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Draghi contestato all’università di Bologna. “Nessun honorem all’austerity”

Ieri a Bologna gli studenti universitari sono scesi in piazza per contestare la decisione dell’università di consegnare la laurea ad honorem a Mario Draghi.

Gli studenti e le studentesse, rispondendo alla chiamata di Noi Restiamo al presidio nel cuore della zona universitaria che da diversi giorni ha animato l’area intorno alla questione,  hanno scelto di muoversi per le vie del centro senza cadere nella provocatoria presenza di centinaia di celerini che hanno blindato Bologna per permettere il teatrino a Mario Draghi.

“Siamo scesi in piazza per ricordare le sue responsabilità nell’imposizione di misure di austerità che hanno portato al massacro sociale dei paesi del Sud Europa” denunciano gli studenti di Noi Restiamo in un comunicato.

“Siamo scesi in piazza per ribaltare una narrazione tossica che descrive l’Unione Europea come baluardo di democrazia quando invece mette al centro gli interessi dei mercati per rafforzarsi come polo imperialista in grado di competere su scala mondiale, a scapito delle classi popolari. Siamo scesi in piazza perché siamo noi, giovani a sud della crisi, noi, giovani mediterranei che più di tutti abbiamo pagato le scelte scellerate di Draghi e dell’Unione Europea. Noi che siamo stati costretti a lasciare i nostri paesi nel continuo furto di cervelli, noi che se vogliamo restare siamo costretti a lavorare in un terziario povero, noi che non abbiamo accesso a una formazione superiore di qualità dove viviamo perché le università vengono divise in poli di serie A e poli di serie B. Siamo scesi in piazza per denunciare la chiarissima presa di posizione dell’università di Bologna, che si schiera a favore dei trattati europei, come se rappresentassero un progresso contro la destra che avanza, dimostrandosi ancora una volta perfettamente in linea con il modello di università classista e competitivo che promuove ogni giorno. Noi sappiamo che un’uscita individuale dalla crisi non esiste e che l’unico modo che abbiamo per opporci è l’organizzazione. La nostra rabbia non si fermerà”.

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