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La svendita dell’Ilva alle multinazionali straniere non è regolare. La nazionalizzazione è la soluzione migliore

L’autorità anticorruzione ha rilevato gravi irregolarità nella cessione dello stabilimento al gruppo Arcelor Mittal. L’ANAC, autorità anticorruzione, ha ricostruito la sequenza dei decreti legge succedutisi dal 2015, ognuno dei quali modificava le scadenze del piano di risanamento ambientale, inizialmente previsto al 31.12.2016, poi spostato al 13 febbraio 2016, poi ancora al 30 giugno 2017 e, in ultimo, con il decreto del 29 settembre 2017, spostato ulteriormente al 23 agosto 2023. Una serie di rinvii che ha avuto come effetto il perdurare dell’inquinamento ambientale di Taranto, con la popolazione e i lavoratori da decenni sottoposti alle emissioni inquinanti dell’ILVA, e che ha costituito, a nostro avviso, un evidente intervento di favore nei confronti della multinazionale da parte del Ministro Calenda e dei commissari di governo. Sulla vicenda è intervenuto anche il ministro del Lavoro di Maio: “L’Anac “ha confermato le criticità che avevamo segnalato: la procedura di gara è stata un pasticcio” ha detto Luigi Di Maio, rispondendo alla Camera ad un’interpellanza parlamentare sull’Ilva e ribadendo che per il polo siderurgico nelle prossime ore dovrebbe arrivare la controproposta di Arcelor Mittal. Pronta la replica dell’ex ministro Calenda secondo cui: “Di Maio ha detto cose gravi e false”.

L’ANAC evidenzia che non sono state rispettate le scadenze intermedie delle prescrizioni ambientali, ossia gli interventi del piano di risanamento ambientale previsti dalle varie normative e non interessate ai rinvii del complessivo piano di risanamento ambientale.

Il mancato rispetto di questi impegni, previsti dal d.l. 191/2015, dalla successiva lettera di procedura del 25 marzo 2016 e dai successivi decreti legge, poteva consentire di riaprire la gara per la vendita dell’ILVA, ma così non è stato.

Oggi, l’autorità anticorruzione ci dice che questi vincoli non sono stati rispettati e conclude che spetta al governo decidere se, in base all’interesse pubblico, procedere ad un atto di autotutela, e, quindi, revocare la vendita ad Arcelor Mittal” commenta in una nota l’Usb, il secondo sindacato dello stabilimento industriale. “Ci domandiamo come mai il precedente ministro non abbia sentito la necessità di consultare organi dello stato per verificare la correttezza degli atti compiuti nell’affidamento di un polo siderurgico di interesse nazionale; ci domandiamo per quale motivo, anche dopo la cocente sconfitta alle elezioni politiche, abbia cercato di accelerare i tempi della vendita e come mai si sia così duramente scontrato con regione e comune che avevano proposto ricorsi alla magistratura proprio sul mancato rispetto del piano di risanamento da parte di Arcelor Mittal. In ultimo ci domandiamo perché sia arrivato a ricattare sindacati e lavoratori sostenendo che la mancata, immediata, firma sull’accordo sindacale per il subentro di Arcelor Mittal avrebbe comportato la fermata dello stabilimento siderurgico mandando a casa tutti i lavoratori.

Oggi, alla luce del pronunciamento da parte dell’ANAC, vengono confermate tutte le nostre denunce e rafforzata la nostra richiesta di nazionalizzare l’ILVA di Taranto, di garantire reddito e lavoro per tutte le maestranze e di procedere speditamente con il risanamento ambientale.

Il governo Gentiloni, come i governi Renzi ecc., avevano deciso di regalare l’ILVA, L’ALITALIA ed altre aziende di interesse pubblico alle multinazionali, ignorando il loro interesse strategico per il nostro paese, senza peraltro tutelare i lavoratori e, come nel caso dell’ILVA, la salute dei cittadini e dei lavoratori.

Sulla sorte dell’Ilva, Di Maio ha affermato alla Camera che “L’offerta di AcciaItalia guidata dal gruppo Jindal era la migliore – ha continuato – ma nel bando metà del punteggio era dato al prezzo e non al piano ambientale e alla salute, per questo è stata scelta Arcelor”. Il ministro ha poi aggiunto che Chi ha fatto questa procedura ne risponderà e la gara non ha messo al centro il massimo delle tutele occupazionali, delle tutele ambientali e delle tutele per la salute”.

Ma sul futuro dell’Ilva e della siderurgia nel nostro paese, l’Usb vede più a lungo del ministro, per il quale è sufficiente la regolarità di una gara e di una offerta privata per dire che va tutto bene. Il problema è completamente diverso e riguarda una industria strategica per il sistema industriale del paese, secondo l’Usb “Il Governo deve ripensare allo stato in cui versano le aziende strategiche del paese, siano esse dell’acciaio, come l’ILVA di Taranto, AST di Terni, le acciaierie di Piombino, o del trasporto pubblico, come anche delle telecomunicazioni, con la Telecom ormai preda di gruppi economici interessati solo a realizzare immediati profitti.

La dissoluzione del patrimonio industriale del nostro paese può essere arrestata. L’intervento sull’ILVA, la revoca della vendita e la sua nazionalizzazione, il risanamento ambientale sarebbero un segnale importante in tal senso”.

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