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Legge di stabilità. I “tecnici” trovano diversi buchi

Un governo di propaganda, pardon “attento alla comunicazione”, bada poco a come fare le cose, moltissimo a come raccontarle. E sono palle gigantesche.

Mai come sulla legge di stabilità – la ex “finanziaria”, che regola i conti dello stato in entrata e in uscita per il prossimo anno – è possibile verificare la distanza tra gli annunci e la realtà, tra i risultati promessi e i fatti concreti.

La Troika sta vagliando la manovra e farà sapere presto quali sono i suoi rilievi. Ma già i tecnici di Camera e Senato – funzionari esperti di contabilità, obbligati per legge a rilevare le incongruenze – hanno cominciato a trovare un sacco di cose che non vanno. Non dal punto di vista dell’”equità” delle misure (non rientra tra i loro compiti, perché si tratta di una scelta politica), ma proprio per quanto riguarda i conti. Con relative conseguenze su altri organi, come per esempio gli enti locali.

E infatti hanno scoperto che l’eliminazione di Tasi e Imu agricola, compensandole con l’aumento del fondo di solidarietà comunale, “può determinare un irrigidimento dei bilanci in quanto si limita la possibilità di manovra dei comuni a valere sulle proprie entrate a scapito della voce maggiormente rigida e fissa del fondo in esame”.

Insomma: Renzi e Padoan hanno fatto i furbi tagliando quelle piccole tasse che vanno a Comuni, impedendo però a questi ultimi di giocare su altre imposte locali per pareggiare il buco che così si apre nei loro conti. Ovvio che il governo ha voluto mettersi al riparo della facile constatazione: “sì, tagliate le tasse con una mano e le fate alzare con l’altra…”. Ma così facendo costringe le amministrazioni locali – quelle più esposte alle richieste dei cittadini – a fare i salti mortali.
Non è tutto, però. Anche sulla sanità i conti non tornano: “l’ulteriore decremento” nel 2016 dei fondi per la sanità, già ridotti quest’anno rispetto a quanto previsto in origine, “potrebbe creare tensioni lungo tale linea di finanziamento”. L’unica cosa che salvano è “la centralizzazione degli acquisti”, che dovrebbe “facilitare il conseguimento di risparmi”.
Ma neanche la “grande novità” dela canone Rai inserito nella bolletta elettrica passa indenne il vaglio dei tecnici. Nel dossier che hanno preparato si richiedono dati “aggiornati in tema di evasione/inadempimento e morosità”, sia sul canone sia della bolletta elettrica, per “escludere eventuali ricadute sul gettito in dipendenza del grado di morosità nel pagamento delle utenze elettriche”.

Il linguaggio tecnico oscura un po’ il messaggio, che è semplicemente questo: non si può tagliare la luce a chi non paga il canone Rai, anche perché – se i “morosi” sulla luce fossero più numerosi di quelli del canone – entrebbero meno soldi, non di più.

Pasticcioni e prepotenti. O prepotenti perché pasticcioni. Fate voi.

 

 

 

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