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La Sicilia ai Cinque stelle, Pd nel baratro

In Sicilia si votava anche stamattina, e solo pr questo il risultato arriva “separato” e ancor più rilevante. Il Pd praticamente viene sommerso dai Cinque Stelle in tutti e cinque i ballottaggi, comprese le città più importanti, Gela e Augusta, città del governatore regionale Crocetta passato in pochi anni da castigamatti dei poteri mafiosi a complice di tutte le peggiori “pensate” del Pd regionale. Fino al condono edilizio deciso a 48 dai ballottaggi….

Il dato significativo è anche lo scarto immenso registrato nelle due città siciliane a favore del M5S: a Gela, Domenico Messinese ha preso il 64,65 dei voti (con il 54% della partecipazione al voto); ad Augusta, Maria Concetta Di Petro si è affermata addirittura con il 75%. Un vero plebiscito (col il 57% dei votanti) che ben pochi avevano previsto.

La reazione dei Dem – “Dai ballottaggi vengono risultati con luci e ombre. L’analisi puntuale conferma che il Pd è nettamente il primo partito in Italia anche nel numero dei sindaci, ma non è sufficiente a farci brindare” e “giudicare positivo il risultato”. Lo dichiara Lorenzo Guerini che tra l’altro afferma: “Brucia la sconfitta di Venezia”. “Aver riconquistato città simbolo come Mantova o Trani o confermato buoni amministratori a partire da Lecco non è sufficiente a giudicare positivo questo risultato“.

Il Pd perde anche ad Enna, dove lo storico sindaco, Vladimiro Crisafulli, ex senatore, stavolta è finito clamorosamente sotto. 

Questi risultati cambiano – e  non poco – le prime valutazioni sul significato politico di queste elezioni amministrative parziali, ma rappresentative dell’umore del paese su tutto il territorio nazionale. Una specie di maxi-sondaggio che vede un sicuro sconfitto, Matteo Renzi e la sua sqadretta di giovani picchiatori scatenati contro Costituzione e diritti del lavoro. Persino Arezzo, feudo teorico della sua prediletta Maria Elena Boschi (l’unica “cultrice della materia” che sia stata nominata ministro), è finita al centrodestra. Che però non può cantare vittoria più di tanto. La portata del voto ai Cinque Stelle, infatti, dice chiaramete che la partita politica si sta giocando con tre squadre di quasi pari potenza. Ma proprio l’astensionismo crescente spiega che è la terza – gli “anti-sistema politico consolidato”, ovvero i Cinque Stelle – ad avere il margine di crescita potenziale maggiore. 

Ed è curioso dover sottolineare l’esistenza di questa “triade” nonostante tutti i media di regime, da mesi, hanno deciso che la partita avrebbe dovuto essere “a due”. Anzi, tra i “due Matteo”, facendo del felpista Salvini una costante a qualsiasi talk show, dalla mattina alle otto alla tarda serata.

Chissà se qualcuno non sta meditando di rimangiarsi l’Italicum…

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