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Gentiloni “campista” in Parlamento. Sit in di Potere al Popolo contro la guerra

“L’Italia non è un Paese neutrale, che sceglie di volta in volta con chi schierarsi tra l’alleanza atlantica e la Russia: è un coerente alleato degli Stati Uniti e non di questa o quella amministrazione americana, di Kennedy o Nixon, di Reagan o Clinton, di Bush o Obama. E’ una scelta di campo, è la nostra scelta di campo”.  Una rivendicazione campista così spudorata non l’aveva mai fatta pubblicamente neanche Cossiga e mai se la sarebbe sognata di fare Andreotti. A farla invece è stato un Primo Ministro decaduto come Gentiloni riferendo prima alla Camera e poi al Senato la posizione dell’Italia nel recente bombardamento di Usa, Francia e Gran Bretagna contro la Siria. Una scelta “di campo” applaudita in aula dai parlamentari del Pd e di Forza Italia, freddi quelli degli altri partiti come M5S e Lega.

Mentre Gentiloni, decaduto e delegittimato, asseriva con uno zelo superiore alle necessità la sua fede incrollabile nell’alleanza con gli Usa, fuori dal Senato, in piazzetta Vidoni, gli attivisti di Potere al Popolo contestavano la posizione del governo uscente e molte delle posizioni sulla guerra e le alleanze internazionali che emergono tra le forze del possibile governo “entrante”.

“Gentiloni si è nascosto dietro una foglia di fico. Se è vero che nessuna unità militare italiana ha partecipato attivamente ai bombardamenti sulla Siria, è anche vero che uno dei sommergibili Usa coinvolti nell’attacco è partito e tornato nel porto di Napoli, che da Sigonella sono partiti aerei radar e per le comunicazioni sul campo e che il Muos di Niscemi ha funzionato a pieno regime come ha documentato il prof. Zucchetti” è stato detto in piazza. “Il problema sono gli automatismi dei trattati militari che ingabbiano l’Italia, con gli Usa, con la Nato e in futuro con l’esercito europeo. Il paese si trova così troppo spesso in guerra “a sua insaputa”. Uno degli interventi denuncia come sia diventato ormai inaccettabile che le manifestazioni non si possano più fare davanti ai palazzi dove si discute dei problemi del paese, della guerra e del ruolo dell’Italia. Il Sit In (per la seconda volta) viene confinato in una piazza distante dal Senato. “Non in nostro nome” anche in questa occasione, ribadisce un altro intervento al microfono.

Alle 15.30 piazzetta Vidoni non è pienissima. Oltre a Potere al Popolo dovevano esserci anche i pacifisti della Rete della Pace che però, del tutto inspiegabilmente, hanno dato forfait nella partecipazione al Sit in di oggi. Si avverte tutta la difficoltà a rimettere in campo una iniziativa forte contro la guerra. Se da un lato l’opinione pubblica non sembra più “abboccare” alla propaganda di guerra, l’ultima sulle armi chimiche di Assad (forse vaccinata dalle bugie diffuse in passato dai governi guerrafondai), è anche vero che si va diffondendo un fatalismo e una sorta di cinismo sugli scenari di guerra che non induce a mobilitarsi per fermare le sempre più frequenti e pericolose avventure belliciste.

 

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