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Giugliano. Chi sversa i rifiuti che vengono incendiati nei roghi? Non certo i Rom

Da anni in Italia, a causa anche della speculazione politica degli “imprenditori della paura”, ciclicamente si promuovono campagne mediatiche di criminalizzazione di immigrati, richiedenti asilo e Rom, generando anche vere e proprie persecuzioni o deportazioni.

Nelle ultime settimane, stante anche l’iperattivismo della Lega razzista di Salvini e dei suoi seguaci meridionali, nel nostro Paese, così come a Giugliano, si sta assistendo ad una vera e propria caccia all’uomo nei riguardi degli immigrati richiedenti asilo politico e delle popolazioni Rom. A queste retoriche di tolleranza zero e razziste non si sottraggono nemmeno coloro che sulla carta si definiscono “progressisti” o “democratici”: di fatti, le dichiarazioni irresponsabili del Governatore De Luca e del Sindaco Poziello contribuiscono ad alimentare il clima di odio e di intolleranza razziale. 

L’attuale classe politica, sulla scorta delle esperienze passate, affronta la “questione Rom” con il solito atteggiamento populista, facendo ricorso a strumenti unicamente repressivi: sgomberare i campi Rom senza avere una valida soluzione di sistemazione per le famiglie deportate ha l’unico scopo di ingraziarsi l’opinione pubblica locale spostando  il “problema” a qualche chilometro di distanza, magari in zone a minor visibilità ed impatto mediatici. 

Il problema dei roghi di rifiuti, urbani o tossico nocivi che siano, dovrebbe essere posto partendo dal seguente quesito: chi e cosa produce ciò che viene bruciato? Il clima di intolleranza verso i Rom, alimentato dalle facili “soluzioni finali” che nulla risolvono, si limita a chiedersi: “chi brucia questi rifiuti”? Ciò che scompare da questo ragionamento è l’intero sistema di produzione locale e non che smaltisce in maniera illegale gli scarti della produzione, che risparmia sui costi, che inquina il nostro territorio e, per occultare le proprie colpe, paga la mano di chi per primo respira quei fumi tossici: pneumatici, cuoio, solventi, rifiuti ospedalieri non sono prodotti dai Rom ma dalle nostre “rispettabilissime” aziende col marchio locale!

Se non ci fossero commesse e non ci fossero rifiuti da smaltire illegalmente, cosa brucerebbero i Rom, magari nei pressi dei loro stessi accampamenti?

La catena di responsabilità dello smaltimento illegale dei rifiuti, grazie al capro espiatorio Rom, si interrompe garantendo immunità ed impunità a chi produce i rifiuti e li sversa illecitamente. Il Rom diventa un catalizzatore di interesse attenzione, contro cui concentrare tutti gli attacchi, spostando l’attenzione dalle origini vere dei problemi. Inoltre, la “colpa collettiva” che si attribuisce ai Rom per il semplice fatto di essere tali (a prescindere dai reati che ogni singola persona commette o meno), consente di creare due “comunità”: “noi”, bravi, puliti e civilizzati e “loro”, brutti, sporchi e cattivi, dimenticando anche che le condizioni inumane in cui vivono (i “campi”) non sono un’invenzione dei Rom ma della pubblica amministrazione italiana!

Nessuno si oppone alla chiusura dei campi, che rappresentano una vera e propria vergogna umana, spesso edificati senza servizi minimi, nemmeno quello della raccolta dei rifiuti, fatto che magari favorisce in molti casi gli incendi a ridosso dei campi. Ma chiudere un campo vuol dire fornire una soluzione valida alla vita quotidiana di chi resta senza un tetto, senza un’abitazione, senza un luogo dove dimorare e vivere con la propria famiglia. 

L’incendio della RESIT, durante il quale sono andati in fumo importantissimi documenti sequestrati dalla magistratura, dà un’idea su chi gestisce l’affare roghi e dimostra che la mano criminale che appicca l’incendio, al di là della sua provenienza, è l’ultima ruota di un ingranaggio guidato da camorra, politica e imprenditoria. 

Siamo convinti che le colpe non sono mai collettive e questo vale per i Rom come per i Giuglianesi: se ci sono camorristi tra di noi, non vuol dire che siamo tutti camorristi; se ci sono ladri o appiccatori di incendi tra i Rom, non vuol dire che lo siano tutti i Rom.

Sono centinaia i roghi denunciati in quest’ultimo periodo, diffusi a macchia di leopardo su tutto il territorio. L’utilizzo dei militari, anche in passato per le emergenze relative alla criminalità organizzata, non ha portato nessun risultato effettivo in un territorio martoriato da discariche illegali e legali, spesso realizzate con l’aiuto dei soldati italiani (si pensi all’amianto della discarica di Chiaiano). Non riteniamo utile per la soluzione della “crisi roghi” l’arrivo, a  partire dal primo agosto, di nuovi militari annunciato dal neo-sindaco di Giugliano.

Crediamo sia indispensabile indicare un’alternativa ai campi e garantire i diritti fondamentali ai bambini, alle donne e agli uomini di origine Rom, come crediamo sia necessario liberare il nostro territorio da chi inquinando si arricchisce, speculando sulla vita dei cittadini.

COMITATO NO INCENERITORE GIUGLIANO

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