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Ventura era un agente Sid e non è mai esistito un “doppio stato”

È un segreto di pulcinella, ma i servizi segreti italiani a fare melina ci tengono. Neanche l’esempio dei loro veri dirigenti (quelli della Cia) riesce a fargli cambiare stile di lavoro. Negli Usa la desecretazione dei documenti riguardanti episodi notevoli avviene con una certa regolarità e molti omissis; in Italia nulla o quasi.

Repubblica presenta l’ultima porcata come una “disobbedienza a Renzi”, che aveva ordinato la desecretazione di molti documenti relativi alle stragi di stato. Non è stato desecretato nulladi utile, con una selezione evidentemente molto accurata di cosa buttar fuori dagli archivi. Non sappiamo (ma non crediamo) se ci sia stato un “sabotaggio” dei servizi rispetto alle direttive del governo, ma il ridicolo – o il criminale – si vede lo stesso. I parenti delle vittime delle stragi e l’ex magistrato Felice Casson, ora deputato del Pd, hanno trovato tra le (poche) carte consegnate loro un solo foglietto interessante, probabilmente “liberato” per errore dagli archivi. Un documento ufficiale in cui si dice che Giovanni Ventura, fascista infiltrato tra “i sovversivi di sinistra” ai tempi della strage di Piazza Fontana, era effettivamente un “consulente” del Sid (il servizio segreto “interno”, poi diventato Sisde e ora Aisi), con il compito di monitorare “gli estremisti”.

Nulla di nuovo, come si vede. Ventura era stato individuato dalla controinformazione di movimento come agente dei servizi, oltre che come fascista, subito dopo la strage alla Banca dell’Agricoltura di Milano. I servizi naturalmente negarono sempre. La novità sta solo in un dettaglio: “l’informativa” ritrovata, del 1983, su carta intestata della Presidenza del consiglio dei ministri, attribuisce a un servizio segreto straniero, ma alleato, l’affermazione su Ventura “consulente”. Si potrebbe ironizzare a lungo sul fatto che l’allora Sisde (ex Sid) abbia avuto bisogno di farsi dire dalla Cia (omissis nel documento) che Ventura era un agente del Sid (poi Sisde), ma naturalmente non c’è nulla da ridere.

Felice Casson, che ha passato una vita a indagare sulla “strategia della tensione”, e che aveva anche interrogato lo stesso Ventura (nel frattempo “profugo” nell’Argentina del golpista Videla, dove continuava il suo solito mestiere: infiltrarsi negli ambienti di sinistra), è finalmente arrivato ad una conclusione che condividiamo da circa 50 anni:

“Sarebbe ora di smettere di parlare di servizi deviati negli anni. Quei servizi non erano per niente deviati, rispondevano a una logica ben precisa che era la Strategia della Tensione, quindi al collegamento tra il mondo di neofascisti e gli apparati dello Stato, oltreché con qualche forza politica”.

Servizi “rettilinei” dunque, obbedienti alla Democrazia Cristina ma soprattutto alla Cia. Nessuna novità, tranne quella – appunto – di distruggere definitivamente una teoria infame che ha lobotomizzato per quattro decenni il “popolo di sinistra” in Italia: il cosiddetto “doppio Stato”, un fantasmatico corpo segreto inserito “magicamente” negli snodi principali del potere e capace di indirizzarlo dove (in quella teoria) il “sistema democratico” non sarebbe voluto andare.

Merda secca, narrazione tossica, dietrologia orientata dagli stessi spioni che si diceva di voler individuare… Chiamatela come volete, ma è stato un falso di cui occorre ora solo prendere atto.

Il foglietto solitario sfuggito alla pulizia attenta di chi doveva trasmettere all’Archivio di Stato tutta la documentazione descretata – la maggior parte dei file pdf depositata risulta però “stranamente” non consultabile per “problemi tecnici” – apre però un piccolo squarcio sulla funzione storica, normale, del controspionaggio interno: infiltrare la sinistra “vera”, i movimenti, i gruppi politici antagonisti.

Una funzione che non si è di certo interrotta negli anni ’70 e ’80, ma che perdura anche oggi. Spesso quasi alla luce del sole, con personaggi sputtanati da tempo ma che per molte ragioni – a cominciare dall’assoluta ignoranza circa i meccanismi reali del potere reale – gran parte del “movimento antagonista” accetta senza resistenze.

Nel corso degli anni si è diffuso un modo veramente idiota di affrontare questo problema: “ma noi non abbiamo nulla da nascondere, non contiamo politicamente nulla, perché mai dovrebbero perdere tempo, energie, soldi, per infiltrare noi?”.

Il rovesciamento di prospettiva è totale. Da che mondo è mondo, infatti, il potere al potere “monitora” le aree di dissenso indipendentemente dal loro grado di pericolosità, dal numero degli aderenti, dal peso politico posseduto in un dato momento. Ogni potere vero sa bene che i tempi cambiano, che quelli che oggi sembrano solo patetici residuati di ideologie dichiarate morte o di nicchia potrebbero trovare condizioni favorevoli di riproduzione allargata, diventare un pericolo oggettivo – più ancora che soggettivo – per chi comanda. Al Sisi, per dirne uno, non attende mica che i sindacati indipendenti in Egitto diventino un movimento di massa imponente. Manda i suoi agenti, fotografa, filma, infiltra, arriva persino a torturare e uccidere un ricercatore straniero per farsi dare qualche informazione in più su quel mondo.

I servizi italiani sono forse – oggi – un po’ meno brutali, ma non fanno nulla di diverso. Quasi 50 anni fa, difficilmente si poteva trovare un gruppo più innocuo, pacifico e politicamente irrilevante del collettivo anarchico animato da Giuseppe Pinelli e Pietro Valpreda. Facevano tutto alla luce del sole, con la propria faccia; erano pochi (a confronto degli altri gruppi d’allora), non facevano del male a una mosca (ed erano tempi in cui volavano mazzate piuttosto consistenti, nelle piazze).

Eppure furono proprio quegli innocui anarchici ad esser scelti come bersaglio della più grande provocazione politica che sia mai stata ordita in questo paese. Qualcosa che sta alla pari solo con l’incendio del Reichstag. Stessa logica hitleriana, stesso obiettivo (stabilizzare il potere compiendo un crimine e attribuendolo agli “ultrasinistri”).

Un altro esempio? Rifondazione Comunista è un partito da tempo in difficoltà, certamente senza fantasie rivoluzionarie né estremistiche, squassato da scissioni e correnti, ultrapacifista. Niente  a che vedere con i “terribili” black bloc. Quale formazione politica dovrebbe essere più al riparo da certe “attenzioni” dei servizi? Eppure un paio di anni fa, il segretario di quel partito denunciò infiltrazioni dei servizi.

I nipotini di Ventura e Merlino sono sempre in servizio. Speriamo solo di non dover attendere 50 anni per avere tra le mani un foglietto di conferma…

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