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Si ferma la sanità il governo promette assunzioni. Ma “flessibili”

Tutta la sanità italiana – i medici, che non lo fanno spesso – ha scioperato oggi, ed è già una notizia, perché pochi settori sono divisi internamente come questo. Decine di figure professionali, decine di sigle sindacali con a volte pochissimi iscritti, contratti bloccati e turnover negato per anni, precarietà e subappalti “per risparmiare” al fianco di sprechi incredibili (ospedali costruiti e mai aperti, lo scandalo perenne dell “cliniche convenzionate” su cui prosperano alcuni noti speculatori professionali, ecc), cordate politiche e “baronie ereditarie” e via elencando.

Hanno scioperato tuti insieme in difesa del servizio pubblico, e anche questa è una notizia in tempi in cui le sirene della privatizzazione totale suonano fortissime nelle corsie e nei corridoi ministeriali. Nonostante – e questo dovrebbe far pensare anche il più stupido cronista pronto a titolare sulla “malasanità” ogni volta che purtroppo un paziente muore per errori gravi o carenze organizzative inconcepibili – pochi giorni fa l’agenzia statunitense Bloomberg abbia pubblicato una classifica mondiale in cui il servizio sanitario pubblico iraliano risulta addirittura al terzo posto per qualità ed efficienza. I primi due posti sono occupati da piccole ma ricchissime città-stato – Singapore e Hong Kong – e quindi il servizio sanitario italiano risulta il migliore del mondo tra i paesi con popolazione superiore ai 10 milioni di abitanti. Il primo anche in Europa, e non ci sarebbe altro da aggiungere alla lista degli argomenti per tenerselo stretto.

Gli operatori sanitari sono arrivati allo sciopero – eventualità rara, specie da parte dei medici – perché il governo traccheggiava persino dopo una condanna da parte dell’Unione Europea, che aveva emesso una delle poche direttive sensate della sua storia, imponendo tempi di riposo minimi tra un turno e l’altro dei medici, specie di quelli addetti alle sale operatorie. Tempi impossibili da rispettare con vuoti d’organico vasti come quelli creati da un sistematico blocco delle assunzioni che impedisce il ricambio generazionale e crea disservizi (un medico stanco non è l’ideale, in sala operatoria).

Solo la forza dello sciopero – a dispetto delle divisioni esistenti – ha convinto il governo (rappresentato qui da Beatrice Lorenzin, ministro senza laurea e senza competenze specifiche) a partorire frettolosamente un decreto che permetterà, nel 2016, l’assunzione di circa 6.500 tra medici e infermieri, in parti uguali. Naturalmente tutti con un contratto a termine – ci mancherebbe assumere qualcuno davvero! – e con la promessa di aprire un concorso pubblico entro la fine del prossimo anno.

E dire che, nello sforzo di presentare retoricamente questa decisione come una “grande iniziativa” del governo Renzi, Lorenzin è arrivata a riconoscere – forse senza saperlo – quel che tutti gli operatori della sanità sanno da anni: “Senza il sacrificio enorme degli operatori, la sanità non avrebbe retto”. Quanto basta per giustificare le dimissioni di chi ricopre quella carica da quasi tre anni (è entrata con il governo di Enrico Letta, dopo aver abbandonato Berlusconi), perché è un’ammissione implicita di incapacità gestionale e progettuale.

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