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Niente election day. Referendum sui voucher il 28 maggio, se si farà

Costretto dalle regole costituzionali, rinviate a scadenza naturale le elezioni politiche (nonostante i tentativi di Renzi), il governo Gentiloni è stato costretto a fissare la data per il referendum contro i voucher. L’odiato “scontrino” con cui vengono pagati centinaia di migliaia di precari e non segna in effetti una vera e proprio controcultura del lavoro: il caporalato legalizzato, senza scadenza. Insieme al quesito contro i voucher si potrebbe votare anche per ripristinare la piena responsabilità della società appaltante in ogni sciagura creata dai soggetti terzi cui viene affidato in tutto o in parte un subappalto (un esempio concreto: il ponte caduto sull’autostrada A14 provocando due morti, qualche giorno fa, era in lavorazione grazie al subappalto da una controllata del gruppo Autostrade – i Benetton – a una piccola ditta che impegnava soprattutto operai rumeni, per risparmiare).

Burocraticamente parlando, spiega la nota del governo, i due quesiti sono relativi alla "abrogazione di disposizioni limitative della responsabilità solidale in materia di appalti" e alla "abrogazione di disposizioni sul lavoro accessorio (voucher)".

Non è per nulla chiaro quando si voterà invece per rinnovare le amministrazioni di oltre 1.000 Comuni (tra cui Parma, Palermo, L’Aquila, Genova, Catanzaro, Padova, Lecce, ecc). Ma sembra abbastanza evidente che anche il governo Gentiloni – come quello fotocopia del rpedecessore – non abbia alcuna intenzione di sommare nello stesso giorno referendum e amministrative. Fino a ieri, infatti, si ipotizzava un election day unitario per l’11 giugno.

In questo caso le due consultazioni, pur così diverse (il referendum è nazionale e sui temi del lavoro, mentre i comuni da rinnovare sono poco più del 12,5% del totale), avrebbero potuto far reciprocamente da traino, garantendo forse un più facile raggiungimento del quorum al referendum e una presenza al voto comunale più ampia tra chi abitualmente si astiene ed ha in odio le forze di governo.

Tenendo le date distinte, insomma, Gentiloni spera di vanificare il referendum e di limitare i danni – che si annunciano catastrofici – per il Pd a livello locale.

Non è comunque detto che il 28 si voti sui voucher. Il governo insiste nel presentare una legge tale da “assorbire” – almeno in apparenza – parte dei contenuti del quesito referendario, in modo da annullare la consultazione. Le ultime notizie in Commissione sono però poco favorevoli a questo progetto. Su spinta di Lega e alfaniani, infatti, l’autorizzazione a utilizzare il voucher resterebbe per tutte le imprese individuali (con zero dipendenti), ovvero per oltre 2,5 milioni di “aziende”. Una massa sterminata su cui i controlli sono praticamente nulli… Se restasse in questa forma, insomma, sarebbe facile per qualsiasi tribunale eccepire che il nuovo testo comunque non vaifica il quesito referendario.

Lo spazio che i sindacati “complici” hanno lasciato alle manovra governative è insomma immenso. Anche se proprio stamattina la segretaria della Cgil, Susanna Camusso, si faceva intervistare per dire che la Cgil chiede che i voucher restino utilizzabili sono per le famiglie (colf, badanti, baby sitter, ecc). Ma si sa che a loro basterebbe anche la modifica di una virgola per gridare “vittoria” e accettare di annullare il referendum.

 

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2 Commenti


  • cric

    il 28 maggio…


    • Redazione Contropiano

      Grazie! Il refuso è sempre in agguato…

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