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L’ignoranza al potere: pretende dai migranti ciò che non conosce

Quando ti trovi i caproni al posto dei professori, o addirittura al governo, può succedere di tutto. Cose che lì per lì fanno ridere, ma che hanno effetti devastanti sulle vite di decine di migliaia di persone. E dunque sono da considerare fatti gravi.

Qui c’è una segnalazione relativa al “decreto sicurezza” appena approvato dal Senato, e a giorni anche dalla Camera. A prima vista, si tratterebbe di un banale refuso (non è il solo, visto che viene citato anche il “Ministero degli Esteti”). L’estensore del testo che dovrebbe diventare legge scrive che i migranti aspiranti a ottenere la cittadinanza italiana debbono “ possedere la conoscenza della lingua italiana di livello 81”. Che non esiste.

Non c’è da strologare troppo, perché in realtà esiste il “livello B1”, ma chi ha scritto la legge ci vede male (ha confuso la B maiuscola con l’8, che non stanno vicini sulla tastiera come la “t” e la “r”, da cui è venuto fuori il ministero estetico…) e soprattutto non sa un beneamato nulla dei livelli di conoscenza delle lingue secondo gli standard fissati da altre leggi.

Perché, allora, ci ostiniamo a parlarne? Per un motivo semplice, che lasciamo spiegare a Massimiliano Picchietti, che nel suo post Facebook scrive:

Livello B1. Embè, già con il livello B1 il problema non sta nel chi deve avere la cittadinanza italiana, ma bensì nei milioni d’italiani che rischiano di perderla, visto che il livello B1 parla di:
”Lo studente riesce a capire testi scritti di uso corrente legati alla sfera quotidiana o al lavoro. E’ in grado di capire la descrizione di avvenimenti, di sentimenti e di desideri contenuta in lettere personali. Riesce a descrivere, collegando semplici espressioni, esperienze ed avvenimenti, i suoi sogni, le sue speranze, le sue ambizioni e a motivare e spiegare brevemente opinioni e progetti.
Lo studente è capace di narrare una storia e la trama di un libro o di un film e a descrivere le sue impressioni. E’ in grado di scrivere testi semplici e coerenti su argomenti a lui noti o di suo interesse e sa scrivere lettere personali esponendo esperienze e impressioni”.

Un livello alto, insomma, da studente liceale che si dà da fare seriamente. Pretendere la stessa conoscenza da un rifugiato cui contemporaneamente tagli i fondi per l’apprendimento della lingua locale (come fatto in altro capitolo dello stesso “decreto sicurezza”), è tecnicamente un’infamia pensata apposta per respingere pressoché tutte le domande di cittadinanza. Ricorda il famoso “Comma 22” dell’esercito Usa al tempo della guerra contro il Vietnam (“chi è matto può chiedere di non essere mandato al fronte, ma chi chiede di non andare al fronte non è matto”), ma è leggermente peggio.

Non è sorprendente che ignoranza e infamia vadano a braccetto, anche se la maggior parte di coloro che hanno potuto studiare poco o nulla sono quasi sempre tra le persone più generose e aperte che si possono incontrare. Quello che non si può sopportare è che l’unione di questi due difetti gravi sia al governo di un paese di 60 milioni di abitanti e la cui cultura millenaria costituisce ancora oggi – nonostante loro – un faro per l’intelligenza globale.

Sollevare il prima possibile questa gente dalle poltrone che occupa è un problema di ecologia umana, prima che politico…

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