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Roma, l’ambasciatore ucraino attacca Marino per i manifesti su Mozgovoy

Il comandante della “Brigata Fantasma” Aleksey Mozgovoy, assassinato lo scorso 23 maggio nel corso di un agguato da parte di sconosciuti insisme alla sua scorta, alla sua portavoce e ad alcuni civili, continua a spaventare i golpisti ucraini anche da morto.
Nei giorni scorsi l’ambasciatore dell’esecutivo ultranazionalista e fascistoide di Kiev, Yevghen Perelyghin, scritto nientemeno che al sindaco di Roma, Ignazio Marino, per chiedere la rimozione dei manifesti che commemorano il leader della resistenza antifascista della Nuova Russia, definendo Mozgovoy come “terrorista filorusso” e autore di numerose stragi, invitando il primo cittadino della capitale a prevenire in futuro il ripetersi di quelli che il rappresentante diplomatico chiama “spiacevoli episodi”. Al momento non risulta che il Campidoglio abbia ufficialmente invitato il diplomatico ucraino – che ha accusato Marino di ‘inazione’ e ‘negligenza’, anche se poi nella lettera si esprime la convinzione che i manifesti commemorativi siano stati affissi «senza i permessi necessari del Comune di Roma», ma soprattutto…«a insaputa del sindaco» – a cessare ogni ingerenza negli affari interni italiani. In Italia, almeno formalmente, esiste ancora la libertà di espressione e di manifestazione, al contrario di quanto accade a Kiev dove il golpe del febbraio 2014 ha instaurato un regime autoritario dove recenti leggi concedono alle autorità politiche e di polizia mano libera nella repressione del dissenso politico.

 

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