul reintegro dei 5 operai. Presidio alle 10 . Indetto dal Si Cobas il sindacato di cui Mimmo è delegato. Infatti è accompagnato da Peppe D’alesio, il coordinatore regionale . E insieme pubblicizzano anche lo stato di agitazione alla Fiat di Pomigliano e il lancio dello sciopero di 2 ore per il 21 stesso . Iniziativa addirittura nazionale che vedrà la partecipazione di tante rappresentanze sindacali da fuori regione. Solo da Bologna sono attesi diversi pullman. Ha già dato la sua adesione anche Giorgio Cremaschi, ex dirigente della minoranza Fiom in lotta da sempre contro i vertici della Cgil.
 
Mimmo parla di queste iniziative come consequenziali ai giorni trascorsi sulla gru, la lotta deve continuare, D’alesio invece inserisce la lotta di giovedi nella battaglia generale contro le devastazioni del Piano Marchionne. Ricorda le condizioni in cui si lavora a Melfi, tra straordinario obbligatorio e domeniche lavorative.  Accenna al cambiamento in atto negli ultimi tempi con gli operai sempre più stufi delle burocrazie sindacali. Segnali importanti su cui impegnarsi. Definisce sindacati gialli e neo corporativi i sindacati complici. Per vincere gli operai dovranno necessariamente emanciparsi da essi.

Insieme poi ricordano che proprio il 21 si riunirà anche la Commissione  interna della Fiat  composta da 5 delegati rsa, quindi eletti direttamente dalle segreterie sindacali ( le sigle che hanno firmato il Piano Marchionne), organismo previsto dal Piano Marchionne con la commissione che decide a maggioranza se uno sciopero è legittimo oppure no. Cobas e Fiom ne sono ovviamente fuori.

Appuntamento quindi a giovedi. A Nola. La città che diede i natali a  Giordano Bruno. Vittima dell’oscurantismo e del potere. Ma allora come oggi ribellarsi è giusto. Costi quel che costi.

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