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Uno striscione al Colosseo semina l’isteria

Domenica sera sul ponte pedonale di via degli Annibaldi, vicino al Colosseo, è comparso uno striscione con la scritta “Cesare Battisti libero, amnistia per i compagni”. In quelle stesse ore la canea forcaiola della destra di governo e della “sinistra” di opposizione, convergevano tranquillamente sui social network e sui mass media celebrando con toni ampiamente sopra le righe l’arresto e l’estradizione dalla Bolivia di Cesare Battisti, 65 anni, membro di un piccolo gruppo armato degli anno Settanta, i “Proletari armati per il comunismo” latitante da molti anni prima in Francia e poi in Brasile. Una definizione su cui Salvini ha sproloquiato parlando apertamente di “assassino comunista” come avrebbero fatto i suoi sodali dei gruppi neofascisti.

Quello striscione firmato dall’organizzazione degli studenti universitari Noi Restiamo, diventato virale, è apparso a molti come un grido per contrastare l’insopportabile coro dominante e riaffermare che la narrazione da galera che sta dilagando ha bisogno di trovare qualche ostacolo sulla sua strada. Ma il coraggio politico non è categoria di questi tempi, né di questo paese né del suo personale politico, neanche di quello che avrebbe a disposizione tutti gli strumenti e le conoscenze per sottrarsi al coro. E quindi sul e contro quello striscione è iniziata una forsennata campagna a metà tra l’isteria e le invocazioni alla galera per gli autori (per quale reato sarebbe interessante saperlo, ndr). Dal canto suo Facebook ha fatto sparire tutti i post che lo riproducono.

Non possono poi che apparire infinitamente stupidi gli allarmi sulla stella a cinque punti che compare sullo striscione. Tutte le stelle infatti sono a cinque punte, anche quelle sulla bandiera europea. L’unica con sei punte è quella israeliana. Finta ignoranza e buone dosi di strumentalità non assolvono gli starnazzatori né li assolvono.

Gli attivisti di Noi Restiamo hanno pubblicato un comunicato che spiega le loro ragioni. Lo riproduciamo qui di seguito:

Cesare #Battisti è tornato in Italia. Dopo più di 30 anni dalla fine di una guerra non dichiarata ma combattuta tra lo stato e i padroni contro le organizzazioni del movimento operaio e della sinistra di classe, il più famoso latitante di uno dei gruppi armati attivi in quegli anni è stato arrestato.

Lo abbiamo visto scendere dall’aereo di ritorno dalla Bolivia, dopo una inspiegabile estradizione lampo, come un trofeo di guerra. Di trofeo di guerra infatti si tratta. Negli anni settanta e ottanta infatti in questo paese si è combattuta una guerra a bassa intensità, dichiarata dallo stato alla sinistra e iniziata con la strage di piazza Fontana, proseguita con le altre di stragi senza colpevoli e combattuta senza esclusione di colpi con omicidi, tortura, carcere preventivo.

È una guerra però finita, vinta dallo Stato e, come ha ricordato, non un “comunista intransigente”, ma l‘ex capo di stato Francesco Cossiga, che ammise la “guerra sporca” compiuta dallo stato contro le organizzazioni della sinistra extraparlamentare, una volta che le guerre sono finite, i “PRIGIONIERI DEVONO TORNARE A CASA”

Le istituzioni di questo paese invece, con la complicità di tutte le forze politiche dell’arco parlamentare e di buona parte della società civile e culturale, vogliono oggi seppellire Battisti in carcere, nel disperato tentativo di cancellare il tentativo di assalto al cielo di quegli anni.

Per noi invece, prendere parola sulla vicenda di Cesare Battisti, uomo per il quale non nutriamo particolari simpatie, significa ancora una volta chiedere l’amnistia per tutti i prigionieri di una stagione terminata, ma anche aprire oggi un dibattito sulla necessità dell’amnistia per tutti i reati legati alle lotte sociali.

In un periodo dove la repressione e la repressione preventiva si fanno più dure, diviene necessario non consegnare la vicenda Battisti ai suoi carcerieri. Costringere il paese a fare i conti con la propria storia significa difendere l’agibilità politica di tutti gli attivisti politici e sociali impegnati nella costruzione di una alternativa sociale e politica”.

Noi Restiamo

[leggi sul blog: https://noirestiamo.org/…/…/amnistia-reati-politici-sociali/]

 

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