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Potere al Popolo alle elezioni europee. La parola è alla base

Fino a sabato prossimo le/gli aderenti a Potere al Popolo sono chiamati ad esprimersi sulla modalità con cui affrontare le elezioni europee di maggio. Lo faranno direttamente sulla piattaforma allestita nei mesi scorsi dopo averne discusso nelle assemblee territoriali tenutesi tra dicembre e i primi di gennaio.

A votazione sono state poste due domande.

La prima: Potere al Popolo deve partecipare alle elezioni europee? Si potrà scegliere tra due proposte: ossia se partecipare o non partecipare, e quindi, nel secondo caso, saltare il giro.

La seconda domanda chiede di esprimersi nel caso Potere al Popolo decida di partecipare alle elezioni europee, ovvero come deve presentarsi?
In questo caso le proposte
su cui esprimersi saranno tre: Potere al Popolo deve partecipare da solo con il suo simbolo e il suo programma; deve entrare in un cartello elettorale già esistente (al momento quello in campo è quello di De Magistris) oppure Potere al Popolo deve lanciare una proposta sui propri contenuti – rottura dei trattati europei e programma – a tutte le altre forze?

La due votazioni si svolgeranno in contemporanea. Da Statuto per essere approvata alla prima votazione una proposta deve ottenere almeno il 66% dei voti (calcolato sul numero dei votanti), se nessuna proposta dovesse raggiungere questa soglia, dopo 10 giorni in cui si riapre la discussione e dalle assemblee territoriali fino al coordinamento nazionale si cerca una sintesi unitaria, si dovrà rivotare, e nella seconda votazione per approvare una proposta basta la maggioranza assoluta del 50+1.

Infine, negli stessi giorni si potranno eleggere i due portavoce nazionale (un uomo e una donna) e i membri della Commissione di garanzia (11).

La “base” di Potere al Popolo ha dunque la possibilità di concludere il processo costitutivo, iniziato alcuni mesi con l’approvazione dello Statuto e l’elezione del Coordinamento nazionale, e di decidere quale dovrà essere la linea da tenere nelle elezioni europee.

La discussione delle assemblee territoriali si è polarizzata molto tra chi sostiene di accettare la sfida anche in questa occasione, presentandosi dunque alle elezioni ma con il proprio simbolo e facendo della campagna elettorale una campagna politica di massa contro i diktat dei trattati europei su un programma di rottura sociale in sintonia con altre forze di classe europee (vedi France Insoumise ma non solo), e chi invece sostiene che sarebbe meglio saltare un giro e concentrarsi sul radicamento territoriale e le lotte piuttosto che in una nuova campagna elettorale. Scarsissimo l’entusiasmo sul cartello elettorale costruitosi intorno a De Magistris, ma è emersa anche qualche aspettativa su una eventuale proposta di Potere al Popolo alle forze che possono convergere sul piano dei contenuti di rottura verso la gabbia dei trattati europei e un programma politico/sociale conseguente.

Alle 22 di sabato 12 gennaio si concluderanno le votazioni e per domenica 13 gennaio è stato convocato il Coordinamento nazionale di Potere al Popolo per valutarne l’esito e decidere come dargli conseguenza. Come già indicato, se una delle opzioni in campo otterrà più del 66% sarà quella la decisione vincolante, se non raggiungerà questa quota di consensi ci saranno altri dieci giorni di discussione e una nuova votazione il cui esito verrà deciso dal 50% più uno dei voti.

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