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Roma verso il voto. In periferia sinistra debole, cinquestelle e destra più votati

Una indagine può dare risultati più significativi dei soliti sondaggi. Una interessante mappatura della geografia politica e sociale della Capitale attraverso i suoi municipi, è stata realizzata da alcuni ricercatori che animano il blog mapparoma.blogspot. Le loro mappe cromatiche indicano i colori del disagio sociale e delle contraddizioni a Roma incrociando i dati a disposizione, in particolare quelli dell’ultimi censimento del 2011. Ed è dall’incrocio dei dati – tra quelli sociali e quelli territoriali – è emersa una geografia politica dell’ultimo voto per il Comune di Roma (quello del 2013 vinto da Marino al ballottaggio con Alemanno), estremamente interessante, soprattutto quando mancano ormai solo una quarantina di giorni alle elezioni comunali a Roma. Per molti aspetti emergono conferme: Pd e Sel più forti nei quartieri più benestanti o ormai gentrificati, M5S forte in periferia ma debole nei quartieri ricchi a contendere proprio nelle periferie il voto alle destre, che però si confermano a casa loro nei quartieri dove girano i soldi e dove è storico il loro insediamento sociale. Il dato sociale (disoccupazione, anziani e famiglie a basso reddito, maggiore presenza di immigrati e di minori poveri) conferma come l’intero quadrante est di Roma – e la sua immensa periferia – sia quello dove quantità e qualità delle contraddizioni sociali si sono accumulate con maggiore forza. Una buona parte della cintura rossa della vecchia periferia (Pigneto, San Lorenzo, Garbatella, Ostiense, Tiburtina) è caduta vittima della gentrificazione forzata, mentre la zona nord, storicamente più ricca e benestante, si conferma centrale per la destra.

Insomma una mappatura che, come dicono i tre ricercatori che l’hanno curata, suona come un avviso per i candidati e i partiti in lizza:”Tenere conto di queste tendenze elettorali e provare a invertirle è il primo compito che partiti e candidati dovranno affrontare nella campagna elettorale più incerta degli ultimi anni” scrivono Keti Lelo, Salvatore Monni, Federico Tomassi. Un avviso ai naviganti che merita di essere preso sul serio.

La geografia sociale del voto a Roma

Di Keti Lelo, Salvatore Monni, Federico Tomassi

(da http://mapparoma.blogspot.it/

L’analisi di vari aspetti socio-economici e demografici della città (istruzionenuclei familiarioccupazionestranieri e fasce d’età) permette di comprendere meglio i fattori dietro ai risultati delle ultime elezioni, quelle per il Comune nel 2013, quando Marino vinse al ballottaggio contro Alemanno. Con la sesta #mapparoma arriviamo quindi al cuore della campagna elettorale in corso.

Dato che il contesto politico è molto diverso e articolato rispetto a due anni fa, abbiamo scelto di rappresentare sulle mappe non i voti per i candidati sindaco, ma i voti di lista ottenuti al primo turno dai principali partiti, intorno ai quali anche nel 2016 sta ruotando la campagna elettorale. Per una volta abbandoniamo il consueto formato a due mappe, e ne proponiamo sei, con le zone dove hanno ottenuto i maggiori e minori risultati il PD, SEL (che nel 2013 era nella coalizione di centrosinistra mentre quest’anno corre da sola), il M5S, la somma delle liste di centrodestra (l’allora PdL, FdI e la lista Alemanno) e le liste civiche per Marino e per Marchini.

L’analisi per quartieri mostra che il voto per alcuni partiti è proporzionale alla distanza dal Campidoglio, poiché il centrosinistra (soprattutto il PD, ma anche SEL) raggiunge i risultati migliori al centro e nella periferia storica, mentre ottiene il minimo fuori dal GRA, e viceversa per il M5S, il cui messaggio fa maggiore presa nei quartieri più esterni e si indebolisce man mano che ci si avvicina al centro. Il consenso per il centrodestra si mantiene invece maggiormente concentrato sul territorio, in particolare nella tradizionale roccaforte del XV Municipio.

Per il PD (mappa in alto a sinistra) le zone col maggiore consenso sono Testaccio (38%), Tor Tre Teste (35%), Tiburtino Sud, Torre Maura, Quarto Miglio e Grottaperfetta (32%), Trastevere, Casilino e Tiburtino Nord (31%). Ottiene invece i risultati peggiori sia nei quartieri benestanti come Parioli e Appia Antica Nord (17%), e in quelli a nord (Tor di Quinto, La Storta, Prima Porta, Farnesina e Acquatraversa 17-19%), sia nella nuova periferia est di Acqua Vergine (18%).

SEL (mappa in alto a destra) mostra un andamento simile al PD, ovviamente su valori assoluti inferiori, poiché raggiunge i migliori risultati, prossimi o superiori al 10%, in centro (Testaccio, Trastevere, Celio, Esquilino) e nella periferia storica a est (San Lorenzo record con 13,3%), nord (Monte Sacro e Saccopastore) e sud (Garbatella, Ostiense e Valco San Paolo). Il minimo del 2-3% si registra nei pressi o fuori dal GRA, a nord (Settebagni, Aeroporto dell’Urbe, Santa Cornelia, Prima Porta, Cesano), est (Tor Cervara, Borghesiana, San Vittorino) e ovest (Boccea).

Per il M5S (mappa al centro a sinistra) valgono considerazioni opposte a quelle del centrosinistra, con il massimo raggiunto fuori dal GRA a est (Acqua Vergine 20%, Romanina 18%), a ovest (Magliana 20%) e soprattutto nel X Municipio di Ostia: Malafede (21%), Castel Fusano, Ostia Antica e Infernetto (19%), Acilia Sud e Nord e Ostia Sud (18%). Al contrario, i risultati peggiori, inferiori al 10%, sono ottenuti nei quartieri centrali e benestanti a nord e sud, in particolare Parioli (6%), Farnesina e Tor di Quinto (7%), Centro Storico, Aventino e Medaglie d’Oro (8%).

Il consenso per le tre liste di centrodestra che sostenevano Alemanno (PdL, FdI e la lista civica, mappa al centro a destra) è stato massimo nella loro tradizionale roccaforte del XV Municipio, con un notevole record a Cesano (51,5%!), Prima Porta (48%) e La Storta (46%), nonché Tor di Quinto, Santa Cornelia e Acquatraversa (42-45%), e nel resto della città a Parioli, Appia Antica Nord e Porta Medaglia (43-45%). Il minimo è invece raggiunto nel centro e nella periferia storica dove è forte il centrosinistra: San Lorenzo (18%), Testaccio (19%), Trastevere (20%), Ostiense e Tiburtino Sud (22%), Gianicolense (23%).

Infine, le due liste civiche per Marchini (mappa in basso a sinistra) e Marino (in basso a destra), che avevano avuto un buon risultato nel 2013. La lista Marchini raggiunse il massimo nei quartieri più ricchi della città (Parioli ed Eur 15%, Farnesina e Tor di Quinto 14%, Centro Storico 13%) e il minimo intorno o fuori dal GRA. La lista Marino seguì invece l’andamento più generale del centrosinistra (Trastevere, Celio e Don Bosco 10-11%), ma ottenendo affermazioni importanti anche in zone più periferiche e disagiate dove PD e SEL ebbero scarsi risultati (Corviale e Giardinetti-Tor Vergata 9-10%), oltre ad Aurelio Nord e Pineto (11-12%).

Questa geografia “politica” che emerge da #mapparoma6, alla luce della geografia “sociale” delle prime cinque #mapparoma, consente anche di identificare in maniera abbastanza precisa l’elettore mediano delle singole liste, in termini di età, titolo di studio, nuclei familiari, posizione lavorativa. L’elettore “tipo” del centrosinistra vive nei quartieri centrali e semicentrali, ha un’età media elevata e una famiglia poco numerosa (o è single), è laureato e occupato. L’elettore del centrodestra, e ancora di più quello dei Cinque Stelle, vive in periferia fuori dal GRA con una famiglia numerosa, è giovane e spesso disoccupato. Tenere conto di queste tendenze elettorali e provare a invertirle è il primo compito che partiti e candidati dovranno affrontare nella campagna elettorale più incerta degli ultimi anni.

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