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Roma. Il giudice conferma il sequestro per la Casa della Pace

Dopo giorni di inutile attesa di una notifica che non arrivava, questa mattina gli avvocati della Casa della Pace si sono recati in Cancelleria per conoscere l’esito del giudice del Tribunale Penale del Riesame in merito al nostro Ricorso di dissequestro dell’immobile e dei beni. Un esito che ci lascia ancora più delusi ma determinati sia nella denuncia che nel proseguire la lotta per la riapertura della Casa della Pace: infatti il giudice ha confermato che sussistono le ragioni alla base della misura cautelare di sequestro preventivo dell’immobile mentre paradossalmente dissequestra i beni.

Siamo curiosi di conoscere, quando arriveranno, le motivazioni con cui si è arrivati a questa sentenza. Seguirà subito dopo una CONFERENZA STAMPA di denuncia.

Ci eravamo quasi illusi che sarebbero bastate le prove, la documentazione e le testimonianze presentate nel ricorso a confutare le accuse alla base del sequestro penale e a far finalmente riaprire la Casa della Pace. Invece avremmo dovuto saper leggere meglio gli elementi di quanto si stava preparando nei nostri confronti, a partire da 2 anni fa, da quando siamo diventati oggetto di continui tentativi di interruzione e diffamazione delle nostre attività e finalità fino al blitz stile antiterrorismo subito nella notte dello scorso 3 Ottobre, con cui si sono chiusi i locali occupati da 30 anni dalla Casa della Pace, ai ritardi nelle notifiche o alle modalità anomale con cui queste arrivavano, alle ulteriori denunce subite in cui si contestavano i reati penali dell’ occupazione avvenuta nell’ottobre del 1984.

Viviamo in un momento dove la GIUSTIZIA viene messa ai margini quasi fosse un valore ingombrante e di ostacolo alle tendenze che fanno girare il mondo, fatica a comparire all’interno della società, nel settore del lavoro così come in quello dei servizi essenziali, dalla scuola alla sanità, alla mobilità, all’informazione, e non trova neppure spazio all’interno delle aule dei tribunali, oltre che a venir rimossa dalle nuove leggi maggiormente capaci di garantire privilegi e controllo.

Intanto continueremo a far vivere la Casa della Pace anche fuori lo spazio fisico che l’ha accolta e vista crescere in questi 30 anni. La sua natura è dura a morire proprio perché ha una storia alle spalle e una visione futura del mondo, dove ci sia spazio per l’inclusione, l’aggregazione, lo scambio, le sinergie, la solidarietà, la cultura, l’arte, il pensiero critico e libero, l’approfondimento, la crescita, il senso d’appartenenza, insomma tutto quello che da gambe al progetto della Casa della Pace. Impareremo a indossare meglio le vesti di chi è nomade, saremo meno individuabili ma ci faremo sentire più fortemente e attraverseremo più posti contaminandoli, saremo ancora più fastidiosi e rumorosi che chiusi dentro 4 mura. “ A forza di essere vento” come recita una canzone del compianto De Andrè riusciremo a scalfire gli ostacoli posti di fronte al nostro cammino, ci fortificheremo resistendo a chi ci vorrebbe far scomparire o rendere innocui.

Dopo avere continuato per il mese di Ottobre le attività dei corsi trovando ospitalità in molti luoghi del quartiere di Testaccio lanciamo una maratona di sottoscrizione itinerante per la città, sia per rafforzare la rete con le altre strutture culturali e sociali sia per fronteggiare il danno economico legato al sequestro. Intanto comunichiamo i primi 2 appuntamenti: il 29 Novembre alla Casa del Popolo di Torpignattara si svolgerà una cena e spettacolo mediorientale preceduto da un dibattito su “gli spazi sociali e la repressione” e l’11 Dicembre una serata reggae al Centro Sociale Intifada.

 

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