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Tangenti Anas, arrestato ex sottosegretario del Pd

Un’inchiesta come tante, una al giorno. Finiscono sulle prime pagine, ci si indigna – giustamente – per il nome più famoso tra gli arrestati (ieri era toccata a Mastrapasqua), e poi vi, tutto nel dimenticatoio, dove si accumula il ciarpame della memoria, dove fermenta il risentimento indistinto e idiota dell’ignoranza che si trasforma in rancorosa impotenza. Il successo di cazzate come “la kasta” e i movimenti politici che ci prosperano sopra, nasce da questa impotenza voluta, coltivata, alimentata dal potere.

La notizia di stamani è che la Guardia di finanza sta eseguendo una serie di ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip del tribunale di Roma nei confronti di dirigenti e funzionari dell’Anas (la società che costruisce e manutiene le strade statali, ovviamente con soldi pubblici). Coinvolti nell’inchiesta, su diversi episodi corruttivi, anche alcuni imprenditori titolari di società vincitrici di appalti per importanti opere pubbliche e avvocati.

Tra questi l’ex sottosegretario alle Infrastrutture nel governo Prodi, Luigi Meduri che, dal 1999 al 2000, é stato anche presidente della Regione Calabria. Un vecchio democristiano, poi transitato nella Margherita e quindi “naturalmente” approdato al nuvo partito del malaffare nazionale, il Partito Democratico di Matteo Renzi. Un “peone” tra tanti, depositario di pacchetti di voti locali e quindi fugacemente ricompensato con qualche comparsata nella politica nazionale. Non deve essere un caso che tra i reati contestati ci sia anche il “voto di scambio”. Certo, a un livello più basso di quello che si pratica in questi mesi nei due rami del Parlamento…

Non ci sarebbe molto da aggiungere se non fosse per la feroce determinazione con cui i ceti dominanti cercano ogni minuto di allontanare da sé lo sguardo critico di una popolazione disorientata, indirizzandolo invece contro gli ultimi della stratificazione sociale. Ovvero nella fascia della precarietà esistenziale assoluta in cui (quasi) tutti veniamo precipitati e in cui, ovviamente, abbiamo tutti paura di finire.

“Kasta” e razzismo si nutrono alla stessa fonte. Ma l’acqua scende dall’alto, no?

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