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Le ragioni sociali del NO. Intervista a Fabrizio Tomaselli

Abbiamo in collegamento telefonico Fabrizio Tomaselli, dell’esecutivo nazionale dell’Usb. Buongiorno Fabrizio

Buongiorno a voi …

Grazie prima di tutto per essere con noi. In una mattinata in cui tutto il mondo si occupa dei risultati delle elezioni americane, noi torniamo a concentrarci sul nostro paese perché da qui a meno di un mese avremo anche noi una consultazione, sicuramente non meno importante, che ci auguriamo possa avere delle conseguenze sul governo del nostro paese. Il riferimento chiaramente è al referendum del 4 dicembre e con Fabrizio vogliamo parlare della campagna nazionale per il NO sociale, che riparte dopo le giornate di lotta del 21 e del 22 ottobre. Quali sono, Fabrizio, i prossimi appuntamenti?

I prossimi appuntamenti sono iniziati già dal 23 ottobre, nel senso che fino al 4 dicembre sicuramente la campagna continua, per quello che ci riguarda, sopratutto sui posti di lavoro, ma anche nei territori dove operiamo. Dopo di che, come coordinamento del No sociale ed Eurostop, abbiamo individuato due date nazionali che dovrebbero essere il 25 novembre e a ridosso del referendum. Una giornata di mobilitazione generale proprio sui temi del lavoro, della precarietà e chiaramente sul No; e tutti saranno impegnati, e noi chiaramente per primi, in questa giornata di informazione, di mobilitazione con varie iniziative. Dopo di che ci sarà il 2 dicembre, la manifestazione di chiusura della campagna referendaria. La faremo, come Coordinamento del No sociale, a Roma, a piazza Indipendenza, a ridosso dell’Ambasciata tedesca. Proprio per dare un segnale che il No al referendum ha anche un riflesso e una motivazione importante riguardo all'Unione Europea, non tanto alla Germania come paese. Sul ruolo dell’Unione europea, che sta producendo danni enormi allo stato sociale, alle economie e quindi anche alle tasche e alla vita della gente comune. Quindi queste due date sono importanti. Però, ripeto, noi continueremo la campagna tutti i giorni. Il No secco, il NO sociale sta proprio nel fatto che noi la Costituzione la vogliamo difendere come strumento di democrazia diffusa. Non ci illudiamo, non pensiamo che la Costituzione sia il miglior frutto possibile della convivenza sociale in un paese, tant'è che la Costituzione in molti aspetti non è stata neanche applicata. Noi vorremo anche migliorarla… Il problema, però, non è solamente l'architettura della Costituzione; il problema sta nell’attacco ormai decennale allo stato sociale, ai diritti dei lavoratori, al lavoro e quindi alla vita sociale del paese. Questo è il nostro No. E' un No anche all’austerity, un No al governo Renzi; speriamo di contribuire a dargli una spallata e mandarlo a casa.

Proprio su questi temi volevamo portarti. Perché è particolarmente importante sottolinare questi aspetti della campagna del No sociale?

E’ importante perché ci sembra che da una parte – la dico brutalmente – c’è una convenienza. Ci stiamo accorgendo che, giorno dopo giorno, Renzi e il suo governo si stanno indebolendo, anche per i fatti internazionali: per la Brexit, ma anche per quello che è successo stanotte… Ma è anche vero l’opposto: il No, spiegato in termini esclusivamente giuridici, esclusivamente costituzionali, legali, dai professori che fanno questo lavoro e lo fanno anche bene, alla fin fine non è abbastanza chiaro. Insomma, non fa comprendere il vero peso di questo No, ossia i guasti che la vittoria del sì comporterebbe. Non c'è solamente il cambiare alcune regolette o regole importanti della Costituzione, ma si tratta proprio di cambiare l’impianto della “governabilità” di questo paese. Cioè il governo decide e il parlamento obbedisce; ma il governo, a sua volta, obbedisce a regole economiche generali, internazionali, dettate dall’esterno del nostro paese. Ecco, queste cose, dal punto di vista giuridico, non vengono evidenziate in maniera adeguata. Quello che invece noi stiamo facendo è proprio lavorare anche sulla comprensione delle conseguenze di un sì e chiaramente, all’opposto, delle conseguenze del no. Vediamo che qualcuno dice “ma chi è per il No è conservatore”. Ecco, questa è la stupidaggine più grossa che si possa dire. Conservare le cose buone non vuol dire essere conservatore, vuol dire non essere idiota. Conservare le cose cattive può produrre degli effetti negativi, ma oggi mi sembra che quello che si vuol fare è cambiare tutto. Cambiare tutto solo per mantenere inalterati, invece, i meccanismi economici e sociali che stanno distruggendo, appunto, lo stato sociale, che stanno distruggendo il tessuto sociale di questo paese.

E magari per accentrare un po’ il potere, in modo da rendere più semplice il processo di cui parlavi tu. Molto bene Fabrizio, ti ringraziamo per essere stato con noi. Grazie.

Grazie a voi.

da radiocittaperta.it

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