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Torino. Fascisti, Pd e Sel contro Notarnicola alla Cavallerizza

Alla fine i fascisti sono riusciti a creare “il caso”, con la solerte collaborazione del Pd e di Fassino. Il capogruppo di Fd’I al Comune di Torino, tale Marrone (nome omen), aveva cominciato a battere sul tamburo della presunta indignazione per una cosa banale fino alla noia: alla Cavallerizza Reale occupata, dove si deve svolgere il Festival di Infoaut, era stato invitato Sante Notarnicola. Uomo libero da oltre venti anni, un ergastolo scontato per intero per le vicende della cosiddetta “banda Cavallero”, tra i 13 prigionieri indicati dalle Br in cambio della liberazione di Aldo Moro, autore di poesie riconosciuto e stimato da molti intellettuali italiani, a partire da Primo Levi. E per questa ragione invitato ovunque da quando è tornato in libertà.
Ma la strumentalizzazione era troppo ghiotta per potere esser evitata. E quindi anche l’assessore al Patrimonio, Gianguido Passoni, l’uomo che guida il “progetto di recupero” della Cavallerizza (indovinate un po’? Una privatizzazione), ha fatto da sponda all’ex fascista annunciando che avrebbe portato la vicenda all’attenzione del Comitato per la sicurezza e l’ordine pubblico.
Nientepopodimeno…
Già nei giorni scorsi la strumentalizzazione aveva montato con l’appoggio dei potentati che avrebbero interesse ad entrare in possesso dell’antico complesso della Cavallerizza, e che dunque spingono per uno sgombero dell’occupazione, pur non trovando nessuna ragione “pubblica” per ottenere il risultato.
Lo stesso Passoni precisa – excusatio non petita – di non fare questa mossa per avvicinare i tempi dello sgombero, ma solo per invitare i tutori dell’ordine pubblico a impedire il festival. Motivazione: in quei giorni ci sarà a Torino… Ban Ki Moon, segretario generale dell’Onu.
Non proprio brillante la risposta degli occupanti della Cavallerizza, evidentemente spaventati e preoccupati, che hanno emesso una nota stampa in cui si dicono all’oscuro del programma del Festival, pur riconoscendo di aver concesso lo spazio – come in molti altri casi – al centro sociale Askatasuna senza farsi alcun problema di “censura preventiva” sui contenuti.
Ancora meno brillanti i consiglieri di Sel in Comune, Curto e Trombotto, che sono riusciti in un miracolo di ipocrisia: hanno condannato l’invito a Sante Notarnicola, ma difeso la libertà d’espressione e criticato la richiesta di non autorizzare il convegno «evitando qualsiasi strumentalizzazione». Difendere la libertà di espressione in teoria mentre la si impedisce nella pratica: questi sono i “riformatori” dell’Italia e dell’Unione Europea?
La nostra vicinanza e solidarietà, dunque, non può che andare a Sante e ai compagni di Askatasuna.

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