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Torino: Brian Eno non balla con Israele

L'inaugurazione del festival TorinoDanza inciampa nel dissenso dell'artista britannico, le cui musiche sarebbero state scelte dal coreografo direttore israeliano Ohad Naharin per "Humus", il secondo atto dello spettacolo ''Tre''. La compagnia Batsheva si esibisce infatti con il patrocinio dell'Ufficio Culturale dell’Ambasciata israeliana e vede il contributo da parte dei Ministeri israeliani della Cultura e degli Affari Esteri, inscrivendosi nella campagna di marketing denominata "Brand Israel". Di fronte a questa situazione, Brian Eno, da anni sostenitore del movimento per il Boicottaggio, il Disinvestimento e le Sanzioni (BDS) contro Israele nonché firmatario, insieme a oltre 1700 artisti britannici, della dichiarazione “Artisti per la Palestina” impegnati a non intrattenere rapporti con il governo israeliano, non ha potuto non esprimere il proprio disaccordo in una lettera inviata al coreografo. Egli ricorda come l'arte abbia il diritto (e dovere) di rispondere liberamente alle ingiustizie dei governi, soprattutto quando, come in questo caso, un governo che da anni viola i diritti fondamentali e porta avanti politiche di discriminazione e di occupazione militare, utilizza gli artisti e sfrutta il loro naturale desiderio di continuare a lavorare per farli diventare parte di una campagna propagandistica, distogliendo l'attenzione da un problema reale e facendo passare Israele come ''Paese Democratico''. "Rispettiamo la volontà di Brian Eno e abbiamo quindi sostituito subito la sua musica, ma con tristezza: crediamo infatti che questo tipo di azioni non contribuiscano a risolvere il conflitto in atto – ribatte Noa Ron, deputy director e portavoce della Batsheva Dance Company. E prosegue – ''L'autore Ohad Naharim non ha mai esitato a esprimersi sulle conseguenze dell'occupazione delle terre palestinesi. La sua profonda attenzione per i temi della libertà e della spiritualità umana si riflettono anche nelle sue azioni e nelle sue creazioni artistiche". Tuttavia, per quanto il messaggio di libertà contenuto in un'opera d'arte possa essere considerato nobile, di fronte a una guerra che si consuma da anni contro il popolo palestinese e che da anni non ha mostrato segni di miglioramento, risulta evidente la necessità di un intervento ad ampio raggio che vada a intaccare i rapporti istituzionali che i diversi operatori culturali intrattengono con un regime che porta avanti politiche di occupazione e di apartheid, come quello condotto dalla Campagna Palestinese per il Boicottaggio Accademico e Culturale di Israele (PACBI).

 

 

Proprio in vista dello spettacolo della Batsheva a Torino, ieri sera alle 20.00 in Piazza Castello, il Progetto Palestina, gruppo di studenti di diversi corsi di laurea dell’Università di Torino e del Politecnico, che approfondiscono specifiche dimensioni della questione palestinese, ha organizzato l'evento ''Torino contro l’apartheid, don’t dance with Israel” per “schierarsi accanto a chi sceglie di opporsi all’Apartheid attraverso la musica, il teatro, la danza e ogni altra forma di arte''. A dimostrazione che, se l'arte vuole dirsi libera, deve lottare per la libertà dei popoli.
Ieri sera la contestazione è arrivata fin dentro il Teatro Regio di Torino durante l'inaugurazione di Torinodanza. "Palestina libera" e "Viva la Palestina" ha urlato qualche spettatore prima dell'inizio dello spettacolo "Tre" del coreografo israeliano Ohad Noharin, ed è comparsa per qualche istante anche una bandiera palestinese. Lo spettacolo ha preso avvio con qualche minuto di ritardo mentre fuori la polizia ricorreva ai manganelli per allontanare dall'ingresso i contestatori che gridavano slogan contro l'occupazione e la colonizzazione dei territori palestinesi.
Contemporaneamente i manifestanti, un centinaio abbondante di persone, hanno allestito un piccolo palco al centro di piazza Castello, suonato alcuni brani, distribuito volantini e affisso striscioni.

 

 

Redazione Contropiano Torino

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1 Commento


  • Magdalena

    Grazie mille per l'articolo. Volvo solo specificare che l'evento era organizzato da BDS Torino (che a sua volta è composto da gruppi, collettivi e singole persone) in collaborazione con Progetto Palestina e Il Concertino dal Balconcino, per cui non c'erano solo universitari, ma anche tante persone "non universitari" ed artisti 🙂 

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