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Renzi rincula e scopre i molti lati deboli

Se il nemico arretra, inseguilo. Se esita, azzannalo.

Matteo Renzi innesta la marcia indietro, fiuta una pessima aria e quindi rincula, alla democristiana, berlusconianamente.

Di tutte le stronzate che poteva partorire il suo gruppo di creativi, però, quella spesa ieri è così pacchiana che gli si può ritorcere contro con eccessiva facilità.

Nell’ordine: “Personalizzare lo scontro non è il mio obiettivo, ma quello del fronte del No che, comprensibilmente, sui contenuti si trova un po’ a disagio: ma davvero vogliono mantenere tutte queste poltrone? Questo bicameralismo che non volevano nemmeno i costituenti e che furono costretti ad accettare per effetto dei veti incrociati? Questa confusione insopportabile sulla materia concorrente tra Regioni e Stato centrale?”.

L’ha fatto scrivere nella sua e-news che segna il via alla campagna referendaria e tutti hanno colto il rovesciamento sfacciato; “ma come, cazzo, era stato proprio lui a dire mille volte che se perde il referendum ne trae le conseguenze e se ne va…”. E quindi, secondo logica, tutti hanno nasato che i sondaggi riservati stiano ormai dando il “NO” alla controriforma costituzionale in decisa ascesa, anzi addirittura in maggioranza.

Se così stanno le cose – e certamente nei quartieri e nelle fabbriche ancora aperte, negli uffici e nelle scuole, non ci risultano grandi consensi verso la “riforma attesa da 70 anni” – si imponeva un cambio di strategia nella comunicazione. Via il tono da plebiscito personale, avanti con i “contenuti”. Ossia con quella roba scritta apposta in modo così contorto da rendere quasi impossibile spiegare ai non addetti ai temi costituzionali di cosa si stia parlando. Marco Travaglio e altri si sono molto divertiti nel contrapporre i vecchi articoli costituzionali e i nuovi testi partoriti (ma deve essere una diceria…) dalla fervida mente della Boschi e altri oscuri “ri-costituenti”. Due pagine e mezzo al posto di quindici o venti parole sono già una misura oggettiva del livello del pastrocchio.

Il problema, per Renzi, è che passare improvvisamente dal “o me, o morte” alla più tristanzuola “ confusione insopportabile sulla materia concorrente tra Regioni e Stato centrale” rischia di precipitare la sua capacità di penetrazione dagli schermi al livello del Marzullo attuale.

Idem per l’altro “punto forte” delle sue chiacchiere in pubblico: “siamo il primo governo che le tasse le ha abbassate davvero”. Nella stessa e-news il contafrottole di Rignano veste addirittura i panni della modestia che chiede consiglio:

“Tutti gli indicatori dicono che i cittadini non stanno notando nessuna discesa delle tasse. Eppure c’è, eppure è evidente per gli addetti ai lavori, eppure nessun governo ha fatto quanto noi sulle tasse”, scrive Renzi. “Sulle tasse, dove ho sbagliato?”, si domanda il premier. E interpella i suoi lettori: “Gli italiani pensano che le tasse siano aumentate. C’è qualcosa che non funziona, che dite? Mi aiutate a capire dove ho sbagliato? L’email la sapete: matteo@governo.it”.

Non gli scriveremo, ovviamente, perché la ragione è lampante: le uniche tasse tagliate sono quelle che devono versare le imprese. Dunque, per la stragrande maggioranza dei “cittadini” – quasi tutti lavoratori dipendenti, stabili o precari non cambia molto, pensionati e disoccupati – non ci può esser stata nessuna “percezione” di sollievo sul fronte fiscale. Del resto il blocco imposto dall’Unione eEuropea sui conti pubblici è tale da dover centellinare le poche risorse distribuibili, che finiscono quasi tutte alle aziende o alle infrastrutture, mentre degli “80 euro” si sta perdendo ormai memoria (anche chi li ha avuti davvero, a questo punto, ha potuto misurare come non gli abbiano affatto cambiato la vita…).

Però va sottolineata sia l’inversione nella comunicazione sulla riforma controcostituzionale che il riconoscimento di non aver convinto nessuno in materia di riduzione delle tasse.

Per uno tutto chiacchiere e distintivo, questi sono insuccessi clamorosi. La tempesta si addensa sul suo capo, ai piani alti di Bruxelles e Francoforte (e nei salotti della massoneria nostrana), si comincia a studiare l’identikiti del possibile sostituto…

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1 Commento


  • emilio quadrelli

    notevole il riferimento a Coliandro!!!

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