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Napoli in piazza contro il debito ingiusto

E’ il giorno dell’inizio dei bombardamenti sulla Siria, a Napoli invece si combatte la battaglia contro il debito ingiusto. Per una guerra scatenata contro la città da parte dello Stato e aggredita attraverso il debito e i dettami del fiscal compact. Una città allo stremo, cadente e decadente, a cui viene imposto di pagare un debito da contenzioso per il commissariamento post terremoto dell’ottanta. E un altro per un contenzioso, sempre da commissariamento, per la gestione della crisi dei rifiuti. Totale 150 milioni. Che forse pure a Milano farebbero allarmare e che per una città dalle casse disastrate qual è Napoli significa invece benzina sul fuoco del disagio. La corte dei conti poi è arrivata addirittura a bloccare le casse dell’amministrazione napoletana.

Seppure con notevole ritardo, il sindaco e l’amministrazione infatti hanno per mesi  tentato di sfangarla attraverso accordi ed accordicchi che si sono rivelati velleitari e perdenti, è partita la lotta di resistenza. Il primo atto lo si era avuto nei mesi scorsi con la manifestazione fuori Montecitorio ed oggi invece si gioca in casa.

Appuntamento a Piazza Municipio. Sul palazzo comunale mega striscione con  su scritto NO AL DEBITO INGIUSTO. NAPOLI LIBERA. E di fronte pronto un palco per ospitare gli interventi.
La sinistra sociale e antagonista si è data invece appuntamento a Largo Berlinguer sulla centrale Via Toledo per un mini corteo a raggiungere
la piazza. Presenti qui Potere al Popolo, Usb, i disoccupati di Bagnoli e i centri sociali. Chiaro il motivo. Sostenere il sindaco e la giunta comunale in questa battaglia sacrosanta ma al contempo mantenere i propri spazi di autonomia politica ed analitica. I sindaci passano, i debiti alla città restano.Poi nella dialettica politica cittadina la questione del debito è entrata prepotentemente da anni. Non è solo questione di giunta De Magistris.

I tagli e i sacrifici imposti dalla Ue agli stati trovano negli enti locali il terminale ultimo e preponderante del massacro sociale. Che si traducono in tagli ai servizi e all’assistenza e nel peggioramento progressivo della qualità della vita. A Napoli il trasporto pubblico è al collasso totale. Ed anche la società dei rifiuti sta precipitando verso il default.

La questione del debito, almeno qui in Italia, andrebbe affrontata anche con un’ottica meridionalista. L’80% dei comuni in pre dissesto è del meridione. E non potrebbe essere altrimenti. Dalle varie riforme in senso “federalista” fatte negli ultimi 20 anni ne è uscito un paese fortemente diseguale e fortemente discriminatorio delle istanze meridionali. La distribuzione delle risorse non è mai stata così iniqua. Almeno al tempo della Repubblica. Quasi tutto al Nord e poco poco al Sud. E’ chiaro che così non si può andare avanti. Sopratutto perché le risorse scarseggiano è vero per tutti ma a pagare i costi più alti sono sopratutto le popolazioni meridionali.

Ritorniamo a Largo Berlinguer, ritorniamo all’appuntamento delle forze antagoniste. Qui c’è stato un tentativo di provocazione da parte di un gruppo di militanti di Fratelli d’Italia, tutti imbandierati di fiamme e tricolore, che voleva raggiungere l’assembramento del controcorteo indetto contro il sindaco in Piazza Trieste e Trento. Voleva passare proprio da lì. La polizia ha fatto cordone per bloccarli ma poi ha gestito, come è usuale ormai a Napoli, la questione in maniera nervosa ed elettrica.

Fortunatamente non è successo nulla e i fratellini d’Italia hanno deviato il proprio percorso e hanno potuto raggiungere l’assembramento della contromanifestazione. Che vedeva tra gli aderenti un mix imbarazzante davvero. Il Pd insieme a Forza Italia, Fratelli d’Italia e addirittura quelli di Noi con Salvini. Da paura. Un’oscena grande ammucchiata dei veri nemici della città.

Il m5s furbescamente ha ritirato la partecipazione appena ha capito l’aria. Già da qualche giorno. Tutti lì per gridare che il debito è tutta colpa del sindaco (sic) e detto dal Pd napoletano che in questa città ha governato ininterrottamente per 20 anni fa proprio effetto comico.

Invero la manifestazione si rivela un flop pazzesco. A loro vantaggio va che c’è una bella giornata di sole e la piazza è piena di turisti. Si copre in qualche modo la pochezza dei partecipanti. Ma fanno veramente tristezza. Infatti la farsa non tarda ad arrivare. Si presenta in piazza anche Casapound. Qui i dirigenti e coordinatori del Pd hanno un sussulto di antifascismo e dopo avere postato diligentemente sui social che loro in piazza con Casapound non ci rimangono, lasciano la piazza. L’ennesimo film horror del Pd locale.

In piazza Municipio invece iniziano gli interventi dal palco. La piazza è piena. Ma non pienissima. Comunque in tanti per ribadire che Napoli non si vende e non si svende. Parlano i rappresentanti delle associazioni, dei collettivi politici, i bikers,gli lgbt e tanto altro ancora. Parla l’assessore Panini e la rappresentante dei Bros, gli ex lsu e i disoccupati. Parla Viola Carofalo di Pap e la eurodeputata Fiorenza. E parlano pure Patrizio Oliva ex campione mondiale e Angela Luce mito del teatro napoletano. Un parterre composito ma coerente nel denunciare le assurdità del debito. Chi per raccontare cosa sono i tagli visti da chi quotidianamente ne subisce gli effetti, chi per chiamare alla unità e alla lotta,chi per portare attenzione sulla propria specifica battaglia 

Molti meriti insomma nella mattina di oggi. Vi è una Napoli che vuole continuare ad essere un’anomalia. Molti giovani e giovanissimi presenti ed anche questo è un buon segno. Restano però sul tavolo le difficoltà di ieri. Cosa fare per rompere lo schema? Come rifiutare il pagamento di un debito ingiusto?.In questo campo si fa fatica a barcamenarsi tra le posizioni. E poi; chi è il nemico da additare come responsabile principale? Chi combattere in prima battuta?

L’eterogeneità del popolo NO DEBITO napoletano è una ricchezza da preservare ma anche da  valorizzare.

Il sindaco nel suo discorso ha parlato di una delegazione di amministratori della sua giunta a trattare prossimamente con il governo .Proposta debolissima.

A parte il fatto che non si capisce di che governo si parli ma la preoccupazione principale è che il traccheggio delle trattative sia lungo e snervante e conduca verso il nulla. Serve invece continuare a cementificare massa critica e competente su questo tema. La città non esce da questa trappola se non risolve una volta e per tutte la questione. E’ Napoli ad essere in debito verso lo stato italiano. Ed anche di tanto. Il debito non si paga e la corte dei conti vada a farsi fottere. Si servirebbe proprio questo. Ma per farlo serve anche ben altro. Che forse ora non c’è ma che invece potrebbe esserci. E servirebbe pure connettersi con altre realtà meridionali. Servirebbe di allargare la questione, di allargare l’orizzonte. Partire dal disagio del proprio rione, della propria città e arrivare dai tecnocrati di Bruxelles. Passando per uno stato italiano a trazione settentrionale e istituzioni con sempre minore rappresentanza reale.

Intanto a Napoli il futuro prossimo venturo non è per niente roseo. Una metropoli in ginocchio a cui si vuole impedire di rialzarsi. Non vi sarà colpo di grazia. Nessuna pietà. Si cercherà di farla morire di stenti e sofferenze. Non può essere soltanto un problema locale. Deve diventare una questione nazionale.
E’ una questione di giustizia. Intanto Napoli va alla guerra. Se l’entusiasmo è quello di oggi il debito non avrà per nulla vita facile.

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