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Padova. Il ritorno dei giustizieri della notte

Martedì sera verso le 23 tre uomini notano un’auto “sospetta” ferma in una stradina di campagna con due persone a bordo a San Giorgio delle Pertiche, un piccolo comune di poco più di diecimila abitanti nella provincia Padovana.

I tre uomini sono armati di fucili. Si avvicinano, illuminano l’auto con le torce, battono sui vetri.

A bordo ci sono un ragazzo e una ragazza poco più che ventenni che si erano appartati in cerca di un po’ di intimità e che vedendosi circondati da uomini armati si spaventano, cercano di mettere in moto l’auto e di scappare.

A questo punto uno degli uomini spara, il colpo sfonda il lunotto dell’auto e  ferisce in modo grave il giovane.

I due fidanzati riescono a raggiungere il pronto soccorso dell’ospedale dove al giovane vengono diagnosticati 40 giorni di prognosi.

I giustizieri della notte invece sono tornati a casa, senza farsi troppi problemi.

Quando arrivano i carabinieri l’uomo che ha sparato si giustifica sostenendo di essere andato a caccia di nutrie con due amici, di aver notato l’auto sospetta e di aver sparato “un colpo in aria” a scopo intimidatorio.

Nonostante il “colpo in aria” abbia quasi ammazzato una persona, la versione dell’uomo evidentemente convince i carabinieri che non lo arrestano, ma lo denunciano soltanto, non per tentato omicidio ma solo per lesioni, sostenendo che l’arresto non è necessario perché non esisterebbe “pericolo di reiterazione del reato”.

Gli altri due “cacciatori di nutrie”, fino a questo momento non sono stati neppure denunciati.

Immediata la discesa in campo della lega a difesa dei “giustizieri della notte”.

Daniele Canella, segretario di circoscrizione della Lega Nord e consigliere comunale di San Giorgio delle Pertiche commenta in questo modo l’episodio: “… è un caso emblematico dell’insicurezza che si respira nel nostro territorio e in particolare a San Giorgio delle Pertiche. Le cronache degli ultimi giorni sono pieni di furti, riusciti e tentati. … i cittadini sono esasperati e sono costretti a usare le armi per difendersi.”.

Chi è di Padova non può non tornare con la memoria ad una tragedia avvenuta 40 anni fa.

Alle prime ore del 13 marzo 1975 un pattuglia di carabinieri notò un’auto “sospetta” nel piazzale di un distributore di benzina a Battaglia Terme, in provincia di Padova.

Nell’auto c’erano un uomo e una donna, colleghi di lavoro e amanti.

I due alla vista di uomini armati che sbucavano dal buoi si spaventarono e scapparono con l’auto.

I carabinieri spararono una prima raffica di mitra ferendo l’uomo, che nonostante tre pallottole in corpo riuscì a continuare la fuga verso l’ospedale di Monselice.

Lungo tutti i 7 chilometri del percorso i carabinieri continuarono l’inseguimento sparando altra raffiche di mitra.

Quando la macchina si schiantò contro il cancello dell’ospedale la donna era già morta, l’uomo venne operato d’urgenza e si salvò per miracolo.

L’assassinio di Giovanna Bortolin e il ferimento di  Mario Piccolo, questi erano i loro nomi, rimasero impuniti.

Due mesi dopo il 22 maggio 1975 venne approvata la Legge Reale, che ampliava i casi in cui l’uso delle armi da parte delle forze dell’ordine veniva considerato legittimo e, nei casi in cui era palese e innegabile l’abuso, introduceva un regime processuale di favore, che in pratica garantiva l’impunità.

Le analogie tra i due episodi sono molte. A cominciare dal fatto che le vittime di 40 anni fa erano due amanti e l’uomo era sposato con un’altra donna. Il che, nella provincia veneta bigotta e bacchettona, contribuì non poco a ridurre l’impatto della vicenda.

Le due vittime di oggi sono invece una coppia mista: la ragazza è una autoctona e il ragazzo invece è un immigrato marocchino. Il Veneto di oggi forse non è più bigotto e bacchettone come quello di 40 anni fa, ma sicuramente è molto più razzista e sciovinista.

La notizia è stata minimizzata, trattata alla stregua di un “incidente di caccia” e fatta circolare solo sulle cronache locali.

Non serve molta immaginazione a pensare al clamore che avrebbe suscitato il fatto se invece fossero stati tre immigrati armati di fucili a sparare alla macchina di due giovani fidanzatini “ariani”.

Come minimo si sarebbe tirata in ballo l’Isis e si sarebbero versati fiumi d’inchiostro sulle analogie con i fatti di San Bernardino in California.

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