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8 marzo: senza diritti non cè uguaglianza

Ieri anche a Bologna come in altre città,la piattaforma di Non Una di Meno ha riempito le piazze e le vie del centro con dibattiti, azioni comunicative e presidi in occasione dellla giornata dell’8 marzo.
Dalla mattina molte e molti hanno animato un presidio in Piazza Maggiore per riportare in strada i temi della violenza maschile contro le donne, della violenza di genere e dell’antisessismo, schierandosi contro la discesa dal palazzo comunale di Lucia Borgonzoni, esponente locale della Lega, e respingendo a gran voce che la provocazione, poiché la piazza non era aperta a nessun partito portatore di politiche razziste, sessiste e omofobe. “Il #metoo quest’anno ha dato un’enorme spinta alla denuncia contro le malattie sul lavoro, alla denuncia della violenza maschile contro le donne, la violenza di genere. La risposta di Non una di meno è #weetoghether: noi insieme possiamo fare cambiare radicalmente la società. Non accettiamo strumentalizzazioni fasciste e razziste sui nostri corpi, scioperiamo”.
Nel pomeriggio, uno striscione è stato srotolato da Eurostop all’interno di quella piazza con scritto “L’UE licenzia le donne in gravidanza, senza diritti nessuna uguaglianza”. La presenza di Eurostop all’interno della piazza si è così caratterizzato, a Bologna come a Roma, Senigallia e Torino, e ha denunciato la recente sentenza della corte di giustizia UE (leggi qui) che ha di fatto legittimato il licenziamento di una donna in stato di gravidanza nell’ambito di una procedura di licenziamento collettivo, sdoganando così la possibilità per gli stati membri dell’UE di introdurre leggi nazionali che permettono alle aziende il licenziamento in stato di gravidanza. Una sentenza che non ha bisogno di essere commentata e che sancisce, una volta per tutte, il ritorno a politiche che alimentano la disparità di genere, con la benedizione dell’Unione Europea.
“In questo contesto” scrive Eurostop “le lavoratrici sono oggi soggetti sempre più ricattabili: l’assenza di welfare si somma alla difficoltà di accesso al mondo del lavoro e quando ciò avviene, le condizioni si basano su sfruttamento e precarietà. Oltre all’elemento discriminatorio, questa sentenza manifesta la volontà delle istituzioni europee, di sperimentare, in questo caso sulle donne, le formule di abbattimento dei diritti fondamentali dei lavoratori, costruendo un modello in cui la vita e gli interessi delle classi popolari sono subordinate agli interessi del profitto.”

Anche l’USB in piazza a fianco di migliaia di lavoratrici presenti, per denunciare quanto, in un mondo ormai del tutto segnato dal precariato e dall’instabilità, la discriminazione di genere si traduca in disparità salariale, licenziamenti in gravidanza e difficoltà di accesso al mondo del lavoro.

In serata, all’interno dell ormai “tradizionale” corteo di Non Una di Meno si è parlato di aborto, di libertà di genere, di autodeterminazione e di violenza, ma anche temi come il Jobs Act, le politiche di austerity, di diritto al welfare e antifascismo, perché lo sftuttamento della donna, come lo sfruttamento della classe dei lavoratori, trova in questo sistema capitalista e patriarcale il suo nemico da combattere.
Il corteo dal centro della città ha attraversato Bologna fino a piazza dell’Unità, un altro centro, simbolico, della periferia di questa città e si è sciolto nel cuore della Bolognina.

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