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Roma. La Casa della Pace resiste. Ieri corteo, giovedi in Campidoglio

Centinaia di persone hanno manifestato ieri – domenica 4 ottobre – per le vie del quartiere di Testaccio contro la chiusura della Casa della Pace. E’ stata una prima risposta al Comune di Roma dopo il blitz nella notte tra venerdì 2 e sabato 3 ottobre in cui la Polizia di Roma Capitale ha posto sotto sequestro (per l’ennesima volta) la Casa della Pace. Parlare di blitz non è affatto esagerato perché sono intervenuti decine di poliziotti municipali e della polizia di stato. Insomma qualcosa di più di un intervento di routine su un locale.

Nella giornata di oggi – lunedi 5 ottobre – ore 12.30 è prevista una conferenza stampa in via di Monte Testaccio, 22 per rispondere alle calunnie a mezzo stampa e chiedere il dissequestro dei locali. Per giovedi 8 ottobre alle 17.00 invece è stata convocata una manifestazione in Campidoglio in occasione del consiglio comunale.

Fin qui le notizie, ma è opportuno segnalare alcune informazioni in più per inquadrare il contesto di quella che si configura come una sorta di “vendetta” contro uno spazio sociale storico nella Capitale.

La Casa della Pace infatti è occupata dal 1984 dentro l’area storica dell’ex mattatoio di Testaccio. Un’area rimasta abbandonata al degrado fino a dieci anni fa (giunta Veltroni), quando fu ristrutturata per far nascere nel 2007 la Città dell’Altra Economia. Ma è proprio su quest’area – un’area preziosa nel centro storico della città ma sottoposta ai vincoli dei beni culturali – che da tempo si combattono battaglie senza esclusione di colpi. Tre anni fa l’ex Mattatoio e la Città dell’Altra Economia furono l’anticipazione del patto indicibile tra Pd e destra. Un nuovo consorzio di cooperative legate al Pd e alla destra, spodestò e buttò fuori quello precedente, anticipando lo scenario che in qualche modo ha visto operare le connessioni politicamente trasversali del sistema Mafia Capitale.

Dentro questo scontro, nell’area dell’ex mattatoio sopravvivono in modo indipendente La Casa della Pace e il centro culturale Ararat gestito dalla comunità curda di Roma. In questi quindici anni, ogni tentativo della Casa della Pace di vedersi assegnato lo spazio – nonostante ordini del giorno in consiglio comunale approvati da tutti i gruppi – curiosamente, quando il voto sull’ordine del giorno doveva arrivare a conclusione, interveniva una manina, un ritardo burocratico, un rinvio di calendario che stoppava la deliberazione.

Il blitz di venerdi sera anche a naso somiglia a qualcosa di diverso da un controllo sui locali della movida del quartiere di Testaccio. Somiglia ad un accanimento mirato che da tempo sta colpendo alcuni spazi sociali (ad esempio il Corto Circuito) e non altri, in alcune aree ad alta valorizzazione della città (vedi lo sgombero di Scup a San Giovanni) e non in altre.

Il verbale di sequestro della Casa della Pace è smontabile pezzo per pezzo e su questo lavoreranno i legali. Ma è evidente che nella città di Mafia Capitale la discussione e gli interventi sulla legalità stiano avvenendo su un doppio standard decisamente inaccettabile. Di questo si parlerà nella conferenza stampa di oggi e nella manifestazione di giovedi in Campidoglio.

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1 Commento


  • pasquino

    me ricorda tanto……..”.quanno li fascisti bruciaveno le “Case der Popolo” , ma nu perdemo la speranza, avanti tutta!”
    PASQUINO

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