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Cgil sotto attacco sui voucher. La complicità si paga

La complicità si paga. Se sei (stato) un sindacato, in particolare, la disponibilità ad accompagnare le peggiori intenzioni di imprese e governi, oltretutto per un numero orami gigantesco di anni, la paghi con la perdita di qualsiasi autonomia. Se per caso provi a gigioneggiare un attimo da “soggetto politico”, come facevi un tempo, immediatamente tutti ti ricordano che sei un “ipocrita”, uno che usa le leggi che critichi. Insomma: sei un complice? E allora non rompere…

E' quello che sta accadendo alla Cgil, che ha avuto l'idea di raccogliere le firme per tre referendum sul Jobs Act che – se oggi la Consulta dovesse giudicare legittimi – rischiano di amputare la più infame delle “riforme” del mercato del lavoro. Ripristino dell'art. 18 (sui licenziamenti disciplinari illegittimi), abolizione dei voucher e corresponsabilità tra società che vince l'appalto e comportamento delle ditte subappaltatrici, svuoterebbero il dispositivo voluto da Renzi-Confindustria-Poletti di buona parte della sua potenza reazionaria.

Inutile ora stare a sottolineare le evidenti debolezze dei quesiti proposti dalla Cgil (l'estensione dell'art. 18 alle imprese fino a 5 dipendenti – anziché a 15, come nello Statuto dei lavoratori originario – sembra fatta apposta per farsi bocciare il quesito da parte della Corte Costituzionale, in quanto potrebbe configurare un improprio “referendum propositivo”). Oggi pomeriggio ci sarà la sentenza della Consulta e vedremo quale sarà il risultato.

Ma politicamente la confederazione guidata da Susanna Camusso è sotto attacco feroce già da settimane, soprattutto da parte di ambienti Pd. Ultimo in ordine di tempo, oggi sul giornale di partito (Repubblica, più ancora de l'Unità), il siluro maligno di Tito Boeri, presidente Inps nominato da Renzi e segretamente aspirante a sostituirlo di qui a qualche tempo.

L'argomento principale – ed anche l'unico che potrebbe brandire cpme ruolo “tecnico” – è l'ipocrisi della Cgil sui voucher:

"Dai nostri dati si tratta di un episodio tutt'altro che isolato. Nell'ultimo anno la Cgil ha investito 750 mila euro in voucher; non si tratta quindi né solo di Bologna né solo di pensionati. Anche altri sindacati hanno massicciamente usato questi strumenti, ad esempio la Cisl ne ha utilizzati per un valore di 1 milione e mezzo di euro".

Certo, la Cisl ormai paga i suoi collaboratori periferici soprattutto con questo strumento (il doppio della Cgil), ma almeno non cerca di fare la schizzinosa chiedendo un referendum! Il tono è quello del malfattore che chiama in causa i complici nel colpo: “abbiamo fatto tutto di comune accordo, inutile ora che provi a fare l'innnocente”. E in effetti bisogna ricordare che nel mentre il governo elaborava il Jobs Act, dalla Cgil non è arrivata neppure la minaccia di uno sciopero; né generale, né parziale. E, per un sindacato, è questo il segnale più evidente di condiscendenza o complicità.

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